Fabrio Di Cara resta ben saldo sulla poltrona di sindaco. La sua non è più una posizione traballante. Forza d’Agrò non è più in balia di un estenuante evento giudiziario che si è trascinato a lungo negli ultimi anni. A mettere la parola fine ci ha pensato la Corte di Cassazione, respingendo l’ultimo ricorso del suo “avversario”, Nino Bianca. Quest’ultimo sosteneva che il primo cittadino, rieletto nel 2014, fosse incompatibile in quanto il fratello Emanuele ricopre il ruolo di capogruppo di maggioranza in Consiglio comunale. In primo e in secondo grado è stata data ragione a Di Cara. A mettere il sigillo alla contesa ci ha pensato adesso la Cassazione. Non c’è incompatibilità, quindi, tra la sua carica e quella del fratello Emanule, capogruppo di maggioranza. Il ricorso presentato dall’ex capogruppo di minoranza Nino Bianca era stato respinto a novembre dello scorso anno dalla Corte d’Appello di Messina. Il marzo precedente lo aveva rigettato il Tribunale civile (collegio per le cause elettorali).
I due fratelli, ad avviso del ricorrente, sarebbero controllore e controllato. Ma l’incompatibilità, secondo l’interpretazione dei giudici, riguarda solo gli assessori (nominati) e non anche il sindaco (eletto). “Non avevo dubbi sull'esito”, ha commentato il sindaco Di Cara -. La Cassazione conferma la mia legittimità ad essere sindaco di Forza d'Agrò. Ed ha condannato Bianca a pagare 11mila euro di spese che si aggiungono ai 10mila e 500 dell'appello. Purtroppo c'è qualcuno che pensa di poter cercare di delegittimare il sindaco eletto dal popolo a colpi di sentenze. Ringrazio gli avvocati Antonino Gazzara e Salvatore Gentile: a Bianca suggerisco di appellarsi alla Corte europea di Strasburgo”, ha concluso il primo cittadino ironicamente. Annunciando, tra l’altro, che presto farà affiggere un manifesto. Bianca è stato assistito dall’avvocato Antonio Saitta.
Carmelo Caspanello