cronaca

Clamoroso a Messina: cade il sequestro da 100 milioni al re delle coop sociali Busacca

MESSINA – Colpo di scena in appello per Giuseppe Busacca, il re delle cooperative sociali finito al centro dell’inchiesta Hera per i suoi rapporti con l’ex consigliere comunale di Milazzo, Santino Napoli.

La Corte d’appello di Messina (presidente Antonino Giacobello) ha dissequestrato tutto quanto era stato sequestrato a Busacca e ai familiari cointestatari di una serie di attività, in particolare i figli Alessandro e Gianluca, l’ex consigliera comunale di Messina Nora Scuderi e Stefano Spinola. I giudici hanno anche revocato la misura della sorveglianza speciale di due anni per Busacca. Alla base del provvedimento che revoca la misura di prevenzione, scrivono i giudici, in sostanza il fatto che nel frattempo tutti i procedimenti penali, citati a suo tempo nel provvedimento di sequestro come ragioni alla base della misura, si sono chiusi con la sostanziale assoluzione di Busacca.

I difensori, gli avvocati Salvatore Silvestro, Pietro Ruggeri, Giovanni Cicala e Nino Favazzo, hanno sostenuto in aula la legittimità dell’acquisizione del patrimonio che secondo l’accusa era frutto di un business sospetto, ed i giudici hanno accolto totalmente l’impostazione difensiva, rigettando soltanto la questione relativa alla legittimità costituzionale, sollevata durante l’udienza. Anche il Procuratore Generale Giovanni Lombardo aveva sollecitato il dissequestro. “Ho sempre confidato nell’esito favorevole della procedura nei confronti del mio cliente avendo sin dall’inizio evidenziato l’insussistenza dei presupposti per i quali ingiustamente fino ad oggi è stato sottoposto alla misura di prevenzione patrimoniale e personale”, commenta l’avvocato Silvestro.

Tutto il patrimonio messo sotto chiave nel 2021, quindi, dovrà tornare ai Busacca. Tra i beni spicca la cooperativa che gestisce il celebre istituto scolastico Sant’Ignazio a Messina e Villa Hera a Milazzo, la residenza al Capo adibita a locale per cerimonie. Ma anche altri immobili di pregio, sigle sociali e cooperative.

L’operazione Hera della Divisione centrale anticrimine della Polizia era scattata a dicembre del 2021 con il sequestro di un patrimonio stimato ai 100 milioni di euro complessivi. Lo scorso anno il Tribunale delle Misure di prevenzione aveva detto sì alla confisca, ora annullata in secondo grado.

Il business sotto i riflettori dell’Anticrimine

L’inchiesta partiva dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sul ruolo di Santino Napoli come gestore del business delle sale ricevimenti e locali da ballo della zona, dove però secondo l’Accusa c’erano gli interessi della famiglia mafiosa di Barcellona e sui rapporti con Busacca. Cadute le accuse contro i protagonisti, scagionati nei vari sequestri, la Corte d’Appello di Messina non ha considerato sufficienti le dichiarazioni “de relato” dei pentiti, non riscontrate dagli accertamenti.

Il re delle coop, da moltissimi anni nel campo della pubblica assistenza e della formazione, titolare di numerose cooperative sociali, agricole e faunistiche (queste ultime nell’area nebroidea), aveva in realtà, secondo gli investigatori, partecipato sin dall’inizio agli investimenti del sodalizio nel settore dell’accoglienza, giovandosi di erogazioni pubbliche.

Dalle coop sociali ai locali

I due avevano costituito una super società di fatto che, era questa l’accusa, nascondeva operazioni di riciclaggio. L’operazione è stata battezzata Hera dal nome della villa utilizzata per le attività di ristorazione.