Grazie alla complicità dei dipendenti dell’Agea, attraverso pratiche false, ottenevano i contributi comunitari per proprietari di terreni. Terreni che però non erano affatto agricoli. Il rimborso, poi, andava soltanto in minima parte ai proprietari, il grosso restava agli ideatori della presunta truffa. Ha funzionato così, sostanzialmente, il meccanismo messo in piedi da Roberto Scipilliti (53 anni) di Roccalumera, ed il messinese Enrico Guerrera (34), arrestati dai carabinieri insieme ai dipendenti dell’Ente truffato, il catanese Giuseppe Attilio Amore (54) e la lentinese Grazia Giudice (33). Il primo è andato in carcere, agli altri tre sono stati concessi i domiciliari.
L’indagine, scattata all’inizio del 2012, è stata condotta dai carabinieri della stazione di Roccalumera, ai comandi del maresciallo Santo Arcidiacono, e la Compagnia Messina Sud. I militari hanno passato al vaglio un gran numero di richieste di rimborso presentate all’Agea, l’ente di sviluppo agricolo attivo in Sicilia, e compilate grazie alla collaborazione dei due dipendenti oggi arrestati, in servizio agli sportelli C.A.A. di Catania e Lentini. Sportelli che costituiscono i centri di assistenza di cui l’AGEA si avvale per lo la predisposizione delle domande di ammissione ai benefici comunitari e nazionali su richiesta degli imprenditori che vi abbiano interesse, garantendo un costante e diretto rapporto con gli Soltanto che, nei casi accertati dai carabinieri, i richiedenti erano tutt’altro che titolari di terreni adibiti a conduzione agricola. Ad imbastire di fatto le pratiche erano infatti, hanno scoperto gli investigatori, Scipilliti e Guerrera, che si facevano consegnare da gente in difficoltà economica i documenti di identità, con quelli istruivano le domande. Quando il soggetto incassava, pur non avendone realmente diritto, si facevano consegnare il grosso dell’importo.
A coordinare l’inchiesta, che coinvolge altre 11 persone, è stato il sostituto procuratore Antonio Carchietti. A siglare il provvedimento, invece, il Gip Maria Teresa Arena, che ha anche disposto il sequestro per equivalente di somme e beni fino a 200 mila euro per tutti gli indagati. Truffa e falso i reati contestati a vario titolo.
Alessandra Serio