Il tempo stringe e il cambio di passo arriverà all’attenzione del Consiglio comunale con ogni probabilità venerdì, sebbene non sia detto che sia votato in quella data. Se il quadro dell’orientamento dei consiglieri sul voto è abbastanza chiaro, all’appello manca ancora il Pd, che ieri sera ha riunito la direzione.
Sette consiglieri su nove dei due gruppi (Pd e LiberaMe) si sono presentati con un documento che rappresenta la situazione in atto dopo un anno e mezzo di amministrazione De Luca. Il documento tiene conto di due punti: da un lato le proposte contenute nella piattaforma del sindaco, dall’altro la volontà di ribadire che il Pd è alternativo. L’idea complessiva è quella di modificare il “Cambio di passo” e di affrontare di volta in volta le singole delibere, senza un no aprioristico.
Quattro ore di riunione non sono bastate però a portare ad una visione unitaria sul comportamento da adottare al momento del voto. Le alternative sono due: o sì o no. Anche chi dice no sa che andare al voto a maggio oltre ad essere un rischio (personale e collettivo) è prematuro in assenza di un candidato e di un partito in grado di affrontare l’ennesima campagna elettorale. Il tesseramento si è chiuso domenica e in primavera ci sarà il congresso. Si affilano le armi per le segreterie e la leadership del partito. Andare alle urne in queste condizioni significa un azzardo. L’ala oltranzista si è quindi scontrata con l’ala delle colombe che preferiscono costruire un percorso anche di confronto con l’amministrazione.
Del resto gli stessi falchi sono consapevoli che è proprio grazie alle “colombe” che non è saltato il banco ed il gioco dei numeri fa piacere a tutti. Per questo sono al lavoro i pontieri per trovare una sintesi tra le due posizioni ed evitare che, qualora si dovesse andare in Aula in modo non unanime, non ci sia poi il fuoco amico nei confronti di chi in fondo salva capre e cavoli.
Chi è per l’apertura è consapevole che il Consiglio comunale in questo anno e mezzo ha fatto un lavoro indubitabile e che è in virtù di questo che si può dettare il cambio di passo anche all’amministrazione su un piano di parità. Domani ci sarà la conferenza dei capigruppo per mettere all’ordine del giorno la piattaforma Salva Messina 2020, il margine quindi per continuare a discutere c’è.
All’orizzonte si profila il no dei genovesiani e di 4 pentastellati, il sì di Sicilia Futura e poi una serie di sfumature tra il nì, il so, e tutte le vie di mezzo. La linea di demarcazione tra la bocciatura del documento e quindi le dimissioni del sindaco ed il ritorno alle urne è davvero sottile e passa per pochi voti.
Paradossalmente proprio il Pd, che non è alleato di De Luca, e che sarà l’ultimo a decidere il da farsi, ha in mano il pallino del gioco. Parte del centro destra ha girato le spalle al sindaco, i 5stelle si sono spaccati e quello che decideranno i due gruppi Pd risulterà decisivo.
Al di là della sintesi, che appare difficile, tra falchi e colombe, lo scenario più probabile è quello che vedrà i singoli consiglieri decidere con libertà ed in base alle loro valutazioni.