Ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera aperta per ristabilire i fatti, la verità, senza fare sconti a nessuno, né al commissario Croce né all’ex sindaco Buzzanca. L’ex assessore comunale ai servizi sociali Dario Caroniti coglie l’occasione dell’annunciato “tramonto” per Casa Serena per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Primo punto, le intenzioni del commissario, secondo Caroniti, erano chiare fin dal principio, tanto che fin dal suo insediamento aveva dato direttive di non accogliere nuovi ospiti, bloccando già a settembre il trasferimento di dieci disabili mentali da una casa famiglia di Aci Sant’Antonio a Casa Serena. “
Non avevo subito compreso perchè bloccare questi trasferimenti a Casa Serena nonostante la possibilità di ottenere così facendo un risparmio di circa 400 mila euro l’anno- spiega Caroniti- Io stesso non ero riuscito a portare a compimento l’operazione a causa della continua rotazione di dirigenti ai servizi sociali (solo nell’ultimo anno ben 4!) imposta dal sindaco Giuseppe Buzzanca e dal suo allora fedelissimo capo di gabinetto Antonio Ruggeri”.
Alla luce delle decisioni del commissario di chiudere la struttura adesso Caroniti comprende il perchè di quel blocco dei trasferimenti dalla casa famiglia della provincia di Catania a Messina.
L’ex esponente della giunta racconta poi quanto accaduto negli ultimi anni nel settore dei servizi sociali, con particolare attenzione alla vicenda di Casa Serena e del mancato adeguamento della struttura alle normative di sicurezza. Caroniti riserva l’affondo al commissario, colpevole di mancanza di bon-ton istituzionale. “Nessuno dal momento della mia decadenza dalla carica di assessore ad oggi- scrive- mi ha mai chiesto che cosa avessi fatto in questi anni e semmai avessi lasciato in sospeso qualche progetto. Evidentemente Croce ha pensato di avere preso il posto di persone non in grado di amministrare né di dare consigli, venendo meno a una regola della pubblica amministrazione che vuole che la nuova amministrazione prenda le consegne da quella uscente, garantendo la continuità”.
Invece di cose da dire e di resoconti da fare l’ex assessore ne aveva eccome, se non altro per aggiornare il commissario su scadenze e procedure in itinere. Un bilancio che però comporta anche un messaggio diretto all’ex sindaco Buzzanca che quando si è dimesso ha dichiarato d’aver completato il suo programma al 99% . A smentire la percentuale è lo stesso Caroniti che evidentemente avrebbe voluto finite quel che era stato avviato, per Casa Serena come per altre vicende.
“ In realtà, e debbo dirlo a scapito di quanto dichiarato da Buzzanca al momento delle sue dimissioni da sindaco- si legge nella nota- il programma riguardante i servizi sociali non si era affatto completato. Erano in sospeso progetti finanziati dalla Regione, dal governo nazionale e dall’Unione europea per oltre tre milioni di euro ,e mi piange il cuore ammettere che sono praticamente rimasti fermi alla data della mia decadenza. Inoltre era in scadenza l’iter per l’avviamento dei bandi della 328 per 14 milioni di euro, finalmente sbloccati, e erano soprattutto in scadenza gli appalti dei servizi sociali, che garantiscono assistenza a oltre 3.000 persone e danno occupazione a circa 500 lavoratori”.
L’ex esponente della giunta aggiunge che era stato anche raggiunto un accordo per cercare di rivedere i livelli occupazionali alla luce della crisi ma era stato studiato anche un sistema per evitare di ridurre i livelli di assistenza. Su Casa Serena era stato avviato un ragionamento diverso a causa della necessità di una ristrutturazione e dell’adeguamento alle normative di sicurezza.
“Nei primi anni dell’amministrazione Buzzanca, si era pensato di risolvere il problema con un mega progetto da fare finanziare all’Unione europea, senza badare agli eccessivi costi,circa 5 milioni di euro, ma già da un anno si era deciso di cambiare strategia, concordando di non rinnovare l’appalto per come lo si era fatto in precedenza. Si voleva invece procedere a un doppio affidamento che avrebbe previsto la ristrutturazione e la gestione, accollando l’onere della ristrutturazione alla cooperativa che avrebbe ricevuto la gestione, che avrebbe goduto negli anni successivi di maggiori somme, per pagare gli interventi edili”.
L’ex assessore si dice amareggiato dalla decisione del commissario di procedere con la chiusura della struttura per risparmiare sulle spese di gestione e del personale. A rischio ci sono non solo un centinaio di posti di lavoro ma lo stesso destino degli anziani ospitati da tanti anni e soddisfatti di un servizio che andava ben oltre la mera assistenza, ma garantiva attività di vario genere.
“Le scorciatoie sono spesso pericolose- conclude Caroniti- L’esito peggiore sarebbe però quello degli anziani che transiterebbero da una realtà in cui ogni settimana si svolgevano attività ricreative e di socializzazioni a quelle sale d’aspetto della morte che sono la gran parte delle case di riposo private. È qui che l’aggravio dei costi sarebbe enorme per l’amministrazione perché si tratterebbe di affrontare i nefasti effetti di un intervento motivato col metro miope dello’economicità senza avere le conoscenze adeguate per riuscire a realizzare l’economicità stessa. L’eccessivo carico di stipendi è il vero problema dell’amministrazione. A pagare il conto non possono essere solo alcuni lavoratori a scapito di altri. Già i lavoratori della Feluca hanno perso il posto. Oggi si parla dei lavoratori di Casa Serena, ma perché dovrebbero pagare loro, quando il buco di bilancio è dovuto alle eccessive assunzioni di Messinaambiente e dell’ATM? Non si tratta di fare una guerra tra lavoratori ma di cercare soluzioni condivise. È difficile farlo con un comune commissariato e durante una campagna elettorale, ma non ci sono altre strade. Messina ha le professionalità per sopravvivere alla crisi. Ha necessità però di quel che finora le è mancato: l’unione delle intelligenze, l’amore per il bene comune e un pizzico di speranza”.
Rosaria Brancato