"L'amore bugiardo - Gone Girl", il ritorno al thriller di David Fincher

“L’amore bugiardo – Gone Girl”, il ritorno al thriller di David Fincher

Tosi Siragusa

“L’amore bugiardo – Gone Girl”, il ritorno al thriller di David Fincher

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lunedì 22 Dicembre 2014 - 05:26

Sulla rotta della decima musa: l'acclamato autore di "Fight Club" e "The Social Network" firma un film dalle atmosfere hitchcockiane con un'intensa interpretazione di Ben Affleck e Rosamund Pike. Impressioni a cura di Tosi Siragusa.

Il lungometraggio di David Fincher, in questi giorni in programmazione anche a Messina, proviene dalla sezione “Gala” del festival del Cinema di Roma ed ha già avuto entusiastica accoglienza ai botteghini inglesi ed americani: Rosamund Pike e Ben Affleck impersonano una coppia tormentata, ove lei sparisce (all’inizio della storia) al quinto anniversario di nozze, lasciandosi dietro scie di sangue e un diario, al quale affida – sembrerebbe – i pensieri e le ossessioni maturati nel corso della sua storia d’amore, descrivendo a tratti il compagno come un manipolatore.

Il Fincher della serie “House of Cards” e di “Fight Club”, in questo thriller nero, hitchcockiano, ove la storia è tratta dall’omonimo bestseller di Gillian Flynn (Rizzoli), che ne è anche sceneggiatore, propone delitto e mistero in un matrimonio scandito da rituali seriali (anniversari conditi da cacce al tesoro fantasiose), entrato in forte crisi e ove aleggia il disturbo mentale. Il punto di forza del film è proprio la sua costruzione difficile ed esaltante (solo, a volte, troppo prolissa), che riesce a tenere lo spettatore col fiato sospeso in una girandola infernale di bugie, doppie identità, narcisismo, violenza, tradimenti e costante perversione. Vi è grande attenzione al carattere dei personaggi che si scontrano con il loro lato oscuro, in situazioni al limite e sembrano non trovar mai pace. La scelta di dettagli puntigliosi contribuisce a renderli moderni eroi negativi. La star femminile del momento, già vista in particolare ne “La versione di Barney”, è intensa e credibile anche nelle scene più efferate e la sua Amy, misteriosa dark lady, è ben resa in ogni sfumatura e contraddizione, attraente e respingente in uno, confusa e complicata e totalmente fuori controllo, mentre continua però ad avere grandissima considerazione di se stessa. I genitori (con una madre protagonista della scena) ed il marito – quest’ultimo in particolare preso di mira da un circo mediatico reso magistralmente – vivono platealmente la disperazione provocata da quella scomparsa. L’interprete maschile di Nick, un Ben Affleck in stato di grazia, dal fulgido sorriso, appare a suo agio nel ruolo di questo marito sofferente ma ambiguo, inquieto, a tratti infantile, poi ancora dolente e di nuovo braccato, cupo e strumentalizzato quando la sua gentilezza ed il suo particolare modo di fare sono usati come arma impropria contro di lui. Nick ci fa cadere in trappola, ma alla fine siamo tutti con lui. Bello anche il personaggio della sorella gemella, in totale simbiosi con quel fratellone che gigioneggia, nonostante sia in bilico sul baratro. Si inscena una vivisezione della coppia, fra tormenti ed estasi, in quella sanguinosa battaglia che è l’amore. La bolla incantata si è spaccata e ogni momento di quella storia inizialmente magica fra il giornalista e la scrittrice, entrambi molto noti, va in frantumi, sotto il peso della sfiducia, della guerra di parole, della pesante negatività, nonostante il desiderio ancora permanga. Quell’amore fusionale è via via corroso dalla perdita del lavoro e connesso status sociale dell’uomo, nella dura realtà newyorchese e dal conseguente trasferimento nella cornice di un ristretto Missouri. Ognuno dei due sembrerebbe andare per la propria strada, ma entrambi non riescono a perdonarsi quel tradimento. Ed è guerra feroce. Resta – e non troppo sullo sfondo – l’amara constatazione che il matrimonio – e la vita stessa – sia duro lavoro e che ognuno di noi abbia al suo interno una molteplicità di voci.

C’è molta suspence in questo film psicologico fino al sorprendente finale, in realtà costruito fin dalla prima immagine. I personaggi compiono scelte molto discutibili e ciò potrebbe indurre – a tratti – a giudizi di forte scorrettezza e anche di riprovevolezza, se non si generasse una sorta di catartico esercizio, quasi di identificazione, liberatorio per lo spettatore anche nei confronti di quella vendicatrice lucida e sempre attenta a ogni dettaglio. Il titolo in italiano rimanda ad un ossimoro, ma la contraddizione calza perfettamente alla storia. Musica, fotografia e scenografia sono componenti non di particolare spicco, ma che interagiscono egregiamente nella resa del prodotto finale.

In programmazione presso il Multisala Apollo di Messina dal 18/12, con orari 18.15 e 21.15

Voto: 7,5

Tosi Siragusa

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