Controcorrente. Altro che essere “fagocitati” dall’ente camerale più grande, quello di Catania. Secondo i segretari aziendali di Cgil, Cisl e Uil, Angela Cacciola, Nino Scimone e Carmelo Gatto,
si tratta di “un’occasione al volo per rilanciare la nostra Camera di Commercio, un’unione, quella con Catania, Siracusa e Ragusa, che darà vita al terzo ente camerale d’Italia per numero di imprese iscritte. Unirci ad Enna non risolverebbe nulla: la Camera di commercio di Enna ha più difficoltà di noi”.
Ecco spiegati i motivi della scarsissima presenza al sit in organizzato ieri da Confcommercio. I sindacati ritengono che “purtroppo, non esistono più le condizioni per stare da soli. Non abbiamo le potenzialità economiche per farlo. E solo chi vive quotidianamente la vita dell’Ente camerale può saperlo”.
Il problema, come più volte sottolineato, è di natura economica. Ma secondo i dipendenti può essere l’occasione per porre le basi del rilancio. “Il presidio territoriale rimarrà – affermano -, i servizi non verranno trasferiti altrove e i posti di lavoro saranno salvaguardati. L’unica differenza è che ci sarà una sola governance per più enti. Se davvero la politica messinese vuol fare qualcosa per l’Ente camerale di Messina, che si batta perché la sede della nuova Camera di commercio della Sicilia orientale sia qui”. Risultato difficile da raggiungere, in considerazione del fatto che l’ente camerale catanese conta un numero superiore di imprese iscritte.
Altra richiesta alla politica è quella di approvare “il disegno di legge, da oltre un mese in discussione all’Ars, che pone le basi per la risoluzione del problema pensionistico camerale”.
Cacciola, Gatto e Scimone ricordano, inoltre, le manifestazioni di protesta svoltesi a Roma e a Palermo lo scorso anno: “Manifestazioni che il personale delle Camera di commercio siciliane ha promosso nel totale silenzio della politica e delle associazioni di categoria. Abbiamo prospettato mesi addietro la situazione che si stava delineando, ma nessuno ha risposto ai nostri appelli. Adesso, non solo si parla, ma si danno anche informazioni distorte. Il processo di autoriforma delle Camere di commercio, tra l’altro, non è di oggi – proseguono –. Unioncamere nazionale lo aveva previsto già cinque anni fa. Adesso, con i provvedimenti del Governo Renzi sugli Enti camerali, l’argomento è stato ripreso. Anzi, Unioncamere nazionale ha chiaramente stabilito che solo le Camere di commercio che daranno vita a raggruppamenti entro il prossimo 28 febbraio potranno accedere al Fondo perequativo. Si tratta di circa un milione di euro per ogni Ente camerale, che viene dato da Unioncamere e che per le Camere di commercio siciliane costituisce la sopravvivenza. Ricordiamo, infatti, che gli Enti camerali in Sicilia fungono anche da enti previdenziali per i propri pensionati: con la progressiva riduzione del diritto camerale annuale voluta dal Governo Renzi e la perdita del fondo perequativo è praticamente impossibile sostenersi e pagare le pensioni ai dipendenti in quiescenza. Quindi, prendere una decisione entro il 28 febbraio è improcrastinabile. Siamo stati in religioso silenzio sino a questo momento perché nessuno si è disturbato di interpellare né noi, né i vertici della Camera di commercio di Messina – chiariscono i sindacalisti –. Nessuno, infatti, ha pensato di invitarci al tavolo tecnico organizzato dal Comune o agli incontri che sono stati promossi in città su questo argomento. Adesso, riteniamo che è necessario intervenire in questa sterile querelle, esprimendo la nostra piena solidarietà al commissario De Francesco, che si è ritrovato, sua malgrado, a gestire questa delicata situazione”.