Lo aveva chiesto a gran voce il consiglio comunale, nel novembre 2010 (LEGGI QUI). E diversi mesi dopo è arrivato lo “Studio di pericolosità e di rischio nella vallata del Torrente Trapani, ad ovest del viale Regina Margherita, con riferimento alle problematiche geomorfologoche, idrauliche, di suscettibilità all’edificazione e di idoneità delle opere di urbanizzazione primaria e di mobilità urbana”. Studio per il quale il Comune ed il dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli Studi di Messina, diretto dall’ing. Giovanni Falsone, hanno stipulato un accordo nel febbraio scorso (LEGGI QUI). Sotto la lente un’area che negli ultimi anni è stata protagonista di un incremento edilizio che si tocca con mano, che colpisce la vista. E che ha indotto i consiglieri comunali e non solo loro a dire: stop, fermiamoci un attimo, vogliamo capire. Adesso qualche elemento in più per capire c’è e suggerisce che forse un freno al cemento, su quella collina, sarebbe davvero auspicabile.
E’ corposo, 110 pagine tonde tonde, il lavoro prodotto dal team composto dagli ingegneri Giuseppe Tito Aronica, Giovanni Biondi, Ernesto Cascone e Antonino D’Andrea. L’attenzione si è focalizzata su un’area, in particolare, del torrente Trapani, indicata come “sito 1”, che poi è quella più a monte, recentemente caratterizzata dalla costruzione di nuove palazzine. «Le problematiche che lo studio ha evidenziato – si legge – sono correlate sia alla pericolosità geotecnica sismica di base dell’intera area del torrente Trapani sia alle condizioni locali per le quali lo studio ha evidenziato possibili importanti effetti di amplificazione sismica di carattere stratigrafico e topografico». In particolare le caratteristiche del “sito 1” «possono dare luogo ad importanti amplificazioni delle accelerazioni sismiche la cui corretta valutazione richiede una approfondita analisi di risposta sismica locale che tenga conto del comportamento non lineare dei terreni e degli aspetti bi- e tri-dimensionali del problema». I tecnici suggeriscono, anzi, ritengono necessario un «supplemento di indagini per successive più approfondite valutazioni della risposta sismica locale e delle verifiche di stabilità sismica rispetto a potenziali fenomeni di liquefazione e di instabilità dei pendii».
Dal punto di vista idraulico, lo studio si concentra su due “sottobacini”, il cosiddetto “Trapani alto” ed il “Trapani basso”. Nel primo caso «si è riconosciuto un unico punto di criticità idraulica costituito dall’imbocco del collettore nel quale vengono convogliate le acque provenienti dal reticolo idrografico naturale di monte, che costituisce di fatto un restringimento della sezione fluviale naturale con inevitabile formazione di rigurgiti delle correnti idriche in arrivo da monte. L’innalzamento della corrente a tergo dell’imbocco potrebbe quindi causare una tracimazione dei volumi idrici che finirebbero per riversarsi sulla sede stradale della via Torrente Trapani percorrendola ad alta velocità (viste le elevate pendenze) trascinando nel contempo notevoli quantità di materiale solido». Al di là dei calcoli prettamente tecnici, va citato il passaggio in cui si rileva che «le condizioni di sicurezza sono quasi sempre soddisfatte considerando anche il fatto che l’imbocco va in pressione solo per portate corrispondenti a tempi di ritorno duecentennali. Si sono tuttavia evidenziati alcuni particolari elementi di criticità residui da affrontare specificatamente relativamente agli elevati valori della velocità della corrente, le condizioni di cattiva manutenzione dell’alveo naturale ed alle possibili insufficienze idrauliche delle sezioni trasversali dello stesso alveo naturale».
«Nel caso del sottobacino “Trapani basso” – si legge ancora – le criticità idrauliche individuate sono dovute essenzialmente all’incremento dei picchi di piena causato dall’impermeabilizzazione dei versanti per degli interventi edilizi previsti a breve e medio termine o addirittura in corso». Le condizioni di sicurezza ci sarebbero, seppur al limite. «Ma per assurdo – questo è un passaggio chiave – questi risultati potrebbero addirittura rivelarsi poco esplicativi del corretto funzionamento del collettore in quanto è palese la inadeguatezza del sistema complessivo di convogliamento e recapito nel collettore “Trapani basso”. In queste condizioni si potrebbe di fatto avere una situazione per cui i volumi di piena scorrono interamente sulla pavimentazione stradale e, nel contempo, il collettore sottostante è praticamente vuoto convogliando, di fatto, solo la portata che proviene dal sottobacino “Trapani alto”. Volumi idrici cosi cospicui si propagherebbero quindi in forma di una lama d’acqua, anche di rilevante altezza (parecchi centimetri) con caratteristiche di elevate velocità e spinte idrodinamiche. La presenza poi di parti del bacino nelle quali si hanno fenomeni significativi di erosione idrica superficiale aggraverebbe la situazione in quanto i volumi solidi distaccati dal ruscellamento superficiale vengono recapitati direttamente sulla sede stradale dove le correnti idriche li trasporterebbero verso valle causando accumuli localizzati ed intasamenti delle caditoie stradali».
Non un bel quadro: «Il risultato sarebbe quello di creare problemi sia agli insediamenti abitativi a quota strada sia alla circolazione dei veicoli sulla via Torrente Trapani con notevole peggioramento della funzionalità trasportistica della stessa via e con un serio pericolo per l’incolumità degli eventuali passanti». Tra l’altro i volumi idrici non sarebbero equamente distribuiti ma concentrati «in corrispondenza dei collegamenti di superficie tra i siti soggetti ad interventi edilizi e la via Torrente Trapani soprattutto se in questi collegamenti mancano del tutto o sono presenti in maniera insufficiente i manufatti idraulici di collegamento verticale». Gli ingegneri si sono soffermati anche sui carichi trasportistici e dunque sulla mobilità. Dallo studio emerge che «anche per gli scenari futuri di carico urbanistico, la via Torrente Trapani consente il deflusso dei veicoli con livelli di servizio adeguati. Limitate criticità per la mobilità veicolare, comunque emerse nello studio, non sono imputabili alla via Torrente Trapani e caratterizzano anche molti altri nodi della rete viaria urbana cittadina. Negli scenari futuri si può prevedere un certo livello di congestione dell’intersezione con il viale Regina Margherita cui si potrà far fronte, mediante la regolazione semaforica, la gestione della circolazione nell’incrocio e nella rete di pertinenza ed, eventualmente, intervenendo anche sulle caratteristiche del nodo. Di contro, un contributo positivo per la mobilità nell’area potrà scaturire dall’apertura del nuovo svincolo di Giostra».
Ma un nodo c’è anche in questo caso: «Relativamente alla gestione delle emergenze l’area in oggetto presenta una grave criticità nella “funzione accessibilità” che può essere superata con la realizzazione di percorsi alternativi, anche di caratteristiche geometriche non elevate, ma sufficienti a consentire le attività emergenziali».