Messina, alla ricerca dell’identità perduta

Alla ricerca dell’identità perduta. Sulle orme del capolavoro proustiano il Messina prova a darsi finalmente una fisionomia. Non si tratta di modificare le caratteristiche somatiche o assomigliare a questa o a quella squadra. No, il Messina di oggi è chiamato a dar senso ad una stagione obiettivamente avara di contenuti. Finora il campionato dei giallorossi è stato un po’ come quegli antichi orologi a muro da salotto, belli da vedersi, ma con quel pendolo che a furia di oscillare un po’ in avanti e un po’ indietro, finisce per stancare chi l’osserva. Ecco, il rendimento del Messina ricorda un po’ quel movimento ondulatorio. Una vittoria e poi una sconfitta, un pareggio esterno ed uno interno, due vittorie consecutive e poi subito due sconfitte casalinghe. Così davvero non si va da nessuna parte ed il torneo rischia di trasformarsi in un tormento. Adesso però le si presenta l’occasione di stabilire un piccolo record stagionale, quello delle tre vittorie di seguito. Dopo quelle con Piacenza ed Avellino il calendario offre sulla strada degli uomini di Di Costanzo un Ravenna in disarmo, costretto in settimana ad esonerare Pagliari per far posto a Varrella. Centrare il tris non avrebbe solo uno straordinario valore statistico ma significherebbe scalare ancora posizioni in classifica e proseguire in quel progetto di riqualificazione del morale dei tifosi ancora rivolto verso il basso. Qualcuno dirà: ma più o meno è quello che si diceva prima della gara con l’Avellino. E’ vero ma il Messina ci ha abituato appunto ad un rendimento così discontinuo che nessuno oggi se la sente di mettere la mano sul fuoco per una vittoria sul modesto Ravenna. Però se arrivassero i tre punti la squadra potrebbe affrontare con grande serenità gli ultimi impegni stagionali contro Spezia e Bologna e finalmente raddrizzare la prua con decisione verso un obiettivo definito. Che può tranquillamente rimanere la salvezza ma almeno con rinnovata fiducia. Di Costanzo in queste settimane sta dando lezioni di pragmatismo ai soloni che si aspettavano i miracoli. Volevano i play off con un organico non all’altezza e storcevano il naso di fronte alla qualità del gioco. In verità questa è rimasta modesta ma i punti arrivano anche a costo di sostituire due attaccanti con due difensori, com’è accaduto con l’Avellino, e barricarsi dietro dopo aver segnato un gol. Molti dimenticano i gravi infortuni patiti da Coppola, Giosa, Schetter e Lazzari e l’handicap di dover giocare in un immenso stadio semivuoto fra tanta diffidenza. Ora qualcosa comincia a cambiare. L’infermeria si sta svuotando, i tifosi prendono coraggio, la classifica migliora. Forse anche il gioco potrà finalmente crescere. Ma questo è il momento chiave della stagione e bisogna sfruttarlo al meglio. Dopo Avellino anche Ravenna rappresenta un passaggio fondamentale nella ricerca di una identità perduta ma che può essere ancora ritrovata. Solo così questa stagione avrà finalmente un senso.