“Il dissesto è nei fatti, non è una scelta politica, anche se avrà un forte impatto politico. Ed è un problema strutturale perché non dipende da un debito ma da una legge dello Stato, ovvero l’obbligo al prelievo forzoso”.
Più che un prelievo forzoso è un salasso quello che dal 2015 impone a tutte le province italiane di versare allo Stato cifre spaventose. Nel nostro caso su 62 milioni di euro che rappresentano il bilancio dell’ex Provincia il prelievo forzoso delle somme incassate per le RC Auto dei messinesi è pari a 28 milioni di euro l’anno. Ne restano in cassa 32 milioni dei quali 30 sono destinati alle spese del personale. Con i 2 milioni di euro restanti neanche la Fata Turchina potrebbe sopperire ai costi derivanti da quelle competenze rimaste alle ex Province, ovvero strade provinciali, istituti superiori, assistenza trasporto disabili solo per citarne alcune.
Il commissario del Consiglio Metropolitano Filippo Romano ormai agli sgoccioli di un incarico che risale all’estate del 2013, ha firmato un atto d’indirizzo che è la sintesi delle decine di missive trasmesse negli anni scorsi. In realtà ad avviare l’iter per il dissesto deve essere il sindaco Metropolitano che si è insediato nell’estate 2016, ovvero Accorinti che però, coerente con quanto più volte dichiarato, non è per nulla entusiasta di questa poltrona. A differenza di Orlando e Bianco, sindaci Metropolitani di Palermo e Catania che hanno protestato dopo l’approvazione all’Ars nei giorni scorsi della norma che annulla l’automatismo sindaco del Comune capoluogo-sindaco metropolitano, si è detto d’accordo con la scelta dell’Assemblea.
Per norma non spetterebbe al commissario del Consiglio Metropolitano quindi avviare l’iter di un dissesto che è nei fatti, e proprio per questo Filippo Romano ha predisposto un “atto d’indirizzo”, una scelta probabilmente più “politica” di quanto non appaia, ma necessaria visto il perdurante silenzio di Accorinti sul tema.
Romano ha voluto mettere nero su bianco una situazione dalla quale non si può tornare indietro. La decisione politica spetta all’organo politico, che in questo momento è Accorinti.
“In questo momento non si può approvare il bilancio 2017- spiega Romano- E non a causa di un debito straordinario, ma di un problema strutturale che si protrarrà anche negli anni successivi, sin dal 2018 quando entrerà a regime. Non è una tegola improvvisa. In Sicilia ai tagli del governo si sono aggiunti alcuni elementi: il mantenimento di alcune funzioni e competenze e la mancata riduzione del personale attraverso procedure di mobilità e pensionamenti”.
Mentre lo Stato preleva (a proposito ma dov’erano i nostri deputati mentre il Parlamento approvava il salasso?), la Regione taglia i contributi, a restare pressocchè stabile è il numero dei dipendenti. A Messina si è riusciti attraverso la mobilità e pre-pensionamenti a ridurre di appena 200 unità il personale.
“Ringrazio veramente tutto il personale che è stato straordinario in questi anni nonostante le difficoltà che ancora perdurano. Pensate che neanche le somme per i progetti del Masterplan o per la riqualificazione delle periferie sono state sbloccate con conseguenze gravissime. Abbiamo 500 cantonieri che fanno i salti mortali per garantire i servizi. Abbiamo azzerato le consulenze, la situazione economica è tale che non consente altre scelte se non il dissesto. Se non viene dichiarato adesso sarà la Corte dei conti a farlo, come già accaduto in altri casi”.
In realtà, dopo la bocciatura della riforma delle ex Province non sarà neanche Accorinti a gestire la “patata bollente”, ma il futuro commissario straordinario.
In seguito alla norma che ripristina le elezioni dirette e boccia la Riforma Crocetta-Giletti, decadranno nei prossimi mesi i 3 sindaci Metropolitani e i presidenti dei Liberi Consorzi e dovranno essere nominati nuovi commissari che reggeranno gli Enti intermedi fino alle elezioni della primavera 2018.
“Ho già detto al governatore che non accetterò alcun nuovo incarico da commissario straordinario- prosegue sgomberando il campo da ogni polemica- Saranno altri a gestire questa fase. Io sono stato nominato vice vicario prefetto a Siracusa e quest’incarico non è compatibile, sotto il profilo dell’impegno temporale necessario, con un ruolo che richiede una presenza quotidiana in un momento delicatissimo”.
Fino agli anni scorsi il bilancio dell’ex Provincia era di 91 milioni di euro e solo dopo il prelievo forzoso è sceso a 62 milioni, cifra destinata ulteriormente ad abbassarsi nel 2018. Senza ossigeno ma con la necessità di operare interventi nel territorio non c’è altra strada, chiarisce. E il disastro, se non s’inverte la rotta riguarda tutti gli Enti Intermedi. “E’ un fatto non rimediabile a meno che non intervenga la politica”.
L’atto d’indirizzo, (allegato in download) è un messaggio chiarissimo agli organi politici. Difficile che lo colga Accorinti, che a Palazzo Zanca, nonostante in campagna elettorale avesse dichiarato “il dissesto è nei fatti”, ha cambiato idea dopo essere stato eletto. Il fatto che decadrà da sindaco Metropolitano nei prossimi mesi è un incentivo in più a non avviare l’iter. Spetterà poi al commissario straordinario decidere se procedere o aspettare che siano gli organi eletti (sindaco e Consiglio) a farlo, sempre ricordando che la Corte dei conti potrà sanzionare o intervenire a gamba tesa in caso di “amnesie” o di dissimulazione di dissesto.
Quanto sta accadendo a Palazzo dei Leoni ricorda quanto accaduto alla vigilia delle elezioni del 2013 a Palazzo Zanca quando il commissario Croce incontrò i candidati sindaco evidenziando come non vi fosse alcuna alternativa alla dichiarazione di dissesto. Se fosse stato ascoltato o se lo avesse dichiarato lo stesso Croce, adesso il Comune di Messina sarebbe già fuori dal dissesto, invece fingiamo di non voler vedere. In fondo Romano, con un gesto che è politico (ma non partitico), non fa altro dire ai “posteri”: il dissesto è nei fatti, assumetevi la responsabilità delle vostre scelte future. Probabilmente, se fosse stato ancora commissario straordinario avrebbe provveduto all’avvio dell’iter ed ha “forzato” la mano con l’atto d’indirizzo per mettere di fronte ad una situazione gravissima chi in un anno dall’insediamento sembra non aver compreso bene come stanno le cose.
Chi, a margine della conferenza stampa, ha voluto ribadire le responsabilità della politica, sia nazionale che regionale, è stato il CSA. Se infatti il Parlamento non ha battuto ciglio di fronte al prelievo forzoso, la Regione Sicilia non ha mai stanziato quei 70 milioni di euro l’anno che lo Stato ha erogato per destinarli alle ex Province, né Crocetta ha mai pensato, in quanto governatore di una Regione a Statuto speciale d’impugnare il prelievo forzoso. L’ha fatto il CSA e si è in attesa della decisione della Corte Costituzionale. Nel frattempo le ex province ed in particolare le Città Metropolitane come Messina stanno morendo. Ad affondarle non sono stati i costi della vecchia politica o di gestioni dissennate, ma i tagli ed i prelievi di un governo che sta letteralmente uccidendo gli Enti locali (come ben sanno i sindaci di tutta Italia).
Rosaria Brancato