Caro diario ti racconto la campagna elettorale ai tempi dello Street Food vista da Donna Sarina….
Ogni mattina, in Sicilia, Nello Musumeci si alza e guarda i resoconti giornalistici per scoprire se un impresentabile delle liste di centro-destra è stato arrestato, indagato o condannato.
Ogni mattina, in Sicilia, Giancarlo Cancelleri si alza e prende carta e penna per scrivere all’Osce, all’Onu, ai caschi blu, e chiedere la quarantena dei siciliani che non votano il M5S.
Ogni mattina, in Sicilia, Fabrizio Micari si alza e prende il pallottoliere per contare quanti candidati sono già passati al centro-destra e quante liste sono state escluse.
Ogni mattina, in Sicilia, Claudio Fava si alza e gusta il caffè sul balcone perché gli bastano gli errori del Pd e di Renzi per aver consenso.
Ogni mattina, in Sicilia, Roberto La Rosa si alza e sa che sull’autonomia, sullo Statuto svenduto a Roma ha ragione ma sa che di questa battaglia sacrosanta non interessa a nessuno dei politici. Men che mai dal 6 novembre.
Così andava in Sicilia ogni mattina ai tempi delle Regionali 2017, ma un bel dì arrivò la lieta novella: a Messina ci sarebbe stato lo Street Food, fiumi di potenziali elettori da non perdere….
All’inizio tutto sembrava procedere con serenità. Tra gli organizzatori, Alberto Palella e Andrea Ipsaro Passione c’era ottimismo “finalmente a Messina si riesce a far qualcosa con il contributo di tutti”.
Di lì a poco scoppiò il pandemonio. A scatenare il caos come Russel Crowe nel Gladiatore fu l’arrivo dei sondaggisti di Demopolis e di Piepoli.
Quando Masia, sollecitato in diretta LA7 da Mentana urlò: “Al mio via scatenate l’inferno” i sondaggisti, armati di taccuini fecero irruzione durante lo show cooking mentre lo chef Caliri stava creando meraviglie, per intervistare i presenti sulle intenzioni voto. I messinesi, interrotti mentre si leccavano i baffi, utilizzarono qualsiasi posata avessero a disposizione per far fuggire a gambe levate i sondaggisti, che alla fine s’ inventarono di tutto, incoronando Caliri governatore non prima però d’aver assaggiato la sua Lollipop di Cassata e avergli chiesto l’autografo.
La tiepida sera di un autunno che sembrava ancora primavera iniziò ad accogliere migliaia di messinesi. All’improvviso il M5S gridò allo scandalo e chiese l’immediato intervento degli ispettori del Gambero Rosso e della Guida Michelen “qui s’inquina l’approvvigionamento approfittando del bisogno di carboidrati dei messinesi”. Testimoni oculari avevano appena beccato alcuni candidati del centro-destra che erano riusciti a saltare la fila negli stand del panino con le panelle e in quello delle stigghiole. Ma c’è di più, altri sostenitori di centro-destra avevano stampato 302 finti ticket con la scritta STRIT FUD, fatto questo che richiese l’intervento delle forze dell’ordine, del Provveditore agli studi e di 12 maestre con penna rossa.
Mentre gli ispettori prendevano le generalità dei saltafila tutti iniziarono a chiedersi dov’era finito il candidato governatore del centro-destra.
Nello Musumeci fu trovato in giacca e cravatta, ultimo della fila allo stand del panino con la porchetta del suino nero dei Nebrodi, impassibile mentre decine di persone gli passavano davanti. Era ultimo della fila da 1 ora e un quarto. “Io rispetto la fila disse- se quelli venuti qui insieme a me col pullman sono scarafoni e falsari di ticket io che ci posso fare? La selezione la doveva fare l’autista del pullman prima di farli salire. E ora scusatemi perché una vecchietta mi ha chiesto di cederle il passo. Ma ho appena scoperto che è Armao travestito con una parrucca.”
I grillini scattavano foto per predisporre un dossier e chiedere alla Bindi un provvedimento di quarantena per gli elettori siciliani che ai sondaggi avevano dichiarato di votare il centro-destra. Il guaio fu che ad un certo punto non si trovò lo stand degli arancini, nonostante gli organizzatori giurassero che fino ad un paio d’ore prima era lì. Il giallo fu risolto facilmente perché si scoprì che era stato spostato poche centinaia di metri più sotto, in via I Settembre, dove si stava tenendo un comizio di Luigi Genovese.
Frattanto Micari, La Via, De Domenico e parte della corposa componente universitaria che affianca il Pd aveva trascorso il pomeriggio a colloquio con gli organizzatori. Quel che li colpiva era il criterio di assegnazione degli stand. Non riuscivano a capire come non ci fosse un’assegnazione di padre in figlio, in nipote, fidanzata, zio, e non si davano pace come mai la Confesercenti affidasse compiti così delicati senza neanche una selezione nella quale il merito diventa un optional. Vi è da dire che, al pari di Musumeci, la componente universitaria del Pd la riconoscevi per il vestito e per come tenevano in mano il panino con le braciole come se fosse portatore sano di microbi e olio, tenendolo a debita distanza. E’ vero, l’abito non fa il monaco neanche allo Street food, ma la mattina successiva c’è stata nelle lavanderie della città un’impennata di giacche, cravatte e camicie, sporche di ragù di suino nero e di coda alla vaccinara.
Un po' di scompiglio si registrò quando a Piazza Cairoli sbarcarono i passeggeri di 2 pullman di Benedetto Vaccarino. I visitatori si guardarono stupiti perché erano convinti di essere diretti all’Ottobrata di Zafferana Etnea ma si ripresero subito alla vista dello stand della pasta fresca col pesto di pistacchio di Bronte. La gioia durò poco perché furono spostati a forza in via I Settembre dove si consolarono con gli arancini.
In un angolo della piazza, tra i cannoli di Irrera e le ciambelle americane nel frattempo si era formato capannello di gente. Intento a gustare tocchetti di salsiccia e patate c’era infatti Carmelo Lo Monte e si era formata una lunga processione per toccarlo e capire se la leggenda metropolitana del parlamentare era una bufala e lui davvero esisteva in carne ed ossa. La notizia fece il giro della piazza perché nessuno voleva crederci e iniziarono a venire elettori anche da Piazza del Popolo. Onorevole ininterrottamente dal 1996, tra Palermo e Roma, leggenda narra che riesca a far perdere le tracce dodici minuti dopo l’avvenuta elezione e, così come alcuni santi, appare solo alla vigilia delle elezioni successive. Stavolta indossava una felpa alla Salvini con la scritta Free Padania e già che ci siamo anche Graniti. Accanto a lui il deputato Ars uscente Pippo Currenti intento a prendere appunti ed a chiamarlo “maestro” perché di fronte a quel cospetto i suoi 3 mandati all’Ars da invisibile apparivano davvero poca cosa.
Frattanto, mentre Fabrizio Micari cercava tra gli stand i suoi alleati che giocano a nascondino da settimane, gli ormai ex candidati della lista Arcipelago esclusa dal Tribunale vagavano con sotto braccio i manifesti ormai inutili. Così come gli arti -fantasma, che quando li amputi ti sembra di averli ancora anche Nicola Barbalace, Tani Isaija, Aura Notarianni, si sentivano allo stesso modo e agli avventori raccontavano quel 6 ottobre da incubo con la trama del film horror “Non chiudete quella porta della Cancelleria”.
Crocetta, in diretta alla nuova Arena di Giletti su La 7 chiese l’abolizione dello Street Food: “Dopo aver chiuso le ex province ora chiudo lo Street Food perché è terra di manciugghia. Anzi, mi lasci andare signor Giletti perché devo nominare un commissario che Palella mi sta antipatico” e andò a cercare Calanna per dargli l’ennesimo incarico.
Cateno De Luca dopo aver coniato la campagna elettorale prendi due paghi uno “Regionali-Amministrative di Messina” decise di portarsi avanti col lavoro con 5 comizi per il 2023 ed il 2032 presentando i candidati sindaco dopo averli prelevati dall’asilo col consenso dei genitori e presentando la sua candidatura a sindaco del Consiglio generale di Villa Arzilla.
In tutto questo pandemonio, caro diario, ti chiederai dov’era Renzi. Questa è una triste storia. In giro col treno per l’Italia aveva fatto approdo a Villa San Giovanni. Qui chiese ai suoi “ora come arrivo a Messina per lo Street Food? Palano Quero e Russo mi aspettano”. Il capostazione gli fece notare che il treno di giorno non attraversa con il traghetto. “va bè prendo il Ponte”, si consolò il Matteo del Pd. “Non c’è, voi un giorno dite sì e un giorno no e un giorno ni” gli risposero, “allora prendo la metromare “ tentò disperato, “A quest’ora visto che è domenica non c’è”, “Allora vado a piedi fino alla Caronte e prendo quella”, disse ormai in lacrime “no dopo che nel 2014, da Presidente del Consiglio hai fatto approvare l’autorizzazione a procedere per l’arresto di Genovese c’è un manifesto con la scritta wanted con la tua faccia su tutte le navi “ “vado a nuoto?”, “no, l’ha fatto Grillo”, “cammino sulle acque?” , “No lo ha fatto Accorinti”.
Fu così che restò a Villa ed in fondo è stato di gran lunga meglio perché se fosse arrivato in Sicilia per attraversarla in treno sarebbe arrivato a Palermo l’8 novembre. A urne chiuse.
Rosaria Brancato