Il Covid 19 non ferma la generosa attività del Centro recupero fauna selvatica “Stretto di Messina” struttura di proprietà della Regione siciliana, ma gestita sinergicamente, grazie ad un protocollo d’intesa, con l’associazione Man (Associazione Mediterranea per la Natura) guidata dalle naturaliste Anna Giordano e Deborah Ricciardi.
In cifre, dall’inizio dell’anno sono ben 899 gli esemplari selvatici di avifauna e mammiferi ricoverati nella struttura di località Forte Ferraro, sui Peloritani. Sono invece 497 gli animali liberati, cioè reimmessi in natura, dopo le cure specialistiche e un lungo e complesso periodo di riabilitazione. I dati, resi noti dalla responsabile del Centro recupero Deborah Ricciardi, sono aggiornati al 31 ottobre, ma dalle proiezioni statistiche si può ipotizzare che alla fine dell’anno saranno intorno al migliaio gli animali curati e salvati dall’impegno dell’associazione e dei tanti volontari che si alternano nella struttura, prestando gratuitamente la loro opera.
“Un risultato straordinario – afferma Deborah Ricciardi – soprattutto in considerazione delle oggettive difficoltà in cui abbiamo operato, dovute alla pandemia. Ciò nonostante siamo riusciti a raggiungere i nostri obiettivi anche quest’anno, peraltro nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza antiCovid, salvando da sicura morte centinaia di animali.”
Il Centro recupero è ospitato in una struttura situata nel demanio forestale dei Peloritani, attrezzata per il ricovero, la cura e la riabilitazione della fauna selvatica: ampie voliere e gabbie per la custodia degli animali, una sala operatoria per gli interventi e anche un apparecchio radiografico costituiscono la dotazione tecnica del CRFS. Il Direttore del Centro è Deborah Ricciardi, coadiuvata dal veterinario Fabio Grosso e da numerosi volontari, per lo più giovani laureati nel settore naturalistico e ambientale.
“Le cause di ricovero degli animali – spiega Deborah Ricciardi – possono essere varie, ma principalmente sono dovute a traumi da impatto contro strutture aeree (pale eoliche, tralicci e fili elettrici), recinzioni, automobili. A determinare il ricovero degli animali nel Centro, vi sono anche gli effetti del bracconaggio, le intossicazioni e gli avvelenamenti, i danni da lenze e ami, le cadute dei piccoli dai nidi, i tentativi di predazione da mammiferi domestici (cani e gatti), carenze trofiche per distruzioni di habitat. Il Centro accoglie e custodisce anche gli animali che non hanno problemi di salute, ma che provengono da sequestri giudiziali per illecita detenzione”. Consegnare alle strutture preposte gli animali selvatici ritrovati feriti o in difficoltà è un obbligo di legge. L’articolo 1 della legge nazionale 157/1992 recita infatti: “L’avifauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”.
Chiunque pertanto trovi animali selvatici ha l’obbligo di portarli al Centro o, in alternativa, al Corpo forestale e in generale alle forze dell’ordine, o alla Ripartizione faunistica della Regione siciliana. Quest’ultima, inserita nel Servizio per il Territorio di Messina, guidato dal dirigente Agatino Sidoti, con competenze sul territorio provinciale, è l’organismo che collabora con il Centro recupero per quanto riguarda gli aspetti amministrativi e le autorizzazioni necessarie per il reinserimento in natura. Tra gli animali che più frequentemente pervengono al Centro, da segnalare rapaci diurni e notturni di grande pregio e protetti dalla legge, aironi, migratori di varie specie, gabbiani e altra avifauna minore, piccoli mammiferi e rettili, tartarughe soprattutto. Dopo le cure, gli animali idonei al reinserimento in natura vengono liberati preferibilmente nei luoghi di ritrovamento o di migrazione, previa certificazione medico-veterinaria che assicuri l’immissione in natura di fauna in perfette condizioni di salute. Di recente rapaci notturni curati dal Centro (in particolare Allocchi) sono stati liberati in zone dei Nebrodi adibiti a coltivazione di noccioleti per combattere in modo ecologico l’eccessiva proliferazione di ghiri che tanto danno stanno arrecando ai produttori. I rapaci notturni infatti sono predatori naturali di roditori. Gli esemplari di avifauna che, per le condizioni fisiche, non sono più invece reinseribili nel loro habitat naturale solitamente vengono destinati ad arricchire la fauna del Parco d’Orleans di Palermo per la gioia dei visitatori. Gli esemplari purtroppo deceduti sono invece destinati agli Istituti zooprofilattici per indagini scientifiche e ai Dipartimenti universitari interessati per finalità didattiche.
Vittorio Tumeo