E' stata una udienza movimentata quella di oggi a Reggio Calabria, l'ennesima del processo a carico della messinese Chiara Rizzo, accusata di aver favorito la latitanza del marito Amedeo Matacena insieme all'ex Ministro Claudio Scajola. A scatenare la bagarre è stata la presenza di un testimone dell'accusa.
Erano le 12,30 e la Presidente della Corte aveva appena dato lettura di un'ordinanza relativa ad alcune eccezioni di utilizzabilità avanzate da tutte le difese. In quel momento l'avvocato Bonni Candido, difensore di Chiara Rizzo, ha preso la parola e fatto notare al Tribunale che all'interno dell'aula, dove stavano ascoltando il testimone Papaleo, era presente un altro testimone della Procura. Circostanza che non potrebbe verficarsi.
A questo punto il Pubblico Ministero ha rinunziato al teste, ma la difesa ha lamentato che tale circostanza si era già verificata ed era già stata censurata in una precedente udienza dall'avvocato Candido, il quale ha invocato i poteri del Tribunale perché intervenisse nei confronti dell'accusa.
Si è quindi sviluppato un accesa discussione tra l'avvocato Candido ed il PM Lombardo. Quest'ultimo ha chiesto la trasmissione del verbale udienza al proprio ufficio e il legale, di contro, ha invece chiesto la trasmissione dello stesso verbale al Consiglio dell'Ordine di Reggio Calabria ed a quello di Messina. Il presidente è intervenuta con autorevolezza ma si è limitata ad aderire ad entrambe le richieste chiarendo che il Tribunale vi dava corso ma senza esprimere alcuna valutazione in merito