Poco più di trecento. E’ questo il numero dei sostenitori del Messina calcio che sono oggi scesi in strada per gridare tutta la propria rabbia nei confronti di chi, per precisa scelta o attraverso la propria accondiscendenza, ha contribuito a riportare la prima realtà sportiva della città nuovamente tra i dilettanti, lì da dove aveva cominciato la sua scalata dieci anni fa. Un corteo rumoroso e orgoglioso dei propri colori quello partito intorno alle 15 dal Tribunale, che ha poi percorso la via Tommaso Cannizzaro in direzione mare fino all’intersezione con Via Garibaldi e imboccata quest’ultima ha terminato il suo tragitto a piazza Municipio.
Obiettivo principale di cori e striscioni ovviamente la famiglia Franza, ancora proprietaria del club nonostante abbia voluto volontariamente non iscrivere la società in serie B questa estate, chiedendone però l’iscrizione in serie D. Iscrizione poi accordata dalla Lega. L’invito fatto con maggiore insistenza è sempre lo stesso: Via dalla città una volta per tutte. “Senza i Franza rinasce la speranza-, recitava un vessillo, mentre i Nocs, che nei confronti del gruppo imprenditoriale hanno preso una precisa posizione già dai tempi della serie A, hanno riproposto l’ormai consueto “Contro i Franza ad oltranza-. Particolarmente simpatico lo stendardo “Messina Vi Odia- con la faccia del presidente e del vicepresidente del Messina in primo piano.
Ma nello stesso calderone è finita anche la politica cittadina, rea di non essere intervenuta per salvare una delle poche realtà che rendeva viva una città flagellata da disoccupazione, degrado e altro tipo di mali sociali. Su tutti è stato tirato in ballo il sindaco Giuseppe Buzzanca, invitato a dimettersi, a tornare nel suo paese d’origine e accusato di avere permesso agli armatori di fare ciò che hanno voluto, non solo nel calcio. Con chiari riferimenti anche alla questione stadi. Una manifestazione che come detto alla vigilia, aveva l’intento di mettere in risalto anche questioni non esclusivamente sportive che condannano il nostro territorio. L’emblema di ciò è rappresentato da due degli striscioni esposti: “Calcio, Uni Me, Affari, Poteri: Vogliamo piena luce sui misteri- e “magistrato facci un gol-.
Il cammino è stato accompagnato dai diversi appelli dello storico megafonista della curva sud, che oltre a “lanciare- i cori, ha invocato ad esempio l’intervento dell’imprenditoria locale e ha ricordato il tifoso della Lazio Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola partito dall’arma di un agente della polizia poco più di un anno fa. E’ stato inoltre spiegato che ieri i rappresentanti dei club hanno parlato con l’attuale dirigenza dell’Fc, Niki Patti e Ciccio La Rosa, con cui è stato chiarito che l’appuntamento di oggi non voleva essere una manifestazione contro i ragazzi attualmente in rosa. Di Maria e i suoi hanno già molto a cui pensare, visto che non riescono a risollevarsi dai bassifondi della classifica in quinta serie, onorando la maglia che indossano.
Un segno di maturità condiviso dalla maggior parte dei presenti, tutti fieri di sognare ancora un Messina che vince in campo, che vogliono ripartire, ricominciare, urlare la propria fede. Una massa di facce vecchie e nuove che hanno voluto dimostrare ancora di esserci, di non avere mollato e di essere lì pronti come una bomba ad esplodere e vogliosi solo della “miccia- giusta. Oggi intanto hanno “festeggiato- il ritorno compatto dei “messinesi-: dei club che nonostante ricevano critiche ci sono sempre, dei cosiddetti “cani sciolti- che non riescono a staccarsi dall’amore verso la biancoscudata, dei semplici cittadini che non ci stanno a subire senza reagire. Bandiere, fumogeni, sciarpe, una curva in piazza compatta e determinata come non la si vedeva da tempo.
Come avrete notato non abbiamo parlato degli assenti. Beh, che dire, prima di stare a casa potevano ripensare a quelle esultanze mozzafiato dopo i gol di Sparacio, Torino, Buonocore, Di Napoli, Sullo, Giampà, Zampagna…Da domani invece ricominceranno a mormorare e a borbottare contro tutti e tutto, risalendo magari sul carro dei vincitori tra qualche anno, quando sarà colorato nuovamente di giallorosso e negheranno di non esserci stati quando era il momento di agire. Non hanno recepito il messaggio di chi invece potrà dire a testa alta: “Io c’ero e ho cantato per quella maglia storica, che rappresenta la città, sono sicuro che soffrirò tanto, ma alzo le braccia e canto per te-.
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