Nel 1920 il vice ammiraglio Henry Percy Douglas, idrografo della Royal Navy, la Marina militare britannica, ideò la famosa scala, utilizzata per valutare la forza e lo stato del mare. La scala classifica lo stato del mare in base all’altezza significativa dell’onda, ossia la media tra il terzo delle onde più alte. Quindi quando sentiamo parlare di onda significativa di 3,0 metri, significa che la media dell’onda, in quel momento, è di 3,0 metri. Ciò significa che ci potranno essere onde più alte, anche di 5,0 metri.
In realtà esistono due tipi di scale di classificazione, differenti in base allo stato del mare, soprattutto se si tratta di “mare vivo” o “mare morto”. In questo caso la scala Douglas è quella utilizzata per definire la forza del cosiddetto “mare vivo”, ossia quella del moto ondoso creato direttamente dal vento che soffia nell’area dell’osservazione, o nelle sue vicinanze. La scala Douglas è quella più comunemente utilizzata ed è strutturata in 9 gradi che delineano dei range di altezza delle onde, da mare forza 0 (mare calmo) a mare forza 9 (tempestoso), con onda significativa > 14 metri.
Molti fanno l’errore di utilizzare la scala Douglas per classificare le onde del mare morto. Per le caratteristiche di questo tipo di mare la scala Douglas non è idonea per questo tipo di stato di mare. Proprio per questo esiste un’altra scala che va a definire il mare morto, dove il moto ondoso viene creato da zone di burrasca, in questo caso saranno onde lunghe, oppure è il residuo di un vento molto forte che ha smesso di soffiare, che chiameremo onde morte.
In questa scala vengono considerati due parametri: l’altezza e lunghezza dell’onda. L’altezza viene considerata bassa se inferiore a 2 metri, moderata fino a 4 metri, alta se superiore. La lunghezza viene considerata corta se inferiore a 100 metri, media fino a 200 metri, lunga se superiore i 200 metri.
Proprio per questo motivo la cosiddetta scala Douglas non può essere coerente con questo tipo di mare. Ecco perché si usa la scala dello swell. Inoltre va ricordato che taliosservazioni valgonosolo se effettuate in mare aperto, su fondali profondi, lontano da secche o eventuali basso fondali. Questo perché l’altezza dell’onda misurata in prossimità della linea di costa o della spiaggia è sempre 1/3 di quella osservata a largo.
Quando questi parametri non sono misurabili si parla di onda confusa, dove creste e cavi di misura indefinita si scontrano tra loro generando un una serie di oscillazioni irregolari, come del resto accade nello Stretto, lungo la scala di mare che indica il cambio di corrente.