MESSINA – Non sempre fare un passo indietro è una sconfitta. Se Maurizio Croce dovesse rinunciare a perpetuare il caso politico che lo investe, dimettendosi dal Consiglio comunale, sarebbe solo un segno d’attenzione nei confronti di un’aula consiliare impegnata su più fronti. In primis, in quanto “soggetto attuatore” per la realizzazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione siciliana, non ha il tempo di dedicarsi a Messina in veste di consigliere. Le sue assenze lo dimostrano. E, allora, che senso ha aspettare un mese per acquisire il parere dell’Avvocatura dello Stato regionale, in modo che il Consiglio deliberi sulla sua eventuale ineleggibilità?
Croce svolge già un ruolo decisivo per il territorio e in futuro, dopo la nomina nel Comitato di gestione dell’Adsp, Autorità di sistema portuale dello Stretto, si potrebbero aprire per lui le porte della presidenza. In più, in base a una legge in materia portuale del 1994, “non possono essere designati e nominati quali componenti del Comitato (…) coloro che rivestono incarichi di componente di organo di indirizzo politico, anche di livello regionale e locale, o che sono titolari di incarichi amministrativi di vertice o di amministratore di enti pubblici e di enti privati in controllo pubblico”.
Inoltre, tornando al ruolo di consigliere, la presidenza del Consiglio, a Palazzo Zanca, è in attesa d’acquisire il parere dell’Avvocatura dello Stato. Parere rilasciato dall’organismo regionale lo scorso maggio. Quello che potrebbe emergere è che Croce non è eleggibile. Non è eleggibile come consigliere perché il suo è un incarico d’alta amministrazione statale, perfino d’emergenza, superiore alla figura di direttore generale del ministero, per la quale è prevista proprio l’ineleggibilità. Il suo è un potere d’amministrazione speciale dello Stato che va in deroga pure alle norme in materia d’appalto, come accade con la Protezione civile.
Da parte sua, il diretto interessato ha sempre ribadito che il successivo parere dell’Anac, Autorità nazionale anticorruzione (“Nessuna incompatibilità”), ha reso “ampiamente superato quello dell’Avvocatura”. Tuttavia, leggendo la normativa sui casi d’ineleggibilità sorgono molti dubbi su questa interpretazione. Per tutti questi motivi, sarebbe auspicabile un passo indietro di Croce. A che serve resistere?