REGGIO CALABRIA – Ieri, martedì primo marzo, sottoscritta una convenzione tra Università “Mediterranea” di Reggio Calabria e Carabinieri forestali Basilicata sullo studio della cannabis a scopo industriale.
Sarà dunque avviato un programma di ricerca finalizzato al monitoraggio del contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) nelle coltivazioni di canapa (Cannabis sativa L.) a scopo agro-industriale della Basilicata, nonché allo sviluppo di nuovi metodi per il profiling dei metaboliti.
Come si ricorderà, analoga convenzione era stata stipulata l’anno scorso col Comando Regione Carabinieri Forestali Calabria e Sicilia.
L’intesa è stata sottoscritta al Rettorato dell’Ateneo reggino.
Erano Presenti per la “Mediterranea” il rettore Santo Marcello Zimbone e il dg Giuseppe Zimbalatti, il direttore del Dipartimento di Agraria Giovanni Agosteo, il responsabile scientifico del Focuss (Food chemistry, authentication, safety and sensoromic laboratory) Lab Mariateresa Russo, che coordinerà la ricerca.
Per il Comando Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri forestali Basilicata, ha sottoscritto l’accordo il colonnello Angelo Vita.
La “legge 242” del 2 dicembre 2016 consente – senza necessità di previa autorizzazione – di coltivare la canapa industriale, a basso contenuto di Thc, per la produzione di alimenti, cosmetici, materie prime biodegradabili, semilavorati innovativi.
Enorme l’interesse da parte degli imprenditori agricoli: secondo le stime più attendibili, nel breve volgere di un lustro le aree coltivate a canapa industriale sono infatti decuplicate (+1.000% in cinque anni).
Proprio per questo si realizzeranno prelievi periodici “a campione” presso le ormai numerose aziende agricole interessate, in un’ottica legalitaria epperò soprattutto di preservazione e implementazione di una preziosa agrofiliera, insperata per dimensionamento.
I campioni verranno sistematicamente inviati al Focuss Lab del Dipartimento di Agraria, che condurrà le specifiche analisi già descritte (effettuando un «controllo di qualità che tuteli tutta la filiera della canapa legale», sottolineano giustamente dalla “Mediterranea”).
La pubblicazione dei risultati delle ricerche sarà utilissima agli agroimprenditori di settore per acquisire nuove conoscenze utilizzi all’ottimizzazione gestionale dei loro stessi impianti.
L’idea, peraltro, è che quest’intesa sia prodromica all’incardinamento di «studi, ricerche e progetti congiunti volti ad approfondire la tematica sotto diversi aspetti, nel più ampio contesto di un modello di sviluppo sostenibile».
Detto in altre parole: troppo spesso si fa riferimento a un concetto alquanto fumoso di transizione ecologica – che, pure, incardina perfino un Ministero nuovo di zecca nel Governo centrale in carica – e a una latente, presunta maggior attenzione alla green economy. In questo caso, invece, la traduzione pratica di questi due concetti si può toccare con mano, facilmente. Perché la canapa presenta crescita rapida, con un’alta capacità di assorbimento dell’anidride carbonica e, riducendo i tempi di utilizzo del suolo, contribuisce a migliorarne la fertilità.
Per queste ragioni, anche tesi di laurea e di dottorato di ricerca approfondiranno l’ampia tematica di riferimento, significativa come «bagaglio condiviso di conoscenze e competenze dei futuri dottori agronomi o tecnologi alimentari» della “Mediterranea”.