“Vigilate mecum”. Vigilate con me. Il nuovo Vescovo ausiliare di Messina, mons. Cesare Di Pietro, ha fatto proprie le parole che esprimono l’invito rivolto da Gesù ai suoi discepoli nell’orto degli ulivi. Un invito alla preghiera per lottare e vincere contro la tentazione e trovare la forza di compiere fino in fondo la volontà di Dio. E’ il suo motto. Parte integrante dello stemma che accompagnerà il suo mandato episcopale, iniziato ufficialmente in un caldo pomeriggio di inizio luglio nella Cattedrale di Messina con il solenne rito di consacrazione.
L’IMPOSIZIONE DELLE MANI
Momento centrale della funzione religiosa, l’imposizione delle mani, accompagnata dalla preghiera di ordinazione. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, mons. Giovanni Accolla. Consacranti: il cardinale Francesco Montenegro e l’arcivescovo metropolita emerito di Reggio Calabria, Vittorio Mondello. C’erano i Vescovi della Sicilia. C’erano gli amministratori apostolici che hanno preceduto l’arrivo di mons. Accolla alla guida dell’arcidiocesi di Messina: mons. Antonino Raspanti e mons. Luigi Benigno Papa. Mancavano i predecessori di Accolla, mons. Giovanni Marra (per motivi di salute) e Calogero La Piana.
Hanno concelebrato i sacerdoti di tutta l’Arcidiocesi, con la presenza della Comunità del Seminario arcivescovile S. Pio X, dei diaconi, dei religiosi e delle religiose, e dei fedeli laici di tante comunità ecclesiali. La liturgia è stata animata dal Coro diocesano, diretto da Nazareno Di Benedetto (all’organo il maestro don Giovanni Lombardo). In prima fila le autorità civili e militari. Tra essi il neo sindaco Cateno De Luca. E quello di Fondachelli Fantina, Marco Antonio Pettinato, paese d’origine della Famiglia di mons. Di Pietro. Dall’altra parte la prima fila era occupata dai genitori del nuovo vescovo e dalle sorelle.
IL RITO DI ORDINAZIONE
Sono le 18 e 10 quando si ripete l’antico gesto dell’imposizione delle mani sul capo dell’eletto, espressione dell’azione dello Spirito Santo donato da Cristo agli apostoli. Un gesto accompagnato dall’antica preghiera di ordinazione. Sul capo dell’ordinando un libro del Vangelo aperto. Il capo del neo Vescovo è stato quindi unto con il sacro crisma. Gli è stato consegnato il libro dei Vangeli e contestualmente gli è stato messo l’anello al dito. Subito dopo gli è stata posta la mitra sul capo e gli è stato consegnato dall’arcivescovo il bastone pastorale. Le immagini vengono proiettate su due schermi giganti per consentire di vedere anche ai fedeli delle navati laterali. In conclusione il Te Deum e la benedizione all’assemblea impartita da mons. Di Pietro. Nel suo sorriso è racchiusa l’essenza del nuovo vescovo, uomo di cultura e grande umanità. Vicino alla gente e alle comunità religiose prima (attraverso l’Azione cattolica) e dopo dell’ingresso in seminario e dell’ordinazione sacerdotale.
ILPRIMO PENSIERO AI POVERI E AGLI EMARGINATI
Nel suo discorso, di 12 minuti, mons. Di Pietro volge lo sguardo agli ultimi, ai poveri, agli emarginati. Si pone un interrogativo fatto suo dal cardinal Comastri: “Dove agonizza Gesù in questo tempo?”. Il porporato ha osservato: “La divisione in benessere e zone di miseria è l’Agonia di Cristo oggi. Il mondo infatti è composto di due stanze: in una si muore di abbondanza e nell’altra si muore di indigenza”. “Perché non apriamo una porta – si chiede mons. Di Pietro – perché non formiamo una sola mensa? Perché non capiamo che i poveri sono la terapia dei ricchi? Perché siamo così ciechi? In questa perdurante agonia di Gesù nei poveri, nei sofferenti, negli immigrati, nei disoccupati, anche della nostra città, risuona sempre attuale l’invito rivolto dal Signore agli apostoli che gli erano accanto nell’ora suprema del Getsemani: Vegliate con me. Quel Vegliate con me che ho scelto come motto episcopale. Allora rimase disatteso. Riuscirò a non assopirmi?”.
IL PENSIERO SPECIALE A MONS. MARRA
Un pensiero speciale va “ad un grande assente, mons. Marra. Devo molto – ha detto mons. Di Pietro – alla sua paternità e alla scuola del suo servizio pastorale”. Ed un “pensiero filiale all’arcivescovo La Piana, al quale auguro ogni desiderato bene”. Le linee guida della sua missione, il nuovo vescovo le ha racchiuse nello stemma, in cui campeggia la Croce, simbolo per eccellenza della fese, rappresentata in forma latina e radiosa, tipica dell’emblema dell’Azione Cattolica, alla quale mons. Di Pietro ha legato gli anni della sua giovinezza. La Croce si trova al di sopra di due branche di ulivo, simbolo di quella pace che deriva dall’incontro con Cristo. Tra i due rami d’ulivo c’è un rametto di nocciolo, che richiama Fondachelli Fantina, paese di origine della famiglia.
IL RICHIAMO ALLA CITTA’ DI MESSINA E LA DEVOZIONE A MARIA
Nella parte destra dello stemma c’è il richiamo alla città di Messina in cui mons. Di Pietro è nato ed ha esercitato il ministero sacerdotale e svolgerà il servizio episcopale come Vescovo ausiliare. Il richiamo è dato al mare che abbraccia la città, al di sopra del mare, una composizione richiama la Madonna della Lettera, Patrona di Messina alla quale mons. Di Pietro è molto devoto come ogni suo concittadino. E’ Lei, la Madonna, che ha invocato il presule nel suo discorso: “Perché insieme a lei e a tutti voi – dice rivolgendosi ai fedeli – io possa essere un pastore attento e vigilante. Nella fiduciosa certezza che Cristo è il primo a vegliare su di me. Il custode della Chiesa che non si addormenta e non prende sonno”.