I favori ai detenuti di Gazzi, pesanti condanne al processo Alexander

Parecchie condanne, soltanto tre assoluzioni totali.

Si chiude con severe condanne il processo di primo grado scaturito dall'operazione Alexander, l'indagine che ha svelato i "favori" di vario genere fatti da alcuni agenti penitenziari ai detenuti del carcere di Gazzi, in particolare gli esponenti del clan di Santa Lucia sopra Contesse. Favori che andavano dallo spaccio dietro le sbarre al far passare i pizzini che arrivavano dall'esterno e viceversa, passando per la possibilità di avere maggiore libertà di movimento tra le mura di Gazzi.

La I sezione penale del Tribunale (presidente Grasso) ha condannato a 16 anni e mezzo Maurizio Lucà, 13 anni e 4 mesi Orazio Famulari; 12 anni per Vittorio Carnazza (assolto da un'accusa); 8 anni per Stefano Celona; 6 anni per Letterio Morgana; 2 anni per Stefano Murgo (pena sospesa); 6 anni e 8 mesi per Leonardo Parisi; 6 anni e mezzo per Antonino Bonanno; 6 anni per Antonino Spartà, Carmelo Barrese e Nunzio Lascari – quest'ultimo ha incassato un'assoluzione parziale; 4 anni a Gaetano Li Mura; Giuseppe Stancampiano Pizzo, Roberto Enzo Maria Pizzino, Giovanni Bontempo, Egidio Comodo e Savatore Musumeci;

Condannati a 3 anni e 2 mesi gli agenti penitenziari Salvatore Strazzeri, Domenico Pantò e Carmelo Cutropia; 3 anni e 4 mesi per i colleghi Carmelo Scilipoti dell’Arma e Francesco Giunta, assolto da una accusa;

Maurizio Lucà dovrà inoltre risarcire la parte civile, l'esponente dell'antiracket Mariano Nicotra, di 30 mila euro di provvisionale, mentre i danni saranno quantificati in sede civile.

Assolti Orazio Urso, Santo Antonino Rosi, Antonino Settimo.

Hanno difeso gli avvocati Silvestro, Marcianò, Mento e Scordo. L'imprenditore Nicotra, che ha denunciato il pizzo, poi diventato presidente dell'Asam, è assistito dall'avvocato Danilo Santoro.

L’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo scaturì da un filone dell’inchiesta Ricarica che nel 2006 svelò il progetto per l’omicidio di Antonino Spartà, fratello del boss di Santa Lucia sopra Contesse Giacomo: gli ordini venivano impartiti dal carcere di Gazzi dove i pregiudicati avevano a disposizione un telefonino e riuscivano a comunicare con i familiari tramite un intenso passaggio di pizzini.

Gli agenti erano anche accusati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.

A coordinare le indagini sono stati i PM della DDA Enzo Barbaro, Angelo Cavallo e Maria Pellegrino.

Alessandra Serio