Se è pur vero che, negli ultimi due anni, reati quali femminicidi, violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia ed atti persecutori sono in calo, ciò non toglie che la prevenzione e le campagne di sensibilizzazione della Polizia di Stato continuano senza sosta. “Il numero assoluto delle vittime – si legge in una nota – continua ad essere inaccettabile e l’esperienza di polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un ‘sommerso’ che troppo spesso non si traduce in denuncia. Un quotidiano fatto di attenzioni morbose, di comportamenti aggressivi e intimidatori che vengono letti come espressione di un amore appassionato e di una gelosia innocua, anche da madri, sorelle e amiche, ma che sono spesso il triste copione di un crescendo di violenza che si alimenta con l’isolamento”.
Dati alla mano, ogni tre giorni e mezzo avviene in media l’omicidio di una donna in ambito familiare, o comunque affettivo, mentre ogni giorno si registrano 23 atti persecutori, 28 maltrattamenti, 16 episodi di percosse, 9 di violenze sessuali.
“Oltre alla tutela offerta dalla legge che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi – afferma la Polizia – la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori”.
La campagna “Questo non è amore”, diffusa attraverso il sito ufficiale, è presente sui maggiori social, Facebook, Twitter, YouTube già da diverso tempo. Con il contributo di personaggi famosi come Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Lino Banfi, sono stati registrati diversi spot affinché passi il messaggio che non si deve sopportare, giustificare ed ignorare condotte di questa natura: occorre denunciare.
“L’impegno della Polizia di Stato – si legge ancora – è massimo e il numero di casi e quindi di donne aiutate ad uscire da situazioni terribili è il risultato di una continua collaborazione con enti istituzionali ed associazioni impegnate sullo stesso fronte”.
Anche Messina, in questo, è in prima fila. Ieri pomeriggio, alla Galleria Vittorio Emanuele, il Cedav – Centro Donne Antiviolenza ha aderito al flash mob “One billion rising”: tante persone, uomini e donne, che hanno danzato insieme sulle note della canzone simbolo “Break the chain”, insieme a poliziotti e poliziotte della Questura di Messina. Il messaggio è univoco: “Non siete sole”.