177 pagine, previsioni strategiche e finanziarie per i prossimi anni, tanti numeri, cifre, progetti. E’ il Piano industriale di MessinaServizi elaborato e presentato dal direttore generale Aldo Iacomelli. Un piano ormai finito al centro di una diatriba che all’interno della società va avanti da qualche settimana e che si è palesata durante la riunione a Palazzo Zanca tra sindaco, società e sindacati. Il Piano industriale sta alla base della gestione di un’azienda, raccoglie azioni, pone obiettivi, conteggia i costi, organizza il personale. E’ dunque uno strumento fondamentale che però ad oggi MessinaServizi non ha ancora e che è in mezzo ad un braccio di ferro che chiaramente contrappone Cda e direttore generale.
«Non vorrei ritrovarmi in un ping pong tra il direttore generale e il Cda. O sono inidonei entrambi o lo è uno dei due. Questa situazione di stallo non la possiamo più tollerare. Un’azienda così importante non se lo può permettere» aveva detto il sindaco De Luca proprio a proposito della mancata adozione del Piano industriale.
Il presidente Lombardo ha già detto più volte che non è stato approvato perché non prevede l’obiettivo del 65% di differenziata, perché non riorganizza il personale in base alle esigenze dei servizi, perché prevede più costi per manutenzioni che per investimenti. E non ha risparmiato critiche anche sul fatto che doveva già essere stato approvato quando MessinaServizi ha iniziato a lavorare.
Una diatriba a cui si aggiungono le criticità di questi giorni, con una nuova emergenza che sta creando disagi e polemiche e che ha marcato ancor di più la spaccatura tra amministrazione e Cda da un lato e il direttore generale dall’altro.
Ma cosa c’è in questo tanto discusso Piano industriale? Nella terza revisione, arrivata dopo una serie di tavoli tecnici voluti proprio dal presidente ma evidentemente inutili visto che in più di un mese non si è riusciti ad arrivare ad un documento condiviso, c’è la visione della gestione rifiuti targata MessinaServizi secondo il dg Iacomelli. Il punto di partenza è il Piano Aro approvato il 29 giugno 2016 dal vecchio consiglio comunale (VEDI QUI) e poi c’è anche il contratto di servizio che lega MessinaServizi al Comune e che era stato siglato il 27 luglio. Da quelle cifre e da quelle scelte politiche e amministrative compiute per la programmazione del settore rifiuti, si muove il nuovo Piano industriale.
OBIETTIVI DEL PIANO
Avviare un nuovo percorso verso il raggiungimento dei limiti fissati dalle legge nella percentuale di raccolta differenziata, il 65%, e, soprattutto, il raggiungimento del 50% di recupero dei materiali entro il 2019, passando per il primo step del 30% (alla fine di settembre il dato è stato di 23,16% senza ancora nessun investimento, poiché non sono ancora stati stanziati dal Comune gli apporti di capitale minimi necessari per gli investimenti propedeutici al raggiungimento degli obiettivi di legge e delle Ordinanze regionali.
QUALI STRATEGIE PER RAGGIUNGERE IL 65% ENTRO IL 2019?
Il piano prevede il seguente cronoprogramma: Estensione porta a porta commerciale; realizzazione di 6 nuovi Centri di Raccolta Comunali, le cosiddette isole ecologiche, da realizzare nel centro città dove vi è maggiore densità abitativa (Zona sud 1° quartiere, Minissale, San Licandro, Autocentro di Via Salandra, Annunziata). Ridefinizione e completamento del porta a porta utenze domestiche nelle Circoscrizioni 1°e 6°; Estensione nuovo modello PAP nelle Circoscrizioni 2°e 5°(entro il 2019); Realizzazione ecopunto in ogni postazione di cassonetti stradali per la differenziata nelle due Circoscrizioni 3°e 4° fino al passaggio al porta a porta per utenze domestiche (entro il 2020). Estensione nuovo modello porta a porta nelle Circoscrizioni 3° e 4°, andando così a togliere integralmente i cassonetti stradali da tutta la Città di Messina (entro il dicembre 2019).
Si prevede di suddividere il territorio del Comune in 3 aree di servizio, a loro volta divise in ulteriori 12 “zone omogenee” all’interno delle quali ogni team di operatori svolge tutti i servizi base previsti dal contratto di servizio in maniera autonoma ed autosufficiente e sul livello di risultato nel territorio assegnato saranno misurate le prestazioni ed erogati i benefit superando i vecchi metodi.
Per le manutenzioni mezzi è allo studio una sinergia con ATM per utilizzare le officine ed il personale specializzato di ATM integrato dal personale MSBC per superare l’attuale sistema di manutenzioni molto oneroso e di difficile controllo sia di qualità dei lavori sia di contenimento della spesa pubblica.
INVESTIMENTI
Per raggiungere il 65% entro il 2019 servono risorse. Nel piano si legge che il raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata, le risorse finanziarie ulteriori per effettuare gli investimenti necessari determinati nel piano dovranno essere riconosciute dal Comune in TARIFFA a partire dal PTF 2019 per € 1.073.091, nel PTF 2020 per € 2.454.000 nel PTF 2021 per € 2.454.000 con uno stanziamento dei ricavi dai consorzi di filiera funzionali agli investimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi assegnati all’azienda dal Comune.
Quindi, per raggiungere gli obiettivi dell’estensione del porta a porta in tutta la città e garantire il raggiungimento della soglia minima del 65% RD entro il 31.07.2019 è necessario che la Società riceva un aumento di capitale che consenta di investire immediatamente nell’acquisto di mezzi e di strumenti, nella distribuzione degli ausili necessari alla RD (mastelli, bidoni carrellati e sacchetti), nell’attuazione del servizio di raccolta PAP (con aumento della produttività e lavorando su più turni) e nella realizzazione di almeno 6 CCR.
ASPETTI ECONOMICI, PATRIMONIALI E FINANZIARI
Scorrendo le pagine del piano il capitolo dedicato alla situazione economica dell’azienda dice che attualmente i dati di bilancio riportano un utile contabile alla data di euro 858.811,87. Il risultato, per quanto previsionale, evidenzia un equilibrio finanziario tra i costi della gestione ordinaria ed il corrispettivo, ma allo stesso tempo chiarisce l’impossibilità di fare investimenti senza finanza aggiuntiva. Tale finanza aggiuntiva potrebbe provenire da una necessaria capitalizzazione dell’azienda con un contributo in aumento di capitale sociale per patrimonializzare l’azienda con della liquidità diretta dal Socio unico. Inoltre è auspicabile il conferimento delle aree in uso strumentale al servizio pubblico erogato, quali autocentro di via Salandra, CCR di Pistunina, Gravitelli, Tremonti, Giampilieri, Spartà. Questo conferimento in beni strettamente strumentali al core business aziendale andrebbe anche a patrimonializzare MSBC rendendola bancabile cosa che attualmente non è.
I MEZZI
L’autoparco in dotazione alla Società MessinaServizi Bene Comune conta 264 mezzi ed è costituito principalmente da automezzi in usufrutto da Messinambiente, Comune ed ex ATO ME 3. Il parco automezzi più numeroso è quello in usufrutto da Messinambiente ed è composto da circa 200 automezzi, molti dei quali sono in attività dal 1999, con carichi di lavoro di 2/3 turni giornalieri con una media di 4000 ore annue ad automezzo. L’utilizzo è stato ampiamente al di sopra degli standard, con tutto ciò che comporta in termini di eccessivo logorio e relative spese di manutenzione. L’Azienda, per fronteggiare questa problematica e per garantire un parco mezzi efficiente, in modo da non creare disservizi, sta avviando una procedura di gara europea per l’acquisizione di n. 6 spazzatrici e relativo servizio di manutenzione e la pubblicazione di un avviso pubblico per l’acquisizione di n. 4 automezzi a carico laterale.
PERSONALE
Dalla fusione di Messinambiente e Ato3 è conseguita una ripartizione del personale che vede 294 dipendenti impegnati nei servizi operativi, 97 dipendenti nell’area impianti, mautenzione e autocentro, 65 lavoratori alla Piattaforma e centri di raccolta, 55 amministrativi negli Uffici. Costo: 22.855.896 euro.
Proposta di organigramma funzionale
La strategia dell’azienda è quella di fornire servizi di qualità sempre migliore ed incrementare l’efficienza e ottimizzare il rapporto tra dipendenti nei servizi e dipendenti tecnici o amministrativi a supporto dei servizi. Delle attuali 63 unità lavorative impegnate in attività tecnico amministrative oltre a due posizioni dirigenziali, nella nuova organizzazione saranno previste solo n° 36 posizioni in profili tecnico amministrativi oltre a 4 posizione dirigenziali: direttore generale, dirigente servizi, dirigente amministrativo e dirigente tecnico. Le eventuali eccedenze saranno gestite attraverso azioni che guardano per esempio alla verifica dell’età pensionabile, alla riconversione dei profili operativi, alla verifica delle posizioni dei 73 che in questo momento hanno limitazioni al lavoro. Successivamente, in funzione delle esigenze del servizio e dell’organigramma funzionale andranno costituite le 3 aree omogene e le 12 zone omogenee (orientativamente 4 per area) ed individuati i profili necessari per svolgere i servizi nelle nuove modalità per centrare il primo obiettivo del 65% di RD e il 50% RM entro il 2019.
I PROGETTI DEL PIANO
In questo capitolo ci sono numerosi progetti che, insieme ai pilastri che riguardano più specificamente il potenziamento del porta a porta (VEDI ARTICOLO A PARTE), raccontano le novità che MessinaServizi potrebbe sperimentare attraverso questo nuovo piano e nuovi investimenti. Per esempio c’è in programma la realizzazione di un centro di preparazione al riuso che costerebbe 250 mila euro, c’è un progetto di rifunzionalizzazione della piattaforma di Pace per 1,5 milioni di euro, un impianto di trasferenza da 800 mila euro presso l’ex inceneritore di Pace, l’introduzione dello spazzino di quartiere, la tariffazione puntuale che consente di premiare chi davvero fa la differenziata.
Francesca Stornante