Diversamente dalle altre Città Metropolitane del Paese quelle siciliane esistono ma soltanto sulla carta. Diversamente dalle Città Metropolitane della Sicilia quella di Messina non solo non esiste ma non ha ancora né la figura del futuro leader, come nel caso di Orlando e Bianco, né una guida per il presente.
Entro il 31 dicembre anche la nostra Città Metropolitana dovrebbe firmare con il governo il “Patto” per il Masterplan ma in questo momento non si sa il chi fa cosa, il chi deve fare cosa e soprattutto l’idea dalla quale iniziare.
Insomma, se in Sicilia le Città Metropolitane sono ormai una figura mitologica a metà tra il farsesco e il tragico, la situazione messinese è sconfortante. Il sindaco di Catania Enzo Bianco ed il sindaco di Palermo Leoluca Orlando hanno da tempo preso le redini delle due Città Metropolitane e sono pronte per il Masterplan, indipendentemente dal giorno in cui da figura mitologica le Città diventeranno reali. A loro interessano i fatti e le risorse per il territorio. A Messina questa figura mitologica non ha né capo né piedi, perché in questi 3 anni di gestazione della riforma tutti hanno agito lasciando accadere le cose, per senso d’inerzia e fatalità.
Il sindaco di Messina Accorinti non ha alcun entusiasmo a diventare metropolitano ed è più appassionato nel parlare di Reggio che di Taormina o Capo d’Orlando, gli altri sindaci, anche se volessero in futuro candidarsi, al momento non hanno le basi giuridiche poiché non ci sono le elezioni perché non c’è la riforma. Il commissario Romano, sebbene sia a Palazzo dei Leoni dal 2013, è un commissario e non un politico. Così nessuno si è preso la briga di guardare al contenuto della Città Metropolitana ma solo alla forma, nessuno ha riunito i sindaci, le forze economiche, sociali, imprenditoriali, per iniziare a riempire di contenuti questa scatola. Non lo hanno fatto neanche i deputati nazionali e regionali, che pure, di fronte al “vulnus” che si ha davanti avrebbero avuto il dovere di avviare quel percorso per non farci trovare impreparati all’appuntamento con la Storia, quella dei prossimi 10 anni. In gioco con il Masterplan ci sono 95 miliardi di euro fino al 2013, destinati alle Regioni del Sud ed alle 7 Città Metropolitane.
La politica ha fallito, ed i 108 sindaci si sono trovati soli.
L’incontro di questa mattina a Palazzo dei Leoni, convocato dal commissario Romano, su sollecitazione dei parlamentari Garofalo e D’Alia, non solo è fin troppo tardivo (la scadenza della firma del patto è il 31 dicembre) ma è anche surreale.
A 20 giorni dalla firma di un Patto che sarà quel treno che porterà alla nostra Città Metropolitana da 1 miliardo a 7 miliardi di euro (dipende dalla nostra bravura) non c’è uno straccio di visione strategica né complessiva né per comprensori, né su chi debba andare a portare a Roma l’IDEA sulla quale fondare la nuova realtà.
I 108 sindaci vogliono essere ascoltati, avere una voce unica, che non parli solo con le corde di un Comune ma che attraversi tutto il territorio.
Tempostretto nei giorni scorsi ha promosso due incontri, uno nella zona jonica, a Giardini Naxos, ed uno nella zona Tirrenica, a Milazzo, e nei prossimi giorni sarà la volta della zona dei Nebrodi. Sugli incontri ci sono articoli nella homepage curati da Carmelo Caspanello e Giovanni Passalacqua. Qui cerchiamo di fare alcune riflessioni.
Due i dati emersi chiaramente: la voglia di partecipare ed essere partecipi per invertire un trend che ha visto la provincia totalmente dimenticata ed emarginata (e non solo in questo processo) e la sete d’informazioni.
I sindaci vogliono essere protagonisti non di una lista della spesa ma di un progetto che riguardi tutti. Nella zona jonica, dove più forti sono state negli anni scorsi le spinte verso un Libero Consorzio o un matrimonio per Catania, i Comuni scontano anni vissuti da “Cenerentola”. Nella zona tirrenica c’è la voglia di far valere quei tesori, piccoli e grandi che hanno costituito e costituiscono tutt’ora la spina dorsale produttiva. Tutti i Comuni, da Casalvecchio a Gallodoro, da Savoca a Furci, nella zona jonica e da Furnari a Villafranca passando per Venetico e Santa Lucia del Mela, nella zona tirrenica, non hanno alcuna intenzione di delegare a scatola chiusa e stare zitti, accettando passivamente che vengano utilizzati progetti presi dai cassetti del passato oppure legati ad una visione limitata, quella del “rattoppo” o dell’inseguire l’emergenza.
L’idea è quella di creare coordinamenti politici rappresentativi dei Comuni delle due zone, jonica e tirrenica. L’obiettivo diventare protagonisti delle scelte e non restare spettatori o comparse. La seconda idea è quella di creare un coordinamento tecnico. I due incontri, molto partecipati e motivati, hanno visto la presenza del professor Michele Limosani, del presidente di Confindustria Alfredo Schipani, del presidente dell’ordine degli architetti Giovanni Lazzari, dei rappresentanti dell’ordine degli ingegneri, di Pino Falzea per la Fondazione architetti, del presidente di Confcommercio Carmelo Picciotto, dei segretari generali Cgil e Cisl Lillo Oceano e Tonino Genovese.
Un altro punto, insieme alla rappresentanza, è quello dei tempi. La scadenza del 31 dicembre è improponibile a meno che non si voglia seguire la logica dei “bottegai”, prendere quel si può adesso, che è poi la logica che ci ha rovinati perché non ha alcun respiro né alcun orgoglio o ambizione.
L’idea è quindi quella di fare rete e CHIEDERE alla deputazione il tempo necessario per avere quella visione che oggi non c’è. Presentarsi con la lista della spesa significa anche farci fregare da Catania e Palermo che volano già da tempo, significa far a figura dei piccoli provinciali che non sanno pensare al domani ed al dopo domani. Chiedere tempo significa invece regalare un futuro alla Città Metropolitana ed ai nostri figli. Significa pretendere che il governo ci dia pari opportunità e pari dignità, significa sapere cosa davvero ha intenzione di fare Renzi sul Ponte (il sì o il no non sono ininfluenti per il futuro complessivo dell’intero territorio).
Oggi potrebbe essere o l’inizio di un nuovo percorso o il continuare nei vecchi errori.
La deputazione regionale e nazionale ha un’occasione per fare qualcosa di concreto e soprattutto per dimostrare il suo PESO SPECIFICO.
Altrimenti è fin troppo facile scaricare tutte le colpe su Accorinti. E per onestà intellettuale, se questo dovesse essere l’ennesimo fallimento, ci sono colpe da distribuire in quota parte. O si vola o si precipita.
Rosaria Brancato