I numeri sono drammatici, ogni saracinesca che si abbassa è una ferita in più. I dati ci raccontano di 3mila 994 aziende che hanno chiuso battenti nel 2016, di cui 1.459 a Messina. Numeri che raccontano una città che muore e che non offre più prospettive occupazionali ai giovani.
“Il dato è allarmante – afferma Carmelo Picciotto , presidente Confcommercio– perché dimostra come il nostro sia un territorio estremamente fragile, sul quale le aziende esistenti non riescono ad attecchire. Complici scelte politiche scellerate e l’assenza di una governance alla Camera di Commercio di Messina, dove fino a qualche anno fa si stava tentando di spogliare la nostra città dell’ennesimo presidio funzionale all’economia del territorio. Indubbiamente, le politiche economiche e del lavoro della Regione non favoriscono la ripresa del nostro territorio, che si è trasformato in un campo di battaglia, dove ogni anno di registra un bagno di sangue in termini di chiusure delle aziende”.
Questo periodo di confusione elettorale secondo il presidente della Confcommerio non aiuta il settore, per non parlare della gravissima situazione di quegli imprenditori che, con l’acqua alla gola, sono costretti a ricorrere ai prestiti per salvare le aziende.
“A Messina è necessario mettersi in rete per fare ripartire l’economia visto che è accertato che i posti di lavoro si creano all’interno delle imprese che in questo momento stanno segnando il passo- prosegue Picciotto- Chiediamo ancora una volta all’amministrazione comunale di Messina, distratta dalla mozione di sfiducia, di mettere al centro dell’agenda politica le aziende, cosa che non è accaduta fino ad ora, nonostante i ripetuti appelli di Confcommercio”.
R.Br.