«Se il 2014 si è chiuso con segnali poco confortanti per l’economia messinese, il 2015 non fa che confermare la situazione di impasse con cui le imprese del territorio continuano a doversi confrontare». Così il commissario della Camera di commercio, Daniele Borzì, nel presentare, questa mattina al Palazzo camerale, la 14esima Giornata dell’economia.
«L’economia provinciale fatica a ritrovare il giusto binario – aggiunge Borzì – e questa sofferenza sembrerebbe confermata anche dal dato del primo trimestre 2016 che riflette tuttavia il normale andamento della demografia di impresa che fa segnare, proprio nei primi tre mesi dell’anno, nella stragrande maggioranza dei casi, un saldo negativo. Ma, nonostante il quadro prospettato appaia dipinto a tinte fosche e non proprio confortanti, non si può essere totalmente pessimisti. Infatti, il dato del saldo di imprese relativo al mese di aprile 2016, anche confrontato con quello dello scorso anno, restituisce segnali di ripresa: la speranza è che il trend continui e si confermi anche alla fine del 2016».
Nel 2015, il numero delle imprese registrate sul territorio messinese è pari a 60.296, delle quali circa il 76% sono attive e il 30% sono stanziate nel comparto produttivo del commercio. Analizzando il tasso di sopravvivenza, si evince che circa il 67% delle imprese resiste al primo anno di vita. «Un’economia stabile e stagnante al tempo stesso – afferma il segretario generale dell’Ente camerale, Alfio Pagliaro – caratterizzata da una crescita solo in valori numerici. Infatti, il tasso di crescita è pari a zero perché, pur se il valore assoluto riporta un dato positivo con 21 imprese in più, in realtà, dal punto di vista statistico, non viene rilevata crescita».
Il commercio si conferma il comparto più rilevante in termini di numerosità delle imprese operanti (18.108 registrate). La concentrazione numerica di imprese (33,9%) in quest’ultimo comparto è analoga a quella osservata in tutta la Sicilia (33,1%) e nel Mezzogiorno (32,9%), ma superiore a quanto osservato a livello nazionale (27,4%). L’apertura di nuove unità locali è inferiore in valore assoluto rispetto al numero delle chiusure (182 contro 196). Le nuove aperture sono collocate soprattutto nella stessa provincia, dove il dato è superiore alle chiusure.
«La situazione prospettata dai dati economici – precisa Pagliaro – non si discosta molto da quella delle altre province siciliane. In Sicilia, è mancata una politica economica efficace. La strada da intraprendere dovrebbe essere quella di puntare sul turismo, l’agricoltura e l’industria “leggera” della trasformazione. In ogni caso, il bicchiere non va visto mezzo vuoto, ma mezzo pieno. A Messina, ritengo che vi siano i presupposti per una concreta e rapida ripresa».