Ex Province, slittamento del voto e probabile contro-riforma con il ritorno dell’elezione diretta del sindaco metropolitano e del presidente del Libero Consorzio.
L’intesa è stata raggiunta con una maggioranza trasversale, contrari solo i grillini, e nonostante le dichiarazioni di guerra dello stesso Crocetta che per difendere la sua “creatura”, cioè la strampalata riforma delle ex Province contava di mantenere la data del voto fissata al 26 febbraio.
Niente da fare. Complice anche la valanga di NO al referendum del 4 dicembre e che attesta la voglia dei siciliani di non rinunciare al voto là dove ancora è possibile, all’Ars si è fatta strada una doppia idea: rinviare le elezioni dei Consigli Metropolitani ed eliminare l’elezione di secondo livello. L’ipotesi è quindi quella di restituire ai cittadini il suffragio universale che la riforma sostituisce con un’elezione delegata ai partiti ed ai gruppi politici con una sorta di secondo livello e voto ponderato abbastanza complesso.
A fornire l’assist era stato il sindaco metropolitano Leoluca Orlando che ha fatto notare l’inutilità di un voto per la Città Metropolitana di Palermo il 26 febbraio (data fissata ad inizio gennaio da Crocetta) dal momento che in primavera si terranno le amministrative. Il Consiglio Metropolitano di Palermo eletto il 26 febbraio sarebbe infatti rimasto in carica appena 3 mesi……
Da qui la proposta di un rinvio almeno per Palermo. La giunta regionale però non era per nulla intenzionata ad un ennesimo slittamento, soprattutto perché già giungevano spifferi, anche all’interno della maggioranza, di favorevoli al ritorno del suffragio universale per l’elezione del sindaco metropolitano.
“Si vota il 26 febbraio” ha tuonato Crocetta appena la scorsa settimana firmando il provvedimento in giunta.
A fermare gli entusiasmi è stata l’Ars, approvando a larga maggioranza oggi lo slittamento di tutte le elezioni (Consigli Metropolitani e Liberi Consorzi) al 30 luglio.
Un rinvio solo per Palermo, soprattutto con i troppi malumori in Assemblea non era pensabile. In realtà anche l’accordo sulla data non è stato semplice perché c’era chi propendeva per unire l’elezione alle amministrative di giugno, chi per spostarle a ridosso dell’autunno. Il rinvio al 30 luglio lascia il tempo necessario per la riforma della riforma, ovvero il ritorno all’elezione diretta dei vertici delle ex province.
D’accordo quasi tutti i partiti, da Sicilia Futura ad Ncd passando per i centristi e Forza Italia. Nello Musumeci ha ripresentato il disegno di legge che consentirebbe la modifica. In molti concordano sul fatto che ad essere elefantiaca è la Regione e non gli Enti intermedi e che la soluzione non è sovraccaricare un pachiderma ma l’esatto contrario. A conti fatti finora chi ha pagato le conseguenze di una riforma lentissima sono stati i dipendenti ed i cittadini rimasti senza servizi (dal settore dei servizi sociali alla manutenzione delle strade). Probabile quindi che si torni indietro sulla riforma.Quel che è paradossale è che a quasi 4 anni (il compleanno dell’annuncio all’Arena di Giletti da parte di Crocetta dell’abolizione delle province si festeggia a marzo) non si è ancora partorita una normativa definitiva e chiara.
Scontata a questo punto l’ennesima proroga per i commissari.
Per il viceprefetto Filippo Romano, nel frattempo trasformato da commissario straordinario dell’ex provincia in commissario del Consiglio metropolitano, si tratterà dell’ennesima proroga ed a giugno festeggerà i 4 anni a Palazzo dei Leoni, quasi un intero mandato elettorale.
Rosaria Brancato