MESSINA – “L’Atm sta profondendo uno sforzo enorme per cambiare il volto del trasporto pubblico nella città, creando prospettive di lavoro per centinaia di messinesi, giovani e non, sta investendo cospicue risorse per implementare il parco automezzi e, di fronte a questi fatti concreti e reali, tutte le forze sociali avrebbero il dovere di partecipare a questo progetto e di concorrere con il loro ruolo fondamentale al cambiamento. A chi giova il clima di guerriglia urbana nell’Azienda dei trasporti?”. L’interrogativo è del presidente Pippo Campagna. Una riflessione a voce alta, “amara”, suscitata da una nota inviata lo scorso 3 febbraio dai sindacati e, da ultimo, dall’intervento di un sindacalista “che contrasta con quello che sembra il tentativo di una ripartenza”. Il presidente tira in ballo “espressioni che francamente, a mio avviso, devono far riflettere tutti, in primo luogo proprio riguardo al lessico e alle espressioni usate dalle sigle sindacali. Il lessico non è mai ingenuo”. E in taluni casi “diventa anche tentativo per squalificare l’operato di qualcuno, di renderlo persono risibile”.
Campagna va al nocciolo della questione e cita l’espressione utilizzata: “Si continua ad assistere alla mattanza delle contestazioni disciplinari distribuite a pioggia che ha oltrepassato i limiti del tollerabile per assumere i canoni del ridicolo”. Ad avviso del presidente “paragonare la contestazione di un addebito disciplinare ad una mattanza, termine notoriamente riferito all’uccisione violenta dei tonni, in modo molto cruento e con spargimento di sangue, è a mio parere molto grave” nei confronti di “chi esercita un ruolo o presta la propria attività lavorativa con diligenza e rispetto delle norme di legge e di contratto”.
E’ stata stigmatizzata anche la parte della nota in cui si parla di “distribuzione a pioggia delle contestazioni disciplinari che non si ritiene tollerabile ed assume il canone del ridicolo, significa svilire lo stesso sistema di regole disciplinari previsto dalla legge e dal contratto nazionale di categoria”. E poi l’uso dell’espressione “macchietta”, che a dire di Campagna “rivela una sorta di disprezzo per le regole precostituite”. E non è tutto. “Definire ‘cecchino’ l’autore di una segnalazione di violazione di obblighi o di mancanze disciplinari – sbotta il presidente – non è rispettoso del lavoro altrui, perché mira a screditarne l’operato nei confronti dei colleghi. Se a tutto ciò, aggiungiamo poi i continui attacchi anche alla mia persona, definendo i miei comportamenti come muscolari ed autoritari, il triste quadro si completa”.
Campagna sottolinea che “di tutte le contestazioni disciplinari ad oggi effettuate nessuna è stata impugnata davanti ad un Giudice, se si verifica che tutte le azioni giudiziarie proposte nei confronti dell’azienda in via d’urgenza ex art. 700 (circa una decina in poco più di sei mesi di attività) sono state praticamente tutte rigettate dal Tribunale del Lavoro anche con la condanna alle spese dei lavoratori, diventa ancora più incomprensibile la ricerca delle ragioni per cui qualcuno fomenta sempre e soltanto lo scontro con l’azienda. Sarebbe davvero una dimostrazione di serietà e di attaccamento all’azienda ed alla città – conclude Campagna – se si riuscisse realmente a mettere da parte la posizione della contrapposizione a prescindere, per assumere, nel pieno rispetto dei ruoli e delle funzioni svolte, un atteggiamento di confronto costruttivo cui l’azienda non si è mai sottratta e certamente non inizierà a farlo adesso”.