Ex Province, il governo impugna il ritorno dell’elezione diretta. E’ caos

Anche sulla riforma delle ex Province è caos. Dopo 4 anni di balletti indecorosi la riforma Crocetta-Giletti, annunciata in diretta Rai nel marzo 2013 era stata bocciata dall’Ars l’11 agosto, con il ripristino dell’elezione diretta dei vertici di Città Metropolitane e Liberi Consorzi.

La legge approvata dall’Assemblea per la verità evita che a decidere chi governa la Città Metropolitana e i Liberi Consorzi tra Comuni siano i partiti e le logiche di potere tra ristretti big riaffidando invece ai cittadini il compito di scegliersi chi va a rappresentarli (seguendo anche l’indicazione emersa dal referendum del 4 dicembre 2016, sonoramente bocciato dagli elettori). La norma di agosto peraltro eliminava i gettoni di presenza per i consiglieri eletti e manteneva l’indennità solo per il sindaco metropolitano.

Ma il Consiglio dei ministri, così come prevede lo Statuto siciliano, ha impugnato la legge dell’11 agosto sulla quale dovrà adesso esprimersi la Corte Costituzionale.

Il problema è cosa accadrà adesso dal momento che stando alla legge i sindaci metropolitani sono decaduti e i rinnovi dei Consigli si sarebbero dovuti regolarmente tenere nel 2018, Crocetta aveva già i nomi dei 3 commissari, ma l’impugnativa causa ulteriore confusione. In teoria l’impugnativa non incide sulla situazione attuale e Crocetta potrebbe procedere in attesa che la Corte Costituzionale si esprima.

L’Ars del resto ha chiuso battenti e si dovrà aspettare il dopo 5 novembre per capire cosa intenderà fare la nuova Assemblea in merito.

L’enigma non è comunque di facile soluzione e con ogni probabilità se una domenica di primavera del 2013 Crocetta avesse scelto la strada del silenzio piuttosto che annunciare a L’Arena una riforma che si è trasformata in un disastro, adesso racconteremmo un’altra storia…..

La decisione del Consiglio dei ministri rimette ordine, anteponendo, come è giusto che sia, le istituzioni ai fini non nobili che in maniera trasversale, dal centrodestra al Movimento 5 stelle, ma anche con pezzi del centrosinistra, si volevano perseguire- commenta il presidente dell’Ars Ardizzone che si è espresso in maniera contraria al ripristino dell’elezione diretta- Quello messo in piedi era un evidente obbrobrio giuridico che avrebbe definitivamente pregiudicato gli interessi della collettività piegandoli alla semplice governance. Un atto di un trasversalismo unico al quale mi sono volutamente sottratto perché le istituzioni vengono prima. Tiriamo, comunque, un sospiro di sollievo perché nonostante tutto rimangono le tre Città metropolitane, grazie al cui riconoscimento sono stati sottoscritti i Patti per il Sud”.

"L'impugnativa innanzi alla Corte Costituzionale da parte del Consiglio dei Ministri conferma in modo definitivo che in questi anni abbiamo assistito ad una produzione legislativa regionale che ha creato un vero e proprio caos normativo, provocando gravissimi disservizi ai cittadini e mortificando il ruolo fondamentale degli Enti Locali a diversi livelli- ha commentato Leoluca Orlando, sindaco metropolitano di Palermo- Una legislazione, al limite degli abusi, che ha mortificato gli stessi principi dell'Autonomia regionale e che ha determinato quello che abbiamo da sempre definito come lo "stato di calamità istituzionale" della Regione Siciliana in questi ultimi anni."

Rosaria Brancato