Una politica di disimpegno continua, mascherata da riorganizzazione del proprio servizio all’utenza. La denuncia della Cisl di Messina e della Federazione dei Lavoratori Postali della Cisl segue quella di qualche giorno fa, quando la segretaria provinciale del Slp Cisl, Gisella Schillaci, aveva reso noto la chiusura degli uffici postali sul territorio provinciale.
Oggi, Tonino Genovese e Gisella Schillaci rilanciano scrivendo al Prefetto e coinvolgendo i sindaci dei Comuni interessati alla chiusura degli uffici postali. La Cisl intende così portare a conoscenza il piano industriale di Poste Italiane che rischia di avere un impatto negativo nei confronti delle comunità locali.
“Si vuole – scrivono Genovese e Schillaci – razionalizzare ulteriormente la presenza degli Uffici postali sul territorio concentrandola nelle zone più redditizie con la chiusura definitiva di 450 uffici postali sul territorio nazionale e di ridurre l’apertura per circa altri 600 con un totale di oltre 1000 interventi”.
Nella nostra provincia significa la chiusura di ben 13 uffici (Altolia, Cumia, Pezzolo, San Saba, Pellegrino, Scala, Valdina, Serro, Protonotaro, Soccorso, Campogrande, Cattafi, Fiumara) mentre per San Filippo Superiore, Roccafiorita, Saponara, Alicudi, Bafia e Condrò si prevede una ulteriore razionalizzazione, cioè riduzione di giorni di apertura al pubblico, a partire dal mese di aprile.
“Ma questo piano – spiegano ancora Genovese e Schillaci – riguarda gli anni 2013 e 2014, a cui dovranno seguire ulteriori chiusure e razionalizzazioni per gli anni successivi. Il destino di tanti uffici postali della provincia è gestito dalle strutture centrali di Roma, senza tenere conto delle realtà geografiche e sociali territoriali, con un modello verticistico che non lascia spazio ad accordi o flessibilità a livello locale. I piccoli Comuni della provincia – proseguono il segretario generale della Cisl messinese e la segretaria del Slp Cisl di Messina – che già vivono momenti di grande difficoltà economica, al pari dei cittadini, sono vittime sacrificali di una logica improntata al puro e semplice pareggio di bilancio. Stiamo assistendo a un progressivo abbandono del presidio del territorio, in area cosiddette ‘diseconomiche’ da parte di Poste Italiane, dimenticando la funzione ‘sociale’ degli uffici postali, rimasti l’unico punto di riferimento, per le fasce sociali più deboli, per il ritiro della pensione, per effettuare pagamenti, per spedire e ritirare la corrispondenza. Ciò, dimenticando che in tanti piccoli centri distanti da altre realtà abitative non esistono alternative di alcun sorta per i cittadini residenti, vista l’assenza di sportelli bancari”.
Le preoccupazione e le perplessità del sindacato sono anche per il risvolto occupazionale che si registrerà sul nostro territorio a causa delle pesanti ricadute che di verificheranno.