“Mentisci a te stesso, anche con le tue schifose sincerità… Consolati con questo: che nessuno veramente mentisce del tutto. Tentativi di darla a bere, agli altri e a noi stessi!”
Sono le parole dell’Ignota, protagonista assoluta di “Come tu mi vuoi”. Capolavoro della maturità di Luigi Pirandello, arriva al Teatro Vittorio Emanuele, grazie alla regia esperta di Luca De Fusco e all’interpretazione magistrale di Lucia Lavia. Ed è un successo.
La storia dell’Ignota è quella di due donne diverse o, forse, di nessuna di loro; tra menzogne, mezze verità e incertezze.
L’opera di Pirandello prendeva spunto da un reale fatto di cronaca, il caso dello smemorato di Collegno – noto anche come caso Bruneri-Canella – un individuo affetto da amnesia che, trovandosi al manicomio di Collegno, viene identificato sia dalla famiglia Bruneri che da quella Canella.
Due nomi diversi, infatti, ripetendosi incessantemente, aprono la pièce: “Elma”, “Lucia”. Entrambi i nomi sono rivolti all’Ignota. Tra il primo e il secondo tempo incontriamo una stessa figura, ma due personalità diverse. A Berlino l’Ignota è Elma, artista di cabaret senza passato, femme fatale che vive con l’amante Salter, ma intesse anche una relazione carnale con la figlia di lui Mop. Quando un uomo di nome Boffi arriva dall’Italia per trovarla, però, ogni cosa cambia. Boffi rivela all’Ignota la sua identità: il suo nome è Lucia o, meglio, Cia, è una donna sparita dieci anni fa dal Veneto, che il marito Bruno – caro amico di Boffi – non ha mai smesso di cercare. Finalmente i due potranno riabbracciarsi, se “Lucia” vorrà tornare a casa. Dopo una forte diffidenza, l’Ignota, stanca della sua vita, decide di cogliere questa opportunità per costruirsi una nuova esistenza. “Voglio? Sì, fuggire da me stessa, voglio non avere più un ricordo di nulla, di nulla, vuotarmi di tutta la vita. Ecco, guardi: corpo. Io non mi sento più, io non mi voglio più, non conosco più nulla e non mi conosco, mi batte il cuore e non lo so, respiro e non lo so, non so più di vivere. Un corpo senza nome in attesa che qualcuno se lo prenda! Ebbene, sì: se mi ricrea lui, se gliela ridà lui un’anima – a questo corpo che è della sua Cia – se lo prenda, se lo prenda, e vi metta dentro i suoi ricordi“.
Considerandosi solo un corpo senza nome, l’Ignota permette a questo uomo di fare di lei, del suo corpo e della sua identità, ciò che vuole: “fammi tu, fammi tu, come tu mi vuoi!”. Ma anche la sua nuova vita si rivelerà non essere come immaginava…
Nella storia di questa donna affascinante e misteriosa, tra il dramma e il giallo, si intrecciano tutti i temi al cuore della poetica pirandelliana, dalla maschera allo sdoppiamento di identità, dalle verità multiple all’ipocrisia sociale. De Fusco (anche direttore del Teatro Stabile di Catania) continua la sua lunga ricerca su Pirandello, eliminando dai suoi personaggi ogni forma caricaturale, per indagare, invece, la profondità della loro caratterizzazione e la loro fragilità umana.
De Fusco porta la vicenda dell’Ignota, nel pieno rispetto del dramma del poeta siciliano (riproponendo, insieme a Gianni Garrera, lo stile e il linguaggio originale della sceneggiatura), all’interno di un teatro cinematografico, tra atmosfere anni ‘40. Sembra impossibile, ma è il merito di una scenografia inedita, che riconferma la collaborazione con la scenografa Marta Crisolini Malatesta e con Gigi Saccomandi, le cui luci diventano ritagli di inquadrature cinematografiche. La scenografia, piena di specchi e con un grande telo su cui vengono proiettate immagini e video, sembra ispirarsi alla galleria degli specchi de La signora di Shangai di Orson Welles, tra i suoi riflessi e le sue ombre.
I primi piani offerti da specchi e proiezioni esemplificano l’esperienza del doppio, danno forma concreta a quella disperata ricerca del proprio sè compiuta dalla protagonista, al suo vedersi senza riconoscersi e diventano metafora di un’identità personale troppo spesso determinata solo dallo sguardo dell’altro. Tutte le proiezioni, di diverso tipo, sia astratte che raffiguranti sguardi e movimenti della protagonista, ci trasportano in un’altra dimensione, tra realtà e illusione. Il telo, quando su di esso non viene proiettato nulla, resta come un sipario trasparente a delimitare la scena, evidenziando la chiusura dei personaggi. Ci offre un’immagine più cupa e meno nitida di ciò che accade: l’effetto è attraente e respingente insieme, il rischio è quello di creare una barriera più marcata tra pubblico e palco, ma il fascino è quello di poter osservare il tutto da vicino e da lontano al tempo stesso, come attraverso il buco di una serratura.
Ogni aspetto della resa scenica fa da amplificatore dell’ammaliante, perverso e disperato fascino dell’Ignota di Lucia Lavia. Lavia sul palco è ipnotica, risulta davvero impossibile – e fisicamente doloroso – distogliere da lei sguardo, come un vortice attrae a sè tutte le attenzioni.
Nell’ambigua e sfuggente realtà raccontata, mutevole e inafferrabile è il personaggio che Lucia Lavia fa vivere sul palco. In un continuo fluire tra parola e movimento, con la sua corporalità raffinata e la sua intensità interpretativa, disegna la complessità di una figura sempre uguale e sempre diversa, ci conduce dentro il terribile gioco di chi “non vuole conoscersi più da tanto tempo”.
La sua Ignota trova indubbiamente il proprio posto in quell’Olimpo costituito dall’Ignota di Marta Abba, musa di Pirandello, e quella di Greta Garbo dell’adattamento cinematografico.
“Come tu mi vuoi”, proprio come la sua protagonista, attrae turbando. La visione dello spettacolo di De Fusco scombussola, muove qualcosa dentro, e questo qualcosa è la forza di nuove domande: chi è davvero l’Ignota? Chi conosce la sua identità? La verità sta unicamente nella follia? Ciò che rappresento per gli altri determina davvero cosa sono?
Tante domande, ma nessuna risposta. Solo una morale: “Essere? Essere è niente! Essere è farsi!”
di Luigi Pirandello
adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco personaggi e interpreti in ordine di apparizione L’ignota: Lucia Lavia
Salter: Francesco Biscione
Mop/demente: Alessandra Pacifico
Boffi: Paride Cicirello
un giovane/dottore: Nicola Costa
un giovane/ Masperi: Alessandro Balletta
Zia Lena: Alessandra Costanzo
Zio Salesio: Bruno Torrisi
Bruno Pieri: Pierluigi Corallo
Ines: Isabella Giacobbe
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta; luci Gigi Saccomandi; musiche Ran Bagno; movimenti coreografici Noa e Rina Wertheim-Vertigo Dance Company; proiezioni Alessandro Papa
regia di Luca De Fusco
produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro della Toscana Teatro Nazionale, Tradizione e Turismo srl – Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro