Problemi su problemi, una campagna elettorale che forse ha distratto un po’ l’attenzione da quelle che sono le emergenze irrisolte della città e una matassa che si ingarbuglia sempre più. Atm, nuova puntata della saga. Perché se a Messinambiente i problemi con il carburante sono all’ordine del giorno, oggi è toccato all’azienda di via La Farina. Questa mattina quattro mezzi sono rimasti fermi in deposito. In strada ne sono usciti circa una ventina. Il Direttore d’Esercizio Guglielmo La Cava ha spiegato che lo stop è stato causato da un ritardo dei fornitori del carburante e che già nel pomeriggio tutto sarebbe tornato alla normalità. Dunque, secondo La Cava, nessun problema finanziario alla base del mancato rifornimento dei mezzi. Solo un “contrattempo” che ha ritardato la consegna del carburante. Ma già nelle prime ore del pomeriggio altri sette mezzi hanno dovuto fermare le loro corse e rientrare in deposito perché con i serbatoi quasi a secco. Bus rimasti in strada: non più di quindici.
In azienda la versione del ritardo dei fornitori aveva convinto poco già da questa mattina e il timore, quasi certezza, è che nelle casse dell’Atm non ci sia più neanche un centesimo. C’è, tra l’altro, un documento che non fa sperare nulla di buono. E’ datato 14 maggio, le firme in calce sono quelle del Direttore Generale Claudio Conte e del Direttore Amministrativo Ferdinando Garufi e la lettera è indirizzata al Commissario Croce, al Commissario Atm Spicuzza, al Ragioniere Generale Coglitore, al Dirigente alle Partecipate Cama. Una la richiesta che i vertici dell’Atm hanno messo nero su bianco in quel documento: il pagamento immediato di 1.416.000 euro relativi al dodicesimo del mese di maggio. Pagamento immediato per far fronte “parzialmente al pagamento del saldo della retribuzione ai dipendenti del mese di febbraio, delle retribuzioni relative alle mensilità di Marzo e Aprile, nonché per il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali che ammontano a 4.300.000” si legge testualmente. Dunque si chiedevano urgentemente i soldi per riuscire a pagare parte degli stipendi ai dipendenti che non percepiscono soldi ormai da febbraio. Ma c’è di più. Facendo presente una situazione finanziaria gravissima, i due Direttori scrivevano che “questa azienda non sarà a breve nelle condizioni di poter assicurare il servizio se non attraverso un intervento straordinario del Comune non avendo risorse indispensabili per l’approvvigionamento dei beni dai fornitori strategici (gasolio e ricambi)”. E’ trascorsa una settimana da quel documento, il Comune non ha versato alcuna somma nelle casse dell’Atm, facile immaginare che quanto accaduto oggi sia naturale conseguenza di una situazione difficilissima.
Legittimi naturalmente i timori dei lavoratori che si sono visti anche bloccare la possibilità di ricevere acconti in sostituzione degli stipendi, soluzione tampone che l’azienda aveva individuato nelle scorse settimane per provare a dare un po’ di respiro ai dipendenti ormai al collasso.
Durissimo il segretario Orsa Michele Barresi che ricorda gli innumerevoli allarmi lanciati soprattutto negli ultimi mesi. L’ultimo, in ordine di tempo, risale proprio a quello stesso 14 maggio in cui si segnalava proprio l’aggravarsi della cronica vertenza Atm con un serio rischio sia per l’occupazione che per il servizio reso all’utenza. Oggi il sindacalista rincara la dose. “Si è trascurato per troppo tempo un problema che adesso sta esplodendo in tutta la sua gravità. L’azienda è fallita e bisogna prenderne atto. Siamo arrivati al punto che si sta decidendo se pagare il gasolio o gli stipendi. Che prima pensino al pane dei lavoratori. E magari si svegli anche la città che forse non ha ancora capito che il servizio di trasporto pubblico è finito”.
(Francesca Stornante)