Scoppia la polemica dopo la registrazione mandata in onda durante l'attesa trasmissione Chi L'Ha Visto?. Dimenticando la cornetta aperta e non sapendo di esser ancora ascoltati da Giovanni Grassi, padre di Provvidenza, alcuni dei militari dell'Arma, coi quali l'uomo aveva parlato pochi istanti prima, si lasciano andare a pesanti considerazioni. “Quella è una put… , una zocc… Suo padre un cogl… ”.
Secondo quanto emerso dalla ricostruzione fatta dal programma di Rai3, era l’8 settembre 2013 quando uno dei giornalisti si era recato dal padre Giovanni Grassi per informarlo su una nuova “pista calabrese” da seguire. Una donna, infatti, si era messa in contatto con la trasmissione annunciando di aver visto Provvy in Calabria e che la stessa sarebbe poi stata sequestrata da due uomini pericolosi. Subito dopo la pista venne velocemente abbandonata e ritenuta non possibile, ma quel giorno, non appena ebbe appreso la notizia, Giovanni chiamò la Compagnia dei Carabinieri di Messina che si stava occupando del caso per comunicare quel che era accaduto.
Accanto a lui, durante la chiamata, vi sarebbero stati anche il giornalista Giuseppe Pizzo, le telecamere e i microfoni. Nessuna intercettazione, dunque, ma soltanto una distrazione dei carabinieri che, non appena terminata la chiamata, per un puro sbaglio avrebbero lasciato aperto il telefono.
I microfoni ancora accesi avrebbero dunque registrato tutto quello che venne detto in caserma. Parlando di Provvidenza Grassi, termini quali “putt…” e “zocc…”, mentre in riferimento al padre qualcuno avrebbe sottolineato come avesse sempre “rotto i cogl…” di domenica pomeriggio, nonché a Ferragosto
Mandata in onda, la registrazione ha suscitato l'indignazione generale, anche se non è stato precisato chi avesse pronunciato quelle frasi.
Già ieri sera, in diretta, un maggiore del Comando dell'Arma ha lasciato un messaggio per tutta la famiglia, esprimendo la vicinanza del Corpo al loro dolore.
Intanto le indagini vanno avanti a tutto campo, in particolare proprio quelle condotte dai militari dell’Arma. I rilievi effettuati sembrano lasciare sempre meno dubbi sulla tesi dell’incidente. Sulla Fiat 600 bianca, passata più volte al vaglio, sono emersi diversi reperti che potrebbero risultare decisivi: sotto l’abitacolo, frammenti di parti metalliche e di un segnalatore stradale.
Adesso i Ris stanno cercando di capire se corrispondono a quelli presenti sul viadotto, all’interno della galleria, che da due giorni risulta sequestrata nel tratto finale.
Forse proprio quegli oggetti rinvenuti sotto l’auto potrebbero aver causato la perdita di controllo del veicolo da parte della ragazza, anche se è un’ipotesi che allo stato attuale è ancora prematura da tracciare.
Ai Ris di Tremestieri è anche affidata la prova dirimente, ossia il confronto tra quelli che sembrano i segni dell’auto sul guard-rail e la vernice della Fiat 600 bianca trovata ai piedi del pilone. Prove che, dunque, dovrebbe poter fugare tutti i dubbi sull’incidente.