I patiti del genere conoscono bene la passione che Sir Kenneth Charles Branagh nutre per il mondo Shakespeariano, una passione che professionalmente lo lega a doppio filo a quel mondo, tanto nella carriera attoriale quanto in quella da regista, al punto da essergli valsa l’appellativo di “reincarnazione vivente” del leggendario poeta di Stratford upon Avon. Quest’anno, l’attore, regista e sceneggiatore nordirlandese, ha lanciato la prima stagione teatrale della compagnia di cui è fondatore, la Branagh Theatre Company. Si tratta di una rassegna d’eccezione, che vede coinvolti artisti del calibro di Judi Dench e Derek Jakobi. Tuttavia, il particolare più stuzzicante, perlomeno per il pubblico italiano, è che grazie alla collaborazione con Nexo Digital tre degli spettacoli in cartellone sono stati pensati per essere trasmessi nei cinema italiani, attraverso un esperimento di fusione tra cinema e teatro che davvero ha dell’incredibile.
Dopo il successo ottenuto con la proiezione de Il racconto d’inverno, ripreso dal vivo dal Garrick Theatre di Londra, la mini rassegna cinematografica prosegue con un altro classico intramontabile, ancora di Wiliam Shakespeare: Romeo e Giulietta, diretto da Rob Ashford e Kenneth Branagh, con Richard Madden e Lily James nei panni dei protagonisti.
Come sempre la potenza del testo originale ne conserva l’autenticità, anche a distanza 400 anni.
“Ho dedicato tutta la mia vita al tentativo di far rivivere le opere di Shakespeare in una forma che ne esaltasse l’attualità senza svilirne la poesia”, ha rivelato Branagh, e sembra proprio esserci riuscito. L’opera ci arriva fedele, nonostante la scelta di ambientarla nella Verona degli anni ‘50 come omaggio a La dolce vita di Fellini. Ma è una citazione che si limita alla scelta dei costumi. Per il resto i protagonisti duellano a suon di fioretto e tutto rientra nell’atmosfera tradizionale. La dolce follia dell’innamoramento adolescenziale risulta autentica e tutt’altro che grottesca, se pure inscenata da due interpreti ben lontani dalla giovanissima età assegnata da Shakespeare agli sfortunati amanti. La sinergia tra i due è lampante. Brillante Meera Syal nei panni della nutrice ed Imperdibile Derek Jakobi nei panni di un Mercuzio maturo, tragicomico viveur ispirato, ha rivelato il regista, alla figura di Oscar Wilde.
L’unica pecca è forse l’aver scelto di estendere il bianco e nero anche alle battute iniziali della proiezione, prima dell’inizio della pièce, impedendo così gli spettatori di godere a pieno delle bellezze architettoniche della splendida sede offerta dal Garrick Theatre.
Laura Giacobbe