Venti di guerra All’Amam. Termini: “Sono scomodo, ma ho denunciato tutto”

Per l'Amam si sta aprendo una fase difficile e agitata. Il clima all'interno dell'azienda di viale Giostra che gestisce il servizio idrico in città sembra quello della calma apparente che precede la tempesta. E per quanto al momento si tenti di mostrare nervi saldi e tranquillità, è chiaro che sotto la cenere il fuoco è vivo. La scintilla potrebbe anche essere la conferenza stampa convocata oggi dal presidente del Cda dell'Amam Leonardo Termini, che come un fiume in piena ha parlato a ruota libera per oltre un'ora della mala gestione dell'Amam passata, ma in qualche caso anche presente. Appalti, affidamenti, servizi, crediti non riscossi, allacci abusivi, nel calderone c'è di tutto. Termini ha deciso di togliere il coperchio per dire alla città come stanno le cose, perché "l'Amam è una cosa seria ed è della città, quindi i messinesi devono sapere". Pesanti le dichiarazioni del presidente, spalleggiato dalle altre due componenti del Cda. Al tavolo anche il direttore generale Claudio Cipollini che però non era stato informato della conferenza stampa e che è rimasto in silenzio quasi per tutto il tempo, facendo parlare molto di più le espressioni del suo volto. Chiaro e inequivocabile che tra Termini e Cipollini i rapporti siano gelidi. E sicuramente quello che è accaduto oggi avrà degli strascichi inevitabili.

"Sull'Amam sono state dette tante cose, anche strumentali. I fatti di Amam vanno raccontati nella loro interezza" ha esordito Termini iniziando a fare un excursus di quello che è stato il lavoro portato avanti dal Cda che ha presieduto. "Quando abbiamo iniziato abbiamo raccolto le linee dell'amministrazione comunale improntate su legalità e trasparenza e per questo abbiamo iniziato un'opera di moralizzazione all'interno. Cominciamo dai bilanci: nel 2016 abbiamo avuto un utile di 5 milioni e non solo grazie alla transazione con Eni ma grazie al lavoro che abbiamo messo in atto. In questi primi tre mesi del 2018 possiamo dire a gran voce che abbiamo già 7 milioni di utili. Questo è stato possibile in perché siamo eroi, ma perché abbiamo fatto tutto nell'interesse dell'azienda e della città.

Ci siamo resi conto che c'erano problemi che sono stati creati negli ultimi venti anni di gestione. L'Amam è stata violentata. È stata una mammella a cui hanno attinto tutti a proprio piacimento. Abbiamo trovato bilanci viziati da denaro pubblico perso, sprecato, vituperato".

Tanti i riflettori accesi da Termini. In primis sull'annosa questione del recupero crediti. "Questo è il bubbone più grosso dell'Amam. Abbiamo riscontrato anomalie nella gestione del recupero crediti. Fino al 2015 è stato tutto affidato alla Fire che ha gestito il servizio praticamente in regime di monopolio a suon di proroghe e rinnovi arrivando a far accumulare 15 milioni euro di crediti prescritti o non esigibili. Quando abbiamo interrotto i rapporti ha fatto anche un pignoramento di 1,2 milioni sui conti Amam a cui ci siamo opposti. Ma abbiamo denunciato tutto. E se ne occuperanno gli organi competenti”.

Oltre al capitolo Fire c’è poi quello che riguarda la società Progetto Grafica. “Un’altra anomalia molto grave è quella relativa alla società di fatturazione e bollettazione che ha lavorato per Amam dal 1999 all’aprile 2017 sempre a suon di affidamenti diretti, proroghe e rinnovi. Questa società, come la Fire, doveva bonificare l’anagrafe ma non l’ha mai fatto. Doveva fatturare e inviare le bollette, ma avete idea di quanta posta ci torna indietro? Nel 2016 sono rientrate ben 21 mila fatture. Dal 2004 al 2016 sono tornate indietro fatture per 12 milioni di euro. Dal 2017 ad oggi l’Amam ha perso qualcosa come 46 milioni di euro. Ma c’è di più. Progetto Grafica, che adesso è in amministrazione giudiziaria per un’altra vicenda che non riguarda Amam, è ancora in possesso delle chiavi del server e delle fonti di accesso all’anagrafe della società. Noi possiamo gestire nulla autonomamente perché siamo in ostaggio del proprietario di quest’azienda, Claudio Barbera, che continua ad infiltrarsi e a gestire i nostri dati. Questo non ci consente di fare un’opera incisiva sul recupero crediti, qua si lavora con carta e penna perché non possiamo accedere ai dati informatici. Questo signore rivendica denaro ma abbiamo denunciato tutto anche su questo fronte”.

Lettura contatori: altra questione atavica per l’Amam. “Fino a poco tempo fa il servizio veniva affidato ad una serie di cooperative che guadagnavano appalti dai 70 ai 120 mila euro. Ma cosa hanno fatto queste cooperative? Nessuno ha mai fatto una denuncia per allacci abusivi e questo è un danno erariale perché si potevano recuperare cifre importanti. La responsabilità in questo caso è tutta di Amam, sia per il passato sia per il presente” ha detto Termini, volgendo uno sguardo al direttore Cipollini che si è limitato a qualche smorfia di disapprovazione totale.

Tutto questo è finito in una serie di denunce che sono state chiuse con il maxi esposto presentato in Procura martedì: 800 pagine che raccontano vita, segreti e anomalie dell’Amam.

Se qualcuno ha interessi a chiudermi la bocca sappia che non lo permetterò” ha ripetuto a più riprese quando ha parlato delle cooperative che nel tempo sono state puntualmente destinatarie di affidamenti dei più svariati servizi. Un fatto che si starebbe ripetendo anche adesso con gare annullate e rinnovi diretti sempre alle stesse cooperative. “Prima c’erano affidamenti con ribassi del 6% oggi siamo arrivati a 30%”.

“Per quanto riguarda il debito con Enel abbiamo trovato apertura e dialogo che ci ha permesso di fare un accordo per pagare i 31 milioni di debito. Per quanto riguarda invece la concessione della condotta Fiumefreddo vi dico che non ne sapevo nulla fino all’ottobre scorso. E’ vero che c’è stata una diffida a non prelevare acqua dall’aprile 2017 ma non c’è mai stato il rischio che Messina non potesse più attingere acqua. Il Comune ha presentato richiesta di rinnovo della concessione. Un altro rischio riguarda poi l’inadempienza nei confronti dell’Autorità garante per l’energia. Sono venuti qui insieme alla Guardia di Finanza per avere la documentazione che fino al 2015 non era mai stata consegnata, speriamo non ci siano sanzioni ma sono fortemente preoccupato”.

Termini afferma di aver sempre informato l’amministrazione comunale di ogni anomalia rilevata e di aver denunciato tutto agli organi competenti. Ma lascia anche intuire che da parte dell’amministrazione e del direttore generale non ci sia stata sempre stata unità d’intenti: “Qualcuno avrebbe piacere a restaurare il vecchio sistema all’interno di Amam. In passato la politica ha avuto un ruolo importante, questa più che una fonte d’acqua era una diga. Ho anche ricevuto pressioni per il lavoro che ho deciso di portare avanti ma non mi fermo. Martedì ho presentato l’ultimo esposto in Procura, adesso confido nell’operato della Magistratura.

Il direttore Cipollini ha ascoltato tutto senza interrompere mai, poi pungolato dalle domande ha ammesso di aver trovato una situazione da rimettere a posto, ha detto che tante cose sono state fatte, ma tanto altro c’è ancora da fare: “La bacchetta magica non l’abbiamo ancora trovata. Sono arrivato in un’azienda depauperata sotto il profilo delle risorse umane, senza dirigenti, negli ultimi due anni sono state fatte regolari gare per i servizi”.

Ma è chiaro che si cammina su due binari diversi. Perché Termini ha scelto adesso di scoperchiare questo calderone? La sua risposta è stata semplice: “Perché la città deve sapere”. Ma c’è un passaggio di cui non si è parlato in conferenza stampa. Lo scorso 23 febbraio il sindaco ha chiesto a Termini di convocare l’assemblea dei soci per il rinnovo delle cariche. L’amministrazione Accorinti vuole sciogliere questo Cda per nominare un amministratore unico, così come prevede la legge Madia. Forse questo passaggio ha inasprito ancor di più il clima tra Cda e Comune. Ma questo lo scopriremo solo nei prossimi giorni.

Ma è proprio Termini a chiamare in causa lo statuto dell'Amam, quello recentemente modificato dal consiglio comunale su proposta dell'amministrazione Accorinti. All'articolo 16 dello statuto si legge che la società, tenuto conto della complessità organizzativa e del settore di attività in cui opera è amministrata da un Cda composto al massimo da tre componenti. Al rinnovo del Cda la decisione di confermare un Cda piuttosto che un amministratore unico dovrà essere motivata, ma solo al rinnovo. Gli mministratori durano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili. I componenti del Cda possono essere revocati dall'assemblea dei soci, quindi il Comune, in qualunque tempo, salvo il diritto al risarcimento del danno se la revoca avviene senza giusta causa.

Francesca Stornante