È stato pubblicato nel 2012 con successo di critica e vendite Canada di Richard Ford, autore già premiato sia con il Pulitzer che con il PEN/Faulkner. Nell’opera il narratore, Dell Parsons, racconta i fatti che, nel 1960, quando aveva quindici anni, fecero prendere alla sua vita una direzione inaspettata.
Prima di tutto parlerò della rapina commessa dai nostri genitori. Poi degli omicidi, che avvennero più tardi. La rapina è la parte più importante, perché fece prendere alla mia vita e a quella di mia sorella le strade che da ultimo avrebbero seguito. Non si capirebbe nulla della storia se prima non si parlasse di questo.
Se c’erano due persone sulla terra dalle quali nessuno si sarebbe mai aspettato che potessero rapinare una banca, quelle erano i nostri genitori. Non avevano nulla di strano, e ovviamente non erano dei criminali. Nessuno avrebbe pensato che fossero destinati a fare la fine che fecero. Erano persone normali: anche se, naturalmente, questo modo di pensare perse tutta la sua validità nel momento in cui fecero la rapina in banca.
Inizia così Canada, mettendo fin da subito il lettore al corrente della rapina. Rapina che non è l’azione di due criminali abituali, ma di due persone normali, invischiate in un matrimonio sbagliato – anche questo viene svelato presto dal narratore – e nelle difficoltà economiche. Come prevedibile, verranno arrestate nel giro di ventiquattro ore, lasciando soli Dell e la sorella gemella Berner.
Non volendo finire nelle mani dei servizi sociali, i gemelli lasciano Great Falls, nel Montana, dirigendosi in direzioni opposte. Mentre Berner fugge verso la California, Dell segue le indicazioni di Mildred, un’amica della madre e con questa supera il confine settentrionale, raggiungendo il Canada.
Qui viene affidato a Arthur Remlinger, fratello di Mildred. L’uomo, in realtà, non si cura molto di lui. Dell viene sistemato in una baracca in mezzo al nulla, poco fuori la cittadina dove Remlinger gestisce un Hotel in cui si gioca d’azzardo e si possono trovare prostitute.
La solitudine, ho letto, è come fare una lunga coda in attesa di arrivare allo sportello dove hanno promesso che succederà qualcosa di buono. Solo che la coda non si muove mai, e gli altri ti passano davanti, e lo sportello, il posto dove vuoi arrivare, è sempre più lontano, finché perdi la speranza che abbia qualcosa da offrirti.
Non bisogna però credere che il punto di vista di Dell sia pregno solo di pessimismo. Il narratore non può, naturalmente, il proprio sentirsi perso per quanto successo, per come la rapina ha modificato il corso della sua vita, ma riesce anche a concentrarsi sul presente, considerando che se la cosa peggiore che può succedere è già successa, allora le cose dovranno per forza migliorare.
In realtà, purtroppo, un altro evento traumatico è dietro l’angolo, e bisogna sottolineare che il saperlo non rovina il piacere della lettura. Richard Ford, infatti, in Canada usa frequentemente le anticipazioni, dimostrando come si possa mantenere alta la suspense senza lesinare informazioni al lettore.
Ho pensato e ripensato, negli anni trascorsi da allora, alla sfortuna che ebbi a farmi irretire da Arthur Remlinger così presto dopo che i miei genitori erano stati incarcerati. È, comunque, una cosa che dovrebbero fare tutti: riconoscere la sensazione quando intorno a te c’è qualcosa che non va, quando ci sono delle minacce; ricordare che l’hai provata altre volte, e che significa che tu sei là fuori, solo in qualche vuota distesa, e troppo esporto. E bisogna usare cautela.
Dell intuisce da subito che in Remlinger ci sia qualcosa di “sbagliato”, qualcosa che deve essere collegato al fatto che anche lui, anni prima, sia dovuto fuggire in Canada. Al contempo, però, è attratto dal fascino e dalle stranezze dell’uomo, che non si farà scrupoli a usare Dell a proprio vantaggio.
Finalmente, dopo settimane caratterizzate da eventi che Dell non avrebbe mai immaginato potessero accadere, il protagonista riesce a indirizzare la propria esistenza su binari più tranquilli. Diventerà professore di liceo, rimarrà in Canada, si sposerà, e giunto alla pensione potrà raccontare al lettore quanto successo cinquant’anni prima.
Canada, come si può intuire, è un romanzo sulla sopravvivenza, sull’accettare le cose che capitano e il pensiero che possa succedere anche ciò che appare impossibile.
Il preludio a cose molto brutte può essere ridicolo, come diceva Charley, ma può anche essere casuale e insignificante. Cosa che merita di essere riconosciuta, perché indica il punto da cui possono originarsi eventi disastrosi: a un pelo dalla vita di tutti i giorni.
Ma è anche un romanzo sulla verità e sul suo opposto, risultando, si potrebbe dire, un romanzo sull’intera esistenza di ognuno di noi.
È stata mia abitudine, nel corso di questi anni, riconoscere che ogni situazione in cui sono coinvolti essere umani può essere rovesciata. Tutto ciò che qualcuno mi assicura che è vero potrebbe non esserlo. Ogni articolo di fede sul quale poggia il mondo può essere, o può non essere, in procinto di esplodere. La maggior parte delle cose non rimangono molto a lungo come sono. Saperlo, però, non mi ha reso cinico. Cinico significa credere che il bene non è possibile; e io so con certezza che il bene è possibile. Semplicemente, non do nulla per scontato e cerco di essere pronto per i cambiamenti che presto verranno.