Sarà il processo a stabilire se il calcestruzzo utilizzato per allungare i moli Vespri e Colapesce, al molo Porto di Messina, è effettivamente "depotenziato" o meno, o se nella realizzazione dei lavori ci sono state irregolarità di altro genere.
Il Giudice per le indagini preliminari Monia De Francesco ha rinviato a giudizio i vertici del colosso catanese Tecnis e subappaltatori messinesi che fornirono il materiale, insieme ai tecnici coinvolti nell'appalto. Il processo comincerà a metà del giugno prossimo davanti al Tribunale collegiale di Messina.
Le indagini coordinate dal Pm Vincenzo Barbaro, attualmente procuratore capo reggente, sono partite da una irregolarità nel subentro di una ditta estromessa su segnalazione della Prefettura. Poi, però, si concentrarono sulle forniture stesse, e i periti della magistratura misero sotto la lente i risultati dei carotaggi effettuati al porto, concludendo che il calcestruzzo adoperato aveva una portata 4 volte inferiore a quella prevista da progetto.
Sulla base dei risultati, la Procura chiese la sospensione di un anno dei vertici delle imprese coinvolte.
Successivamente il Tribunale del Riesame ridimensonò ulteriormente le ipotesi di accusa, accogliendo i rilievi dei periti dlela Tecnis e dispose la revoca della misura.
Secondo l'impresa catanese i calcoli degli esperti della Procura erano sostanzialmente sbagliati. Alla fine degli accertamenti l'avviso di conclusione indagine fu recapitato a 10 persone e alla stessa impresa.
E cioè i dirigenti del colosso delle costruzioni, Concetto Bosco Lo Giudice e Domenico Francesco Costanzo, l’ex procuratore speciale Daniele Naty e il direttore tecnico Danilo La Piana, Carmelita Fangano, l'architetto Francesco Bosurgi, collaudatore per il Genio Civile opere marittime, Rosario D'Andrea, Fabio Arena, Antonino Giannetto e Vincenzo Silvestro, fornitori del calcestruzzo sotto esame.
Alla fine del vaglio processuale, il GUP ha disposto per tutti il rinvio a giudizio. Truffa e frode i reati ipotizzati.
I lavori di allungamento dei due moli furono appaltati nel 2005 dall’Autorità Portuale e completati nel febbraio 2010: 15 milioni di euro per moli della lunghezza di 455 metri in tutto.
Le indagini sono invece partite nel 2014 dopo una segnalazione sulla Spa di Tremestieri Etneo, capogruppo e mandataria dell’associazione temporanea di imprese comprendente Cogip Srl, Sigenco Spa e Silmar Srl, e delle ditte messinesi Presente Calcestruzzo e Sv Costruzioni, incaricate della fornitura del calcestruzzo.
Nell’estate del 2008 Giannetto rimase coinvolto nella inchiesta "Pilastro" sul clan Mulè di Giostra.
Su input della Prefettura di Messina e dell’Autorità portuale, la Tecnis sostituì la Present con un'altra ditta fornitrice,rivelatasi comunque facente capo al precedente fornitore, ossia quella di Silvestro, nipote dello stesso Giannetto. Da qui i controlli sul materiale adoperato.
La Tecnis è sotto la lente anche della magistratura catanese, che a conclusione degli accertamenti sui pericoli di infiltrazione della criminalià organizzata, ha chiesto la restituzione del patrimonio di impresa "congelato" coi sequestri preventivi. La decisione del Gip è attesa a giorni.
Hanno difeso gli avvocati Alberto Gullino, Tommaso Autru Riolo e Vincenzo Peluso.
Alessandra Serio