"Il classico è tale perchè ha sempre qualcosa da dire" , ha scritto Umberto Eco. Riflettendo sul grande significato della frase, non si può fare altro se non dare ragione all'autore de "Il nome della rosa". Il genere nato dallo straordinario estro creativo latino e greco, è d'esempio anche per i nostri tempi, così tecnologi ed abituati più alle tastiere che alla penna; il modello ellenico o quello romano hanno lasciato ai letterati, filosofi, scienziati, medici, ecc. dei nostri tempi un'influenza che ricopre le loro conoscenze quasi totalmente. Anche e soprattutto il teatro è stato completato improntato sullo stampo greco.
Eschilo, Euripide e Sofocle hanno regalato al patrimonio artistico opere tragiche che, tutt'ora, sono esempio per i drammaturghi. Ogni anno, presso il teatro greco di Siracusa, vanno ancora in scena le tragedie e le commedie degli autori dell'Ellade, tanto è forte l'attrazione che nei nostri tempi si avverte tra il pubblico verso il classico. In questa edizione andranno in scena la commedia di Aristofane, "Le Vespe" , "Agamennone" e "Coefore" di Eschilo.
L'AICC, l'Associazione Italiana di Cultura Classica, volendo promuovere gli eventi, ha sviluppato il consueto percorso di presentazione per le 3 opere: giovedì 8 Maggio, alle ore 17:00 presso il Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni, la professoressa Irene Cavallari, supportata dal collega Daniele Macris, coordinatore del'incontro, ha tracciato un'introduzione per "Agamennone" (che andrà in scena il 27 Maggio), svolgendo un'attenta ed interessante analisi dell'opera stessa.
La Cavallari ha cominciato descrivendo un "profilo attuale" della tragedia, inserendo il significato all'interno dell'epoca moderna, riuscendo ad incastrare i vari pezzi. In seguito, collegando ogni aspetto dell'intervento ( eseguito a braccio, con l'unico ausilio del testo originale, e con un risultato eccellente ) , la professoressa ha inquadrato l'atteggiamento come il carattere dei personaggi: Agamennone, il padre che pur di avere il favore degli deì per la propria guerra, ha sacrificato la propria figlia Ifigenia, Clitennestra, moglie del re di Argo, che progetta la vendetta insieme all'amante Egisto. La Cavallari ha poi stilato una relazione sull'intera Orestea, il ciclo completo della saga degli Atridi ( "Agamennone" , "Coefore" ed "Eumenidi" ) , analizzando gli altri personaggi della storia, soffermandosi ovviamente sui protagonisti, i fratelli Elettra ed Oreste. Elettra, la figlia che pur di vendicare l'uomo che l'ha generata è pronta ad aiutare il fratello ad uccidere la donna che l'ha partorita. Oreste, invece, è l'eroe che riporta la giustizia all'interno del Palazzo, uccidendo prima Egisto, "il parassita" che nella casa ha preso il posto del padre, e poi la madre, colpevole assoluta, nonostante questa, fino all'ultimo secondo di vita, cerchi di sviare il figlio dal compiere lo scellerato atto. Un pomeriggio interessante che ha sicuramente coinvolto gli spettatori che, incantati dagli argomenti, sono riusciti ad essere come magicamente riportati alle Grandi Dionisie del 458 a.C. ( occasione in cui l'Orestea venne premiata) , avvertendo come fortemente attuale il messaggio lanciato dall'opera stessa.
Claudio Panebianco