Tre imprenditori edili ed un commerciante messinesi sono indagati per aver favorito il clan dello scomparso boss di Giostra, Giuseppe Mulè.
I quattro hanno negato di aver pagato il pizzo al clan di Giostra ma, attraverso intercettazione ambientali e telefoniche, i Carabinieri avevano scoperto che avevano subito minacce ed intimidazioni ed avevano versato denaro al boss ed ai suoi affiliati per ottenere protezione. Ora il sostituto della Dda, Fabio D’Anna ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini, con l’ipotesi di reato di favoreggiamento agli imprenditori edili di S.Margherita, i fratelli Nicola e Domenico Pellegrino, a Rosario Buscemi ed al titolare di un panificio di Faro Superiore, Pasquale Agrillo.
I più noti sono senz’altro i fratelli Nicola e Domenico Pellegrino, considerati i re del calcestruzzo messinesi. I due fratelli hanno creato un impero grazie alle forniture di cemento in città ed in provincia quasi in regime di monopolio. Nel luglio 2010 la Dda ha confiscato loro un patrimonio di oltre 50 milioni di euro nell’ambito dell’operazione Lux. Ma prima della loro ascesa erano stati costretti a pagare il pizzo. Nel corso delle indagini dell’operazione “Pilastro”, che fece luce sui particolari dell’ultima latitanza di Giuseppe Mulè e su un vasto giro di estorsioni, i Pellegrino ammisero inizialmente di aver ricevuto richieste estorsive dal clan di Giostra. In quel periodo avevano subito anche il danneggiamento di un camion e di un’auto ma una volta giunti in dibattimento i due fratelli negarono quanto avevano dichiarato in un primo momento.
L’altro imprenditore edile, Rosario Buscemi aveva parzialmente ammesso di aver pagato il pizzo ma anche lui in aula ritrattò le dichiarazioni. Il panettiere Agrillo, sentito sul danneggiamento di alcuni veicoli, negò di aver mai ceduto somme di denaro al clan Mulè.
Nel luglio scorso la seconda sezione penale del Tribunale, nell’operazione Pilastro, ha inflitto sette condanne fra 5 e 25 anni, ai presunti affiliati al clan di Giostra.