Un’altra seduta. L’ennesima. Di nuovo tutti schierati, nella speranza di fare chiarezza e capire come andare avanti. Alla fine però di nuovo tutto rinviato di un’altra settimana perché i punti su cui fare luce restano troppi e riuscire a chiudere la discussione sembra un miraggio. La Tari 2015 continua a tenere sotto scacco amministrazione, commissione Bilancio e dipartimenti Ambiente e Tributi. I consiglieri comunali non hanno intenzione di andare avanti su un provvedimento che non convince sotto tanti aspetti, a cominciare dal totale del costo rifiuti che i messinesi dovranno sborsare sottoforma di Tari. Mancano all’appello 741 mila euro di sovraccosti per aver scaricato i rifiuti in discarica fuori orario nei mesi da maggio a luglio, somme che, come ha messo per iscritto il dirigente Domenico Signorelli, devono essere inserite nel Piano Tari 2015, dunque la giunta Accorinti dovrà quasi certamente modificare con un emendamento la proposta di delibera che in queste settimane sta destando tanto clamore.
Continuano però a tenere banco anche quelle somme che Messinambiente spende in più rispetto a quelle riconosciute dal Comune per sostenere i costi della struttura. C’è l’ormai famosa lettera di Ciacci dello scorso 10 luglio in cui l’ex liquidatore scriveva senza mezzi termini che la società ha bisogno di 250 mila euro in più mensili e che non riconoscerli significa far maturare un debito fuori bilancio. «Fin quando le somme messe a disposizione per la commessa saranno inferiori ai costi sostenuti per l'espletamento della stessa, si continuerà a depauperare il patrimonio della societa a danno di tutti i creditori, e con precise responsabilità civili e penali anche nei confronti di questi ultimi», ha scritto Ciacci il 10 luglio e appena pochi giorni fa anche il suo successore Giovanni Calabrò, insieme ai funzionari Lisi e Inferrera, ha confermato questa amara realtà. Il dirigente Signorelli scrive però che «la società non ha mai trasmesso un prospetto con l’analisi dei costi di gestione dei servizi, fatta eccezione per un prospetto acquisito agli inizi del 2014, che si limitava a indicare la voce costo, senza alcuna analisi giustificativa».
In quel documento Messinambiente chiedeva 38.354.222 euro, contro un importo di progetto del Piano industriale-finanziario redatto dall’amministrazione e dall’Ato3 che ammontava a 29.672.341 euro. Una differenza di 8 milioni di euro, di cui 5 solo per maggiori costi legati al personale, che incide al 70% sui sovraccosti sostenuti da Messinambiente. Questa la fotografia scattata dal dirigente Signorelli che non esita a parlare di «eccesso di personale rispetto alle reali necessità di servizio ed inquadramento di buona parte dello stesso nelle categorie medio-alte».
Anche durante la commissione presieduta da Carlo Abbate, il dirigente Lisi ha ribadito che per ovviare a questo deficit l’unica soluzione sarebbe il licenziamento di almeno 80 lavoratori, un’ipotesi che naturalmente si conta di non dover prendere in considerazione.
I consiglieri a questo punto vogliono capire se questi balletti di cifre produrranno un debito fuori bilancio che poi ricadrebbe esclusivamente sul bilancio di Palazzo Zanca, chiedono perché l’amministrazione non decide di riconoscere queste somme e di inserirle nel costo totale dei rifiuti, richiesta avanzata in aula in particolare dalla consigliera Nina Lo Presti.
Durissimo l’intervento di Giuseppe Santalco che ha messo nel mirino l’assessore Daniele Ialacqua: “In due anni non ha fatto nessun passo in avanti rispetto a quellicheceranoprima. Se Messinambiente ha queste mancanze come le ha coperte? Dove sono i bilanci? L’assessore dovrebbe avere il buon senso di assumersi le sue responsabilità”. Una situazione ormai insostenibile, coma ha sottolineato Nino Carreri che ha ancora una volta messo l’accento su una delle tante anomalie riscontrate nella gestione rifiuti taragata Accorinti: “E’ assurdo scoprire solo ora che Messina ha scaricato a Motta S. Anastasia senza un contratto con la discarica per ben 8 mesi”.
Piccata la risposta di Ialacqua che ha tuonato contro Santalco: “Trovo scandaloso che si cerchino continuamente le mie dimissioni facendo la storia della gestione rifiuti limitandosi agli ultimi due anni. Quando siamo arrivati Messinambiente aveva 60 milioni di euro di debito e tra il 2005 e il 2007 aveva assunto 115 lavoratori, proprio quelli che oggi sembrerebbero essere in esubero”.
Alla fine però il cerchio non si è chiuso. E si dovrà tornare a parlare di Tari e di costi la prossima settimana. Il 30 settembre è sempre più vicino e si fa sempre più concreta la solita corsa contro il tempo che alla fine scandirà l’approvazione della Tari.
Francesca Stornante