Un notissimo avvocato penalista messinese e due psichiatri sono indagati in un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia su una serie di vicende che avrebbero favorito il clan mafioso di Mangialupi fra il 2004 ed il 2011. In particolare la redazione di alcune perizie psichiatriche per favorire la scarcerazione del boss Nino Trovato e del fidato Lillo Campagna.
Il sostituto procuratore Giuseppe Verzera ha inviato cinque avvisi di chiusura delle indagini che hanno raggiunto l’avvocato Francesco Traclò,73 anni, gli psichiatri Marina Martina, 54 anni e Giuseppe Dattola, 56 anni, il boss di Mangialupi Antonino Trovato, 56 anni e Concetto Russo, 57 anni. amministratore giudiziario della Sicilmarket srl, una società riconducibile a Nino Trovato. Le indagini furono avviate dalla Squadra Mobile nel 2011 dopo l’operazione “Murazzo”. In quell’occasione la Mobile sequestrò un arsenale e chili di droga in un casolare di San Filippo Superiore di proprietà di Letterio Campagna che fu arrestato. Determinanti si rivelarono alcuni colloqui intercettati in carcere fra Letterio Campagna ed i suoi familiari. In alcune discussioni l’uomo confidava a moglie e figli che il suo legale, l’avvocato Traclò, gli consigliava di farsi crescere barba e capelli, in previsione di una perizia psichiatrica in cui avrebbe simulato disturbi inesistenti. Il penalista avrebbe inoltre consigliato ad alcuni familiari di Campagna di non recarsi ai colloqui in carcere perché avrebbero potuto essere intercettati e di non fare riferimento nella corrispondenza a fatti illeciti perché le missive sarebbero potute essere acquisite dall’autorità giudiziaria. Le ipotesi di reato contestate all’avvocato Traclò sono di concorso in favoreggiamento personale e tentato favoreggiamento reale con l’aggravante di aver agevolato il clan mafioso di Mangialupi. Gravi anche le accuse mosse agli psichiatri Marina Martina e Giuseppe Dattola. Secondo l’accusa in più occasioni avrebbero realizzato delle perizie in cui dichiaravano le condizioni di salute di Letterio Campagna ed Antonino Trovato incompatibili con la detenzione carceraria, nei centri clinici annessi, ed in alcuni casi anche di stare coscientemente in giudizio e quindi di presenziare alle udienze in tribunale. L’obiettivo sarebbe stato quello di ottenere la scarcerazione dei due padrini dichiarandoli portatori di patologie non compatibili con lo stato di detenzione. I due psichiatri devono rispondere di falso in perizia con l’aggravante di aver agevolato l’associazione di tipo mafioso operante nel rione Mangialupi. Va ricordato, tuttavia, che i due boss sono attualmente detenuti in carcere, Campagna al 41 bis, il regime di carcere duro Ci sono poi le posizioni di . Trovato e Russo che devono rispondere di falso per aver modificato i bilanci della Sicilmarket srl, società riconducibile al boss di Mangialupi, indicando fatti non veri sulla situazione economica della società, esponendo in particolare passività inesistenti. L’obiettivo era quello di sottrarre la società al sequestro di beni operato dalla Squadra Mobile. Per questo filone l’avvocato Traclò deve rispondere di tentato favoreggiamento reale. Sarebbe stato il penalista, secondo l’accusa, a mediare fra Nino Trovato e due fratelli, imprenditori nel settore delle carni. Il boss chiese loro di dichiarare falsamente agli investigatori che un prestito fatto a Trovato non era stato restituito e che erano creditori della Sicilmarket per forniture di carne. Tutto ciò allo scopo di simulare una situazione finanziaria e patrimoniale dell’azienda meno fiorente di quella reale e poter sostenere che l’impresa non costituiva prodotto o profitto di attività delittuose. La DDA aveva chiesto al gip per gli indagati l’emissione di ordini di custodia cautelare ma la richiesta è stata rigettata.