La lista è composta al momento da 1007 siti. 779 sono beni culturali, 197 naturali e 31 misti, presenti in 161 nazioni del mondo. L’Italia, neanche a dirlo, è quella che ne conta di più, ben 50, seguita dai 47 della Cina e i 44 della Spagna. Dei 50, quelli siciliani sono 6: la Villa Romana di Piazza Armerina, la Valle dei Templi di Agrigento, le Isole Eolie, le città barocche del Val di Noto, Siracusa con la necropoli di Pantalica e, da appena due anni, l’Etna. Sono siti patrimoni dell’umanità, in base alla convenzione adottata nel 1972 dall’Unesco, l’agenzia dell’Onu specializzata per l’educazione, la scienza e la cultura.
Per entrare nella lista, bisogna soddisfare almeno uno dei dieci criteri prestabiliti, sei di carattere culturale e quattro naturale. Lo Stretto di Messina si candida come sito dall’eccezionale valore naturale e soddisferebbe tutti e quattro i criteri previsti.
Far parte dell’elenco, però, non è affatto semplice. Anzi, l’iter dura anni ed il primo passaggio è quello dell’inserimento nella cosiddetta “tentative list” redatta da ogni Stato, prima della preparazione delle annuali liste di nomina. Solo da quelle liste il Comitato dell’Unesco, nel corso degli incontri annuali, prende in considerazione i nuovi inserimenti. Nella “tentative list” sono già inserite 730 candidature, delle quali 40 italiane e 3 siciliane: Marsala con l’isola di Mozia, Taormina con l’Isola Bella e gli edifici arabo-normanni di Palermo con il Duomo di Monreale e il Duomo di Cefalù.
Taormina ha richiesto di essere inserita con la delibera di giunta numero 7 del 19 marzo 2013, Marsala è stata inserita nel 2005 senza aver ottenuto risultati, mentre Palermo sta provando a soddisfare tutte le prescrizioni, come ad esempio la pedonalizzazione del centro storico e davanti alla piazza dell’Ars.
Si intuisce, quindi, che la firma di oggi a bordo della nave Messina è solo il primo step di un lungo percorso. L’accordo è propedeutico ad una richiesta formale alla quale dovranno seguire, nel tempo, diversi sopralluoghi di valutazione e la preparazione di un dossier. E’ stata, però, l’occasione per far festa, per ribadire i legami comuni tra le città delle due sponde. C’erano i sindaci di Messina, Alì, Antillo e Castelmola e i vicesindaci di Alì Terme e Nizza per la sponda siciliana e i sindaci di Reggio, Campo Calabro, Motta San Giovanni, San Roberto, Laganadi, San Procopio, Santa Cristina d’Aspromonte, Sant’Alessio d’Aspromonte, Calanna e il vicesindaco di Villa San Giovanni per la sponda calabrese, oltre a numerose associazioni culturali e ambientaliste, gli studenti del Nautico Caio Duilio e del Turistico-Alberghiero Antonello. Giunta Accorinti quasi al completo, mancavano solo gli assessori Mantineo e De Cola, mentre erano solo tre i consiglieri messinesi presenti, Fenech, Gioveni e La Paglia. Assenti tutti gli altri, in aperta polemica con l’amministrazione comunale che li avrebbe convocati solo a cose fatte.
L’appuntamento era alle 9.30, al porto storico di Messina, da dove è salpata la nave di Rfi alla volta di Villa San Giovanni per accogliere le delegazioni villesi e reggine. Qui l’abbraccio tra il sindaco Accorinti e i suoi colleghi La Valle, che non è salito sulla nave per impegni familiari, e Falcomatà. Poi a bordo nuovamente verso Messina, davanti alla zona della Fiera, e dall’altra sponda a Reggio, con un avvicinamento alla zona Lido – via Marina. La “gita” sullo Stretto è proseguita verso nord, allietata dalle note del “duo Zanca”, composto dai dipendenti comunali Orazio Scandura e Mariagrazia Marullo, le poesie della storica messinese Maria Costa, il coro Cilea, diretto dal maestro Bruno Tirotta, che si è esibito con l’inno degli studenti calabro-siculi di Messina, il cui testo fu scritto da Giovanni Pascoli nel 1900 e ora musicato dal compositore reggino Andrea Calabrese, ed altri canti tradizionali. Alle 12 in punto, sirene in festa, taglio della torta, spumante stappato e inno nazionale, prima della lettura dell’accordo da parte del sindaco Falcomatà.
Si intitola “Accordo di collaborazione per la tutela e la valorizzazione dell’area dello Stretto” e contiene molti obiettivi comuni, tra i quali l’istituzione della città metropolitana dello Stretto e la continuità territoriale, tramite la redazione di un piano strategico ad opera del comitato di coordinamento. Ha valore quinquennale a partire da oggi, al termine dei quali le parti redigeranno una relazione valutativa congiunta sulle attività e i risultati raggiunti.
“Con questo accordo – ci spiega l’assessore alla Cultura, Tonino Perna, che è uno dei primattori dell’iniziativa – ci impegniamo a far sì che gli organismi internazionali riconoscano il valore dello Stretto per tutta l’umanità. L’Unesco vuole che anzitutto ci sia l’unione dei Comuni e di tutte le parti interessate, poi può essere avanzata la richiesta col tramite del Ministero. Contiamo sul ruolo del prof. Santi Fedele, dell’Università di Messina, che è entrato a far parte del Comitato Unesco ed è uno dei maggiori sostenitori di questo progetto. Siamo già in contatto per poter entrare nella tentative list dalla quale poi vengono scelti i nuovi siti Unesco”.
Per il sindaco Accorinti, infine, anche questa “è una grande pagina di storia che resterà indelebile. Chiederemo ai governi i nostri diritti, a partire dalla continuità territoriale. L’Unesco è un di più per proteggere il nostro gioiello”. L’occasione è poi propizia per ricordare altri due eventi: “L’11 maggio sarà a Messina il pm Di Matteo, al quale daremo ufficialmente la cittadinanza onoraria che già gli abbiamo conferito. E’ in prima linea nella lotta alla mafia ed è per noi un riferimento importante. Il 3 giugno, invece, ricorreranno i 60 anni dalla Conferenza di Messina, che segnò la nascita dell’Unione Europea. Abbiamo invitato anche il presidente della Repubblica e speriamo che sia l’occasione per parlare di diritti. L’Europa deve aiutare il nostro territorio e tutta l’area del Mediterraneo, a partire dalla questione dei migranti che muoiono nel Canale di Sicilia”.
(Marco Ipsale)