Il giornalista reggino Saverio Occhiuto – già collaboratore di testate storiche, da Il Resto del Carlino a Gazzetta del Sud, da quasi trent’anni “trapiantato” a Pescara dov’è stato anche vicecaposervizio del quotidiano abruzzese Il Centro – ha sporto denuncia alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e alla Corte dei conti di Catanzaro contro l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio, per valutare se nella condotta dei tre commissari uscenti dell’Asp siano ravvisabili reati penali e contabili. La notizia, resa nota dall’interessato, è stata divulgata in queste ore dall’agenzia Ansa.
Il fatto si riferisce alla sentenza emessa dalla Corte d’appello reggina nell’ottobre 2019, che condannava la vecchia Asl 11 di Reggio (poi inglobata nella Asp) a risarcire il giornalista per ritardato soccorso. Risarcimento mai erogato.
L’episodio si riferisce ad un grave incidente subacqueo in cui Occhiuto era occorso il 12 luglio 2000 durante una immersione nelle acque di Lazzaro. L’11 gennaio 2007 il Tribunale civile di Reggio aveva ritenuto fondata l’istanza di Occhiuto e condannato la Asl al risarcimento dei danni permanenti procurati dal ritardo (più di 5 ore) con cui il sub era stato trasporto dal 118 alla camera iperbarica di Palmi. Un errore materiale commesso dal perito del Tribunale, spinse tuttavia Occhiuto, su consiglio del proprio legale, a inoltrare ricorso alla Corte d’Appello. Ricorso accolto parzialmente con la sentenza di secondo grado, passata in giudicato e notificata alla Asp il 7 ottobre 2019.
Nei 12 anni intercorsi tra le due sentenze uno dei giudici d’appello, Gaetano Amato, è stato condannato con l’accusa di pedofilia e diffusione di materiale pornografico, «lo stesso che per anni aveva tenuto nel cassetto la causa» afferma il giornalista. Prima della sentenza del 2019, nel 2018, era intervenuto lo scioglimento per mafia e dell’Asp affidata ai commissari su decreto del Ministero dell’Interno.
Durante il periodo di commissariamento c’è anche l’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Reggio, che porta una ventina di persone, tra cui alcuni dipendenti e funzionari della Asl, sul registro degli indagati, per il presunto pagamento doppio di fatture. «Così i commissari, “più realisti del re” – afferma Occhiuto – decidono di bloccare tutto. Compreso il procedimento amministrativo della pratica, giunta ormai a conclusione, con cui si dava corso alla sentenza della Corte d’appello dell’ottobre 2019». Un “abuso” secondo il giornalista visto che, tra l’altro, la stessa non rientrava certo fra i casi delle “fatture doppie” oggetto d’inchiesta. «A quasi 21 anni da quell’incidente subacqueo – commenta Occhiuto – che mi è anche costato l’abbandono anticipato dal posto di lavoro per motivi di salute, non so più a quale organo dello Stato (o Santo) rivolgermi»