Il Messina sull’orlo del baratro, a mezzogiorno gli Ultras in piazza

A questo punto servirebbe il classico colpo di scena, quello che nei film nessuno si attende e che giunge così, d’improvviso, a salvare gli eroi e a creare le premesse per un lieto fine. Ma questo non è un film, e il lieto fine non è scritto da nessuna parte che debba arrivare. Chi è ancorato alla realtà più che ai sogni ammette che il Messina sta per scrivere la parola fine all’era che l’ha visto scalare tutte le serie professionistiche fino a violare il tempio del calcio, San Siro, trionfando sulla squadra che si vanta di essere la più titolata del mondo.

Domani alle 19 ci sarà l’ultima scadenza, entro la quale la società dovrà regolarizzare la propria posizione per rispondere all’«avvertimento» della Covisoc e iscriversi così alla serie B, seppur con almeno sei punti di penalizzazione. Ma cosa è cambiato da venerdì, giorno della prima “bocciatura-? Nulla, non sono giunti né segnali incoraggianti né notizie negative, solo quel silenzio assordante che in contesti del genere è la peggiore delle risposte.

Così mentre la città naufraga dietro agli stucchevoli giochetti politici che si giocano dentro i due palazzi, qualcuno cerca di ribellarsi al declino della propria passione, il Messina calcio. Qualcuno dice, perché non scendere in piazza per gli altri problemi di questa città? La risposta potrebbe essere: chi vi vieta di farlo? Se qualcuno, anzi, molto più di qualcuno, trova nel calcio motivo di aggregazione, di riscatto se vogliamo, di orgoglio, e vuole scendere in piazza per difenderlo, non può essere condannato solo perché altri non fanno lo stesso per lo scempio della politica o per il traffico nelle strade o per le insufficienze dei servizi pubblici.

Così oggi alle 12 tanti tifosi del Messina, coloro che si definiscono ultras nel senso buono del termine e non in quello peggiore, a volte distorto, spesso strumentalizzato che gli hanno dato i media, si riuniranno in un sit-in di fronte a Palazzo Zanca, con i club organizzati in testa. Non vorrà essere un grido di dolore, il loro, ma di speranza, o forse, perché no, di rabbia verso coloro che tra evitabili bluff e indifferenza totale, hanno accelerato, anziché frenato, la discesa agli inferi del Messina. Che non sarà il primo dei problemi di una martoriata città, ma che da più di un secolo, rappresenta la passione di migliaia di messinesi.