Politica

Caso Croce, “chi ha il parere dell’Avvocatura lo può trasmettere al presidente Pergolizzi”

MESSINA – Il caso del consigliere Maurizio Croce. Il parere dell’Avvocatura dello Stato è stato acquisito dal parlamentare e segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo. A questo punto, soggetti pubblici in possesso del parere, come il deputato, per leale collaborazione, possono trasmetterlo alla presidenza del Consiglio comunale, in pendenza del procedimento in corso di decadenza. O un consigliere, se lo ha ricevuto dallo stesso parlamentare, lo può “girare” al presidente Pergolizzi, dando un’accelerazione al dibattito nell’aula di Palazzo Zanca. Così, già intorno al 6 o 7 febbraio, il Consiglio potrebbe pronunciarsi sulla base della nuova acquisizione.

Come anticipato da Tempostretto, per l’Avvocatura dello Stato di Palermo, l’ex candidato sindaco del centrodestra è incompatibile, in base alle norme per la prevenzione della corruzione, dato il suo ruolo apicale. E, di conseguenza, è nei fatti ineleggibile secondo il testo unico degli enti locali. Insomma, per l’avvocato dello Stato Marcello Pollara, e il parere è di maggio, Croce non può stare a Palazzo Zanca.

Già attaccato per le sue assenze, sarebbe ineleggibile perché ricopre il ruolo di “soggetto attuatore” per la realizzazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione siciliana. Anche sul tema delle assenze, sebbene il consigliere Croce invii tramite Pec le giustificazioni per l’attività lavorativa, potrebbe aprirsi un nuovo dibattito.

“Se il parere c’è, non è necessario l’onere di acquisirlo da parte della presidenza”

Sottolinea l’avvocato Nicola Bozzo, al quale ci siamo rivolti per chiarimenti sugli aspetti procedurali: “C’è da rilevare che la presidenza del Consiglio comunale non dovrebbe aspettare la formale acquisizione dell’Avvocatura e si potrebbe così accelerare il processo decisionale. Il parlamentare lo ha acquisito sulla base del proprio ruolo pubblico e un consigliere lo può trasmettere alla presidenza. E poi si può deliberare. Non è un procedimento in cui era necessario acquisire il parere dell’Avvocatura. Il parere di quest’ultima offre un impianto logico e giuridico ma i consiglieri non devono attenersi a questo giudizio. Vale il fatto storico: se il parere c’è, non è necessario l’onere di acquisirlo da parte della presidenza”.

Spiega l’avvocato Bozzo: “Quell’atto è a naturale vocazione pubblica, richiesto da un deputato nell’esercizio della sua funzione pubblica, con un interesse per la collettività perché si tratta di un meccanismo della rappresentanza democratica. In ballo c’è l’integrità del Consiglio e quindi l’atto ha una naturale funzione pubblica. E i soggetti pubblici che sono in possesso del parere dell’Avvocatura, per leale collaborazione, la devono trasmettere alla presidenza del Consiglio, che, ripeto, non ha bisogno di un’acquisizione formale. Non si tratta di un atto necessario del procedimento di decadenza”.

Croce: “L’Anac si è pronunciata a mio favore”

Da parte sua Croce tiene a precisare: “Io avevo chiesto un parere al mio legale e la Regione siciliana ne ha chiesto uno all’Avvocatura: in discussione l’interpretazione del decreto legge 39 su inconferibilità e incompatibilità. Però, dopo questi due pareri, opposti, c’è stato quello dell’Autorità nazionale anticorruzione, organo di vigilanza, che si è pronunciata contro la mia incompatibilità. Quindi, il parere dell’Avvocatura dello Stato regionale è stato superato da quello dell’Anac”.

“Altra cosa è il caso politico e la mia eventuale incompatibilità sopravvenuta sul piano giuridico. Su questo c’è una valutazione in corso”, aggiunge l’esponente di Forza Italia. In ogni caso, presto si dovrà pronunciare il Consiglio comunale in modo conforme, dichiarando la decadenza, o non conforme al parere dell’Avvocatura.

Ineleggibilità e incompatibilità: facciamo chiarezza

L’incompatibilità è prevista dalla normativa per la prevenzione della corruzione, valutata dall’Avvocatura dello Stato. Ciò significa che bisogna fare una scelta tra i due ruoli. Altrimenti, si decade. L’ineleggibilità è quella prevista dal testo unico sugli enti locali e deriva dal fatto che i dirigenti apicali dello Stato non possono fare i consiglieri comunali e svolgere altre funzioni di questo tipo. Quando Croce si candidò come sindaco, si era dimesso dall’incarico. Poi è stato rinominato, ed era già consigliere, e secondo un’interpretazione giuridica scatterebbe l’ineleggibilità successiva.

L’avvocatura si è occupata dell’incompatibilità ma la scelta si riverbera sull’ineleggibilità. Tema su cui il Consiglio deve deliberare.