Rimodulazione piano di riequilibrio, tutto da rifare? C’è anche il nodo partecipate

L’iter sulla rimodulazione del Piano di riequilibrio si complica. Non solo non c’è ancora il parere del Collegio dei revisori dei conti ma la delibera esitata dalla Giunta Accorinti lo scorso 22 gennaio potrebbe essere messa da parte per fare largo ad un nuovo provvedimento. Nelle ultime ore è, infatti, emersa la necessità di rivisitare completamente la manovra finanziaria votata dal Consiglio comunale lo scorso 2 settembre, sui cui il Ministero ha riscontrato ben 23 criticità.

Per tutta la giornata di ieri si sono susseguite riunioni fiume, nel corso delle quali i revisori Dario Zaccone, Giuseppe Zingales e Federico Basile si sono confrontati con il ragioniere generale Antonino Cama e alcuni funzionari di Palazzo Zanca. Costante il collegamento con il vice-sindaco Guido Signorino.

Il Collegio dei revisori ha evidenziato la necessità di procedere ad una rivisitazione totale del Piano di riequilibrio e, dunque , non è escluso che la giunta decida di riscrivere ex novo il provvedimento di rimodulazione, per far quadrare conti che al momento non tornano.

Oltre ai debiti fuori bilancio e alle spese per il personale si è aggiunto il nodo partecipate. I revisori dei conti hanno chiesto una rivisitazione delle somme da destinare alle società partecipate in grossa perdita, ma il rischio è che le risorse alla fine non siano sufficienti per coprire tutto. E’ sempre la solita storia della coperta troppo corta: tiri da un lato e lasci scoperto l’altro.

Oggi proseguirà il confronto e gli amministratori di Palazzo Zanca dovranno dire quale percorso intendono intraprendere. Intanto, i giorni passano ed il Ministero dell’Interno resta in attesa di ricevere adeguate risposte ai 23 rilievi puntualmente elencati nella nota recapitata al Comune lo scorso 29 dicembre (vedi correlato). In teoria l’ente avrebbe dovuto soddisfare le richieste ministeriali entro il 28 gennaio ma il termine è stato sforato con la rassicurazione del segretario/direttore generale Antonio Le Donne che si trattasse di un termine ordinatorio e non perentorio. Nessuno, però, si sarebbe aspettato di arrivare sino al 5 febbraio con una situazione di tale incertezza e con una delibera che potrebbe finire nel cestino per essere riscritta.

Il cammino per scongiurare il default si fa sempre più tortuoso.

Danila La Torre