I casi sono due. O il Festival di Sanremo si autoconsidera alla stregua di una qualsiasi sagra a carattere provinciale-regionale, e in questo caso non dovrebbe essere Rai Uno a trasmetterlo ma l’apposito canale ligure di Rai Tre. Oppure siamo noi siciliani a non aver capito nulla, siamo sempre i soliti, quelli che ci piangiamo addosso, e “…i cittadini di serie A e di serie B”, e “…siamo figli di un dio minore…”, eccetera eccetera. E forse non abbiamo capito che per certe cose l’Unità nazionale è solo una bella frase da sventolare insieme ad un tricolore fine a se stesso. Ieri sera, al festival dei sermoni celentaniani e delle farfalline da “vedo e non vedo” (più “vedo” che “non vedo”) stile commedia all’italiana, abbiamo avuto un nuovo esempio di Italia “diversamente alluvionata”. Vade retro vittimismo, per carità, ma un po’ scoccia sapere che il “festival della musica italiana”, fenomeno di costume che piaccia o no ferma il Belpaese televisivo per una settimana, che costa quel che costa anche per i suoi superospiti strapagati (adesso Celentano chiederà di chiudere anche Tempostretto…), strapagati grazie a quel balzello annuale chiamato canone, insomma, scoccia che lì, sul palco dell’Ariston, trovi spazio una solidarietà a metà. Bel gesto quello di promuovere, tra una canzonetta e i bizzarri occhiali del duo Morandi-Pellegrini, una raccolta fondi per gli alluvionati della Liguria. Brutto, bruttissimo gesto quello di dimenticare gli “altri” alluvionati, i “diversamente” alluvionati, quelli della Sicilia, della zona tirrenica, di Saponara dove ancora si piangono cinque morti.
Già ieri sera su Facebook il deputato nazionale del Pdl Enzo Garofalo ha annunciato che chiederà chiarimenti alla Rai. Giusto farlo, la Rai è di tutti, il canone lo paghiamo pure quaggiù. Ma a prescindere dalla risposta, come si dice?, rimane il gesto. Per Giuseppe Laface, coordinatore provinciale di Fli, «anche il Festival di Sanremo coltiva il pregiudizio territoriale. Ieri sera abbiamo assistito all’ennesima messa in scena dell’ormai consolidata e sciagurata telenovela che rappresenta in modo partigiano, fazioso e prevenuto anche le tragedie territoriali che interessano il nostro Paese. Il Festival della canzone che rappresenta universalmente l’Italia, degradato a strumento di “promozione” partigiana della tragedia. Lo abbiamo detto più volte, lungi da noi voler andare contro le popolazioni alluvionate della Liguria, della Toscana e di qualsiasi altra zona del Paese, che meritano rispetto, solidarieta’ ed attenzione, riteniamo inaccettabile che il servizio pubblico si occupi in modo cosi fazioso e pregiudiziale solo di una regione. Sarebbe bastato dire un aiuto per le popolazioni alluvionate della Liguria, della Toscana e della Sicilia». Già, sarebbe bastato poco. Mica si chiedeva la luna. Come, ad esempio, emettere dopo quasi tre mesi l’ordinanza di protezione civile per sbloccare i fondi per Saponara e dintorni. Mica si pretendeva un così sacrosanto provvedimento…