“Sappiamo bene che è come aver di fronte l’Himalaya da scalare ma abbiamo scarpe chiodate e piccone, abbiamo le corde. Siamo pronti. Non è più tempo di attese e di rinvii”. E’ appena finita la musica dei Muse, con le parole del brano tradotte sullo schermo “Non finiranno di degradarci, non avranno più il controllo su di noi, saremo noi a vincere. Quindi, forza!” e Ciccio Palano Quero, “con grande emozione ma anche con un po’ di paura” presenta ufficialmente la sua candidatura a sindaco. In realtà è la candidatura alle primarie a sindaco, che non sappiamo se davvero andranno in porto sotto i tiri incrociati del trio Genovese-D’Alia-Picciolo che preferiscono i vecchi sistemi. Nelle stesse ore in cui a Catania il segretario provinciale del Pd si dimette contro il no dei vertici cittadini alle primarie, a Messina, al Teatro Annibale di Francia, con le somme raccolte grazie all’autotassazione i renziani dicono dal palco: “Noi ci siamo, ci mettiamo la faccia e il cuore per cambiare la città e questo partito”. Lo hanno fatto con una convention renziana, con musica, spille, video e testimonial, davanti ad una sala gremita. L’avevano annunciato ancor prima delle urne, venerdì 22, dicendo “noi ci siamo, qualsiasi sia il risultato”. E del resto i renziani ci sono stati in questi mesi affrontando tutte le primarie in un feudo bersaniano e genovesiano, quindi a maggior ragione ci sono oggi, nel momento di sintesi delle loro battaglie.
“Come non indignarci davanti agli scandali delle formazione e degli scambi di voti? – spiega il presidente del IV quartiere- Non potevamo stare zitti. Basta col clientelismo, basta col malaffare. Può darsi che non siate responsabili della situazione attuale ma lo sarete se non farete nulla per cambiare”. In tutti gli interventi, compreso quello del candidato sindaco Quero gli attacchi riguardano proprio l’apparato, il sistema Pd da rivoluzionare democraticamente e da cambiare da dentro e dal basso. Ciccio Palano Quero racconta di generazioni costrette ad andar via e di un’intera classe, la sua all’Archimede, “ che non è più qui. A Messina sono rimasto solo io. Ma la politica è una cosa bella, ed è pensando a questo che dobbiamo costruire la prossima Messina partendo da qui”. La prossima Messina è quella con i giovani che restano e che inizia dalle esperienze che due circoscrizioni, la IV e la V sono riuscite a realizzare insieme al territorio spostando la politica per strada, nei luoghi della gente, confrontando le proposte e verificando i progetti.
“Gli speculatori ed il brutto hanno imperato. I servizi pubblici sono diventati luoghi dove sistemare amici e parenti. Non è questa la politica che vogliamo”. Quero ha poi illustrato un programma concreto, fatto di servizi e ricostruzioni, di inclusione e partecipazione, di tagli agli sprechi e risanamento e poi “il primo impegno: se vinciamo le primarie non faremo una squadra con il manuale Cencelli. Ci saranno 4 donne e 4 uomini, un assessorato ai beni comuni ed uno alle politiche giovanili, ed ogni nostro atto o fattura sarà pubblicato on-line.”
L’emozione è stata evidente in quasi tutti gli interventi dei testimonial, dal padre di Ciccio, Gianfranco Quero, che ha citato il bellissimo discorso di Pericle sulla democrazia ad Atene, che tanto male fa ascoltare, “Siamo ad Atene, dove non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Dove la felicità è il frutto della libertà e la libertà è il frutto del valore”. Lillo Ferrara, del Comitato Tirone e Antonio Sofia e Giovanni Pino del Comitato Pompei, hanno raccontato le loro esperienze di “partecipazione dal basso col quartiere”. Rosario Duca, dell’Arcigay, ha sottolineato come il IV quartiere sia stato il primo ad istituire il registro delle unioni civili, “sappiamo che con Quero-ha detto- sarà possibile riscoprire la partecipazione dal basso e avere la certezza di una politica che sia finalmente laica”. Sul palco è salito anche il segretario dei giovani Pd, Gabriele Lo Re, che ha passato gli ultimi mesi a parlare agli studenti, invitandoli a non coltivare il clientelismo dei loro padri e fratelli maggiori, “al Pd faccio un invito, ripristinare il voto alle primarie ai sedicenni. Sono certo che Quero è l’uomo giusto non solo perché ha amministrato, ma anche perché è il collante della Messina che conta e non mi riferisco alla città dei finti imprenditori ma a quella che “fa” che opera. E’ questa l’unica Messina che conta”. E’ intervenuto anche Davide Faraone, leader dei renziani siciliani mentre è toccato ad Alessandro Russo, che ha già fronteggiato le primarie per il Parlamento, spiegare perché, nonostante le ovvie difficoltà i renziani credono in questo strumento: “Noi ci siamo autotassati per essere qui, crediamo alle primarie e vogliamo dimostrare che è possibile un’altra politica. La nostra politica non prevede scambi di denaro, multe stracciate o pagamenti di bollette Sky. Noi siamo per la politica bella dove il consenso non sia controllato. Con Quero noi non scegliamo la persona ma un metodo”.
Perché è vero che si deve volare alto e Messina, come ha detto Quero, “deve essere ricostruita e tornare bella” ma è anche vero che siamo costretti ad iniziare dal basso, dagli autobus funzionanti ai servizi sociali efficienti. Le primarie finora i renziani a Messina le hanno perse tutte, ma sono più determinati di prima, perché la loro presenza su quel palco vuol essere la testimonianza che esiste un’altra politica diversa dal clientelismo “ed è per questo che con grande emozione, ma anche con un po’ di paura che chiedo il vostro consenso- ha chiuso Quero- Insieme possiamo farcela”.
Rosaria Brancato