Palazzo Zanca è ancora senza bilancio di previsione 2015 e Messinambiente annaspa. Per la società di via Dogali non c’è pace e la disastrata gestione economico-finanziaria del Comune rischia di affossare ancor di più la partecipata che si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti in città. I servizi arrancano, gli stipendi che dovrebbero essere corrisposti entro i primi quindici giorni del mese naturalmente non sono ancora stati pagati, ma quel che è peggio è che per questo mese di marzo Messinambiente dovrà fare i conti con 1 milione di euro in meno in cassa. A causa della mancanza del previsionale, infatti, il commissario liquidatore Giovanni Calabrò ha dovuto apprendere che la fattura di questo mese ammonterà a 1.200.000 euro, una somma che basterà a malapena a pagare gli stipendi dei lavoratori. Messinambiente però non è solo uno stipendificio. E’ la società che deve assicurare uno dei servizi essenziali più importanti per la vivibilità della città, servizio che i messinesi pagano profumatamente con una Tari che per il 2015 ha sfondato il tetto dei 45 milioni di euro. Calabrò però non può far altro che alzare le braccia. “Stiamo cercando di fare tutto il possibile con le somme che il Comune ci mette a disposizione, ci hanno assicurato che ieri è stato emesso il mandato di pagamento e quando i soldi compariranno sul conto di Messinambiente la priorità saranno gli stipendi. Ovviamente quella cifra non è sufficiente per sostenere tutte le altre spese della società quindi cercheremo di andare avanti ottimizzando servizi e risorse” spiega Calabrò che nonostante tutto cerca di non perdere l’ottimismo anche se negli ultimi tempi è andato spesso a battere i pugni sui tavoli del Comune perché la situazione è ormai insostenibile. A Messinambiente infatti fino al mese di dicembre entravano in cassa ogni mese circa 2,3 milioni di euro. Poi, in mancanza del bilancio, la somma era scesa a 1,9 milioni, un taglio che aveva già creato le prime difficoltà soprattutto con i fornitori della società. Adesso però con 1,2 milioni fare i conti sarà davvero quasi impossibile. E così Messinambiente continuerà ad accumulare debiti, sotto assoluta responsabilità del Comune che non riesce a mettere la sua partecipata nelle condizioni di operare e che fino ad oggi non è riuscito neanche a virare la sua rotta sul fronte rifiuti chiudendo una società ormai collassata per ripartire da zero con il progetto della Multiservizi.
Con un budget così limitato, spiega Calabrò, è il servizio che rischia di subire le conseguenze peggiori: “Da tempo abbiamo non poche difficoltà con i fornitori e senza le somme necessarie non possiamo più acquistare i pezzi di ricambio per i mezzi, quasi tutti obsoleti, andremo incontro a difficoltà nell’acquisto del carburante, non possiamo fare uscire i mezzi dalle officine”. I fornitori infatti battono cassa e Calabrò ha espressamente chiesto all’amministrazione e al sindaco Accorinti di spendersi in prima persona e spiegare direttamente a loro quali sono le difficoltà chiedendo un po’ di pazienza e un pizzico di fiducia. E’ ovvio però che le buone intenzioni e le belle parole non bastano quando di mezzo c’è una società che continua a collezionare problemi economici e difficoltà.
Come se non bastasse Calabrò si è trovato obbligato a chiedere l’aiuto di una società esterna per il trasbordo dei rifiuti alla piattaforma di Pace e il trasporto in discarica. E così è tornata la Seap che ha fornito quattro mezzi a Messinambiente ma che ovviamente avrà un costo extra da sostenere. La stessa società dei tempi di Di Maria e poi di Ciacci. Segno che passa il tempo, cambiano i nomi, ma alla fine in via Dogali le cose sono sempre le stesse: “Spero che questo affidamento esterno duri non più di 15 giorni. Su 9 autoarticolati ce ne sono rimasti 6 e al momento non abbiamo la possibilità di sistemarli. Avevo chiesto al Dipartimento Ambiente 200 mila euro per acquistare due mezzi ed evitare di doverci rivolgere all’esterno ma in questo momento il Comune non è in condizione di sostenere questo investimento. Quindi si è rivelato obbligatorio dover richiamare la Seap altrimenti i mezzi di raccolta che portano i rifiuti a Pace sarebbero rimasti fermi alla piattaforma perché non avrebbero trovato gli altri mezzi su cui avviene il trasbordo per poi partire verso la discarica di Motta”. Quindi alla fine sarebbero saltati i servizi. Tutto questo perché nel frattempo è scaduta anche l’autorizzazione che consentiva lo stoccaggio dei rifiuti a terra all’interno dell’impianto di Pace, quindi la spazzatura raccolta può solo essere trasferita da un mezzo all’altro.
Il solito circolo vizioso che questa amministrazione non è riuscita a spezzare e che anzi sta alimentando sempre più, questa volta a causa dell’immane ritardo sull’approvazione del previsionale.
Ovviamente da qui dipende anche l’avvio del grande progetto di raccolta porta a porta. C’è un proverbio che dice che senza soldi non si canta messa. A quanto pare però non si raccoglie neanche la spazzatura.
Francesca Stornante