REGGIO CALABRIA – Si riaccende, su vari fronti, la vertenza Alival.
Venerdì scorso, una delegazione (due uomini e due donne) dei 79 lavoratori del sito reggino di San Gregorio – che entro marzo 2023 dovrebbe chiudere i battenti insieme a quello toscano di Ponte Buggianese, alle porte di Pistoia, coi suoi 71 addetti – è stata ricevuta dall’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova. Monsignor Fortunato Morrone s’è mostrato anche operativamente molto vicino ai lavoratori e al dramma loro e dei loro familiari.
E il presule ha anche manifestato l’intenzione di recarsi in visita pastorale allo stabilimento nella periferia Sud della città. Un gesto forte, a lavorazioni in corso, per manifestare col massimo grado di coinvolgimento la propria solidarietà “fattiva” agli addetti Alival.
Intanto, lavoratori e rappresentanti sindacali – già nei giorni scorsi a colloquio col sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti – oggi a mezzogiorno saranno ricevuti dal metrosindaco facente funzioni Carmelo Versace.
Solo poche ore dopo, nel pomeriggio a Palazzo Alvaro si riunirà il Consiglio metropolitano: potrebbe essere questa l’occasione giusta per esprimere la propria solidarietà alle maestranze anche formalmente, con una mozione o un ordine del giorno varato dall’Assemblea.
Martedì prossimo, 24 maggio, una delegazione degli addetti Alival sarà invece ricevuta a Palazzo della Regione “Jole Santelli” dal vicepresidente della Regione Giusi Princi.
E proprio l’Ente regionale potrebbe essere l’Istituzione-chiave per “spingere” a fondo per l’avvio effettivo di quel tavolo ministeriale che, secondo gli scettici (o realisti?), difficilmente potrà essere concretamente incardinato prima della seconda metà di giugno.
A fronte di tutti questi segnali più che incoraggianti, graviterebbe però sulle teste dei lavoratori una “spada di Damocle” davvero insidiosa.
Fin qui, in effetti, s’era sempre considerata una deadline sostanzialmente primaverile per la possibile chiusura dello stabilimento di San Gregorio – per come il gruppo Nuova Castelli ha prefigurato – e il conseguente licenziamento collettivo di tutte le unità impiegate nelle attività produttive a Reggio Calabria.
Solo che queste attività già oggi sono ridotte al 60%. E che esiste un’altra scadenza, decisamente più ravvicinata, alla quale tutti provano a non pensare.
Dal primo giugno infatti – fra 11 giorni – verrà meno l’importante commessa Coop per la produzione di formaggi a pasta semidura. Una ‘partita’ delicatissima, che purtroppo s’è risolta in negativo; a quanto pare, perché sulla bilancia hanno pesato gli standard meno brillanti di altri siti.
Sia come sia, se la commessa è andata perduta su scala nazionale, il “dramma nel dramma” di San Gregorio è che la realizzazione di formaggi a pasta semidura rappresenta, per lo stabilimento reggino, il 60% dell’intera produzione. Difficile, è una riflessione ricorrente, che malgrado quest’altra “botta” l’azienda continui a mantenere inalterati gli standard occupazionali per poco meno di un anno.