Ha ragione il presidente della Camera di commercio Ivo Blandina “dobbiamo riabituarci alla bellezza”, ed è questo il cuore del messaggio lanciato da CapitaleMessina con il primo di una serie di incontri sulle problematiche legate al territorio e dedicato alla “Rigenerazione delle periferie per innovare la città”.
Grazie anche ai contributi qualificati di rappresentanti degli ordini, delle professioni, delle istituzioni e degli assessori regionali Roberto Lagalla e Bernadette Grasso, il dibattito si è soffermato sulla necessità di “ribaltare” un modo di essere e di vivere che ci vede “periferici” sia sotto il profilo urbanistico che culturale, persino antropologico.
“Noi cittadini dobbiamo ritirare le deleghe in bianco che finora abbiamo dato a chi ci rappresenta e iniziare a sporcarci le mani- ha dichiarato in apertura di dibattito Gianfranco Salmeri, reggente di CapitaleMessina- Allo stesso modo non possiamo gettare il bambino con l’acqua sporca pensando al sistema dei partiti. Civismo e partiti non sono in antitesi. CapitaleMessina vuol quindi offrire punti di programma da approfondire insieme. Iniziamo con le periferie ed anche se può apparire un ossimoro a nostro giudizio le periferie devono tornare ad essere centrali. La città rinasce solo se rinascono le periferie”.
Il presidente dell’Ordine degli architetti Pino Falzea ha curato la relazione centrale dalla quale sono emersi gli spunti del dibattito successivo. Falzea si è soffermato su una serie di aspetti come ad esempio un risanamento fermo nonostante i fondi e nonostante i 28 anni trascorsi con ben 7 piani esecutivi impantanati “Messina ha bisogno di pensare in grande e per farlo dobbiamo riuscire a creare una connessione morbida tra periferie e centro. Ci sono zone di degrado, anche in centro, che necessitano di un’azione coraggiosa d’intervento per rimuovere ciò che è fatiscente ed osboleto. Dobbiamo operare per sottrazione, eliminando l’edilizia degradata e puntando poi su quella che possiamo definire l’urbanistica staminale”.
Dalle lentezze della burocrazia agli ostacoli causati dalla mancanza di risorse o di sinergie tra gli Enti, fino all’urgenza di un miglior rapporto tra pubblico e privato, tutti gli spunti offerti dalla relazione di Falzea sono stati approfonditi dai partecipanti al dibattito. Il sovrintendente ai Beni culturali Orazio Micali ha suggerito un patto intergenerazionale perché troppo spesso in Sicilia non basta un mandato per realizzare qualcosa quindi attraverso una sorta di “staffetta”, è bene che i buoni progetti abbiano continuità. Il presidente di Sicindustria Nuccio D’Andrea ha invitato a superare ogni forma di contrapposizione tra pubblico e privato che impedisce lo sviluppo e la rinascita del territorio. Il commissario dell’Iacp (ed ex dirigente del Genio Civile) Leonardo Santoro ha posto il dito nella piaga dolentissima del mancato risanamento. “Le radici della situazione attuale risalgono ad un aberrante Prg e aberrante piano baraccati post terremoto. I cittadini col Borzì sono stati letteralmente deportati. La legge del ’90 sul risanamento ha messo le risorse ma crea ghetti e le periferie diventano quasi un fatto antropologico. Quanto sta accadendo a Fondo Saccà è aberrante, con il progetto Capacity si stanno costruendo casette e contemporaneamente, fianco a fianco il Piau prevede palazzi di 7 piani….”
Ivo Blandina, presidente della Camera di commercio ha ricordato i mille ostacoli della burocrazia e di normative spesso confliggenti tra di loro, mentre Gino Privitera per l’ordine dei geologici si è soffermato sulla programmazione da portare avanti in modo sinergico tra tutti gli attori in campo. Gianpaolo Nicocia, per l’ordine degli ingegneri ha illustrato la situazione, anche normativa, per la sicurezza dei luoghi pubblici, mentre Giacomo Guglielmo, progettista dei piani del traffico di Catania e Siracusa e l’ingegnere Camininti di Rete civica per le infrastrutture hanno evidenziato quelle che dovrebbero essere le linee guida per una mobilità ed una rete di servizi che ribaltino l’attuale situazione di periferie sempre più dimenticate. Guglielmo peraltro attraverso una serie di cenni storici ci ha ricordato quando “Messina era Capitale ed altre realtà erano la nostra periferia….” Franco Cavallaro, delegato OICE ha illustrato quelle proposte che sul fronte della rigenerazione del territorio possono essere portate avanti, ricordando però che in Sicilia, nonostante le risorse ben poco si sia fatto e per lo più non nella direzione giusta. Anna Carulli, presidente dell’Istituto nazionale di BioArchitettura ha provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo citando modi, metodi ed esempi per coniugare il nuovo con l’antico. Infine Enrico Spicuzza, presidente dell’ordine dei commercialisti ha citato quelle normative che possono consentire attraverso l’accesso al credito o ad agevolazioni fiscali una migliore ripresa del settore.
Le conclusioni sono state affidate ai due assessori regionali. Se la messinese Bernadette Grasso ha parlato di “periferie sempre più ampie, una sfida alla quale dobbiamo guardare pensando alla città globale”, Roberto Lagalla ha inserito Messina in un quadro regionale “finora son mancate le capacità e la Sicilia è diventata sempre più periferica rispetto all’Europa ed al Mediterraneo”.
Antonio Gallo ha portato i saluti delle Acli mentre la deputata regionale di Fd’I Elvira Amata ha fatto un appello “facciamo squadra tutti, ordini professionali, associazioni, istituzioni, perché soltanto se uniamo le forze le idee possiamo portare avanti i progetti. Troppo spesso gli uffici programmazione degli Enti locali non hanno abbastanza personale, la sinergia tra pubblico e privato è l’unica soluzione”.
Rosaria Brancato