Ritorna Michale Moore con un documentario incentrato sulla sanità americana; il precedente lavoro, Fahrenheit 9/11, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2004 , risulta caratterizzato da troppo fervore e presa di posizione, armi utilizzate dai detrattori per diminuire il valore del film; in questa nuova opera l cineasta usa al contrario una visione obiettiva, schietta e a volte sarcastica al punto giusto di come l’America sia l’unico paese industrializzato ad avera la sanità privata, una sanità fatta da lobby potenti che decidono chi e come si debba curare, con l’unico scopo di accrescere il proprio patrimonio evitando tutte le spese ospedaliere possibili, utilizzando qualsiasi escamotage legale e non e negando la copertura assicurativa a chiunque abbia precedenti clinici tali da indurre a grosse spese ospedaliere future.
Il punto di forza del documentario, personalmente il più riuscito finora, sta nell’analizzare la situazione non dal punto di vista degli americani privi di assicurazione, discusso marginalmente ad inizio film, ma affrontando l’argomento esplorando casi di persone con assicurazione parziale e completa; inquietanti alcuni casi, quali l’uomo che ha dovuto scegliere se farsi riattaccare il medio per 60000$ o l’anulare per -soli- 12000$ o la bambina con la febbre alta cacciata dall’ospedale in quanto la compagnia assicuratrice non autorizzava le cure mediche in quella struttura e morta successivamente, trasportata con ritardo e noncuranza all’ospedale della compagnia in questione.
Attualmente Michael Moore risulta indagato dalle autorità Usa per aver violato l’embargo verso Cuba, avendo organizzato un viaggio per far curare i soccorrittori volontari dell’11 Settembre 2001,ai quali in America hanno negato le cure necessarie per stabilire e curare i loro problemi clinici adducendo le più svariate scuse; toccante la scena di un paramedico costretto ad usare da quel giorno due inalatori al mese, pagati negli Stati Uniti alla -modica- cifra di 120 dollari e ottenuti a Cuba per la cifra di 5 centesimi.
Un documentario di grande impatto,imperdibile, che dovrebbe smuovere le coscienze e farci capire come la privatizzazione della sanità, che dovrebbe essere garantita a tutti ed in ugual misura, sia una meschinità, un modo ignobile di fare arricchire grosse compagnie multinazionali.